Al giorno d’oggi non basta creare un prodotto convincente per avere successo, le variabili in gioco sono tante e non starò qui ad elencarle tutte, ma una cosa è chiara: non è il singolo prodotto che fa la differenza, conta l’insieme. Nel mondo della tecnologia questo insieme si chiama ecosistema e tutti, compreso Oppo, sono impegnati più che mai nella creazione di un “cerchio magico” che possa attrarre a sé nuovi adepti.
Per arrivare all’obiettivo ci vuole del tempo, ci vogliono buone idee ed un percorso chiaro che porti dei reali vantaggi per chi sceglie quella determinata strada. Sembrerà scontato citare Apple che, proprio su questo punto, ha fatto scuola negli ultimi decenni ed è riuscita dove altri invece faticano di più; ma la casa di Cupertino non è certo l’unica, la sfida è infatti aperta ed altri hanno già creato ecosistemi più o meno grandi e funzionali.
Oppo deve certamente lavorare per arrivare alla meta, tuttavia la casa cinese è tra le più attive del panorama tech odierno ed è anche una delle poche ad avere “le spalle abbastanza larghe” per permettersi simili ambizioni. Qualcosa si muove, anzi, ben più di qualcosa viste le recenti evoluzioni che ci hanno fatto anche un po’ sognare un futuro (forse) non troppo lontano.
Ma prima di lanciarci in desideri impossibili – mi riferisco al meraviglioso prototipo Oppo X 2021 – è giusto fare un passo indietro e parlare del presente, focalizzandoci su i due comparti principali che possiamo già toccare con mano: il mobile e gli indossabili. In questo articolo vi racconterò la mia esperienza diretta dopo aver utilizzato per oltre due mesi tre dei loro principali dispositivi, un assaggio di quell’ecosistema che, almeno in Europa, non è certo completo.
SOMMARIO
OPPO WATCH
Parto da lui, dall’orologio, perché si tratta della primissima generazione; un salto in avanti ben assestato con un indossabile dai numerosi punti forti, tra questi: è un vero smartwatch con Android Wear, vanta un intero mondo di applicazioni e funzioni, un sistema aperto che non pone particolari limiti nel suo sviluppo anche futuro. Bisogna specificarlo, d’altronde il mercato è pieno di soluzioni che si spacciano per “smart(watch)” e in realtà lo sono meno di quanto sembri.
Per indossare questa variante da 46 mm serve un polso generoso, di certo è consigliabile più agli uomini che alle donne viste le dimensioni generali: display Amoled quadrato da 1,91″ di diagonale assoluto protagonista, 326 ppi e doppia curvatura laterale che lo rende un po’ più armonioso e attuale. Probabilmente uno dei più grandi sul mercato, offre tantissimo spazio per notifiche, lettura dei testi ed interazione, chiaramente nei limiti della categoria.
NOTIFICHE E CHIAMATE
Da sole potrebbero spiegare l’acquisto, visto che il Watch è in grado di fornire tutti gli strumenti necessari per l’interazione diretta ed una fruizione egregia di tali messaggi, poco importa la piattaforma IM (Instant Messaging) in gioco. Vengono mostrate le emoji, le immagini, si possono scorrere i messaggi quando sono numerosi ed è possibile rispondere sfruttando le tre opzioni principali: il microfono, le emoji o il piccolo tastierino (alquanto preciso).
Si può quindi lasciare in pace lo smartphone e fare effettivamente quasi tutto dal proprio polso, con la dovuta pazienza se si pensa a risposte complesse e, magari, ci si vuol affidare al riconoscimento vocale Google (che a volte fa le bizze). Aggiungo che, grazie alla presenza del Play Store, si possono anche installare direttamente sul Watch le applicazioni di messagistica come Telegram, il che significa avere accesso a molte più funzioni rispetto ai semplici messaggi tra le notifiche.
E poi c’è lo speaker che abilita le chiamate e permette di dialogare senza smartphone, naturalmente a volume ridotto vista la potenza dell’altoparlante ma in modo del tutto comprensibile per chi sta dall’altra parte della “cornetta”. Dialer che poi sta anche a portata di un click (sul tasto laterale superiore), il che significa poter chiamare i nostri contatti in men che non si dica.
SPECIFICHE TECNICHE
- Sistema operativo: Wear OS personalizzato dalla ColorOS Watch
- Dimensioni e materiali:
- lega di alluminio serie 6000, posteriore in plastica e ceramica
- cinturino in floruro resistente all’umidità
- Display: AMOLED 3D rettangolare da 1,91″, risoluzione 402 x 476 (326 ppi), schermo/sup. 72,76%
- Processore: Snapdragon Wear 3100 con co-processore Apollo 3
- Sensori: misurazione battito cardiaco, barometro, prossimità, giroscopio, magnetometro.
- Modalità sportive: fitness, trekking, mountain bike, nuoto, allenamento corpo libero
- Resistenza all’acqua: 46 mm fino a 5 ATM
- Batteria: 430mAh (fino a 30 ore di autonomia in modalità intelligente, 21 giorni in modalità risparmio energetico), VOOC Flash Charge
- Memoria: 1GB RAM + 8GB interna
- Connettività: WiFi 2,4GHz, Bluetooth 4.2 LE, GPS, Glonass, NFC
- Colori: 41 mm Black e Pink Gold, 46 mm solo Black
- Altro: supporto Google Pay, Google Assistant, microfono integrato, monitoraggio del sonno e dello stress
AUTONOMIA E RICARICA
Ammetto che la prima settimana non è stata facile, l’Oppo Watch ha infatti bisogno di qualche giorno per assestarsi e garantire una durata decente della batteria. Se doveste quindi vedere andar giù la percentuale fin troppo velocemente nei giorni dopo l’unboxing non disperate, nel giro di una settimana circa il comportamento cambia e in meglio, offrendo una durata di circa 30 ore con singola carica (senza attività sportive e GPS in funzione).
In pratica si completa una giornata ma non è possibile, almeno per il sottoscritto, arrivare a due giorni interi di utilizzo senza dover cercare la sua basetta. Dipende sempre dalle proprie abitudini, dal numero di notifiche e risvegli, ma è evidente che questo enorme display richieda tante energie e il chip Wear 3100 sia funzionale ma anche energivoro. Bisogna poi sottolineare la stupefacente modalità di risparmio energetico che, una volta attivata arrivati a “fondo scala”, permette di tenere lo smartwatch vivo per giorni, seppur con funzioni di solo orologio digitale.
La buona notizia è che si ricarica molto velocemente, servono infatti poco più di 15 minuti per raggiungere il 50% e poco di più per arrivare al completamento. Basetta funzionale e magnetica in entrambi i lati: da un lato permette infatti di agganciare perfettamente il Watch, dall’altro offre la possibilità di attaccarsi alle superfici metalliche con una presa decisa.
LE FUNZIONI CHE MI PIACCIONO (E QUELLE CHE NON MI PIACCIONO)
Il Watch è un buon compagno di vita, mi ha semplificato certe operazioni e l’ho certamente trovato utile nella gestione delle tante notifiche ed email che ricevo quotidianamente. Dare un’occhiata veloce da smartwatch fa per me la differenza e davvero fatico a capire l’entusiasmo per i tanti activity tracker che, ancora oggi, risultano castrati sotto questo e altri profili.
Installare le App è un lusso che ritorna utile, anzi, utilissimo, perché avere Shazam, Spotify, Google Fit, Strava, Pay, Telegram e altro subito a disposizione mi permette di velocizzare certe operazioni. Esistono una moltitudine di software, il mio consiglio è tuttavia di non intasare il proprio smartwatch come si fa invece con lo smartphone, lasciando sul polso le cosa principali e più comuni.
Buono per lo sport, seppur bisogna necessariamente stare attenti al livello di carica ed esser certi di avere almeno il 60-70% per esser sicuri di terminare una sessione con GPS attivo di un paio d’ore. Con il tasto inferiore si accede rapidamente ad alcune attività classiche come corsa, ciclismo e nuoto, ma se si vuol puntare ad altro basta spostarsi su una delle App terze. Io ho utilizzato ad esempio Google Fit per la canoa, con tracciamento dell’attività svolta, progressi e attività cardiaca. E poi c’è tutta la parte legata alla salute e al sonno, con il classico monitoraggio del battito a disposizione e un dettagliato report delle nostre dormite.
Tutto molto bello, soprattutto perché l’interfaccia corre rapidissima e navigare tra le schede è un piacere, peccato solo che sia stato impostato un limite di 5 schede, non si può andare oltre e non capisco sinceramente perché. Avere le schede di certe applicazioni a portata di tap mi farebbe molto comodo. E poi c’è Wear OS, software che non offre di certo un’esperienza a tutto tondo, seppur la piattaforma di Google offra solo uno specchietto e il dettaglio sia affidato all’App ufficiale di Oppo, Hey Tap, piuttosto minimal ma comunque comprensibile.
LO ACQUISTEREI?
Probabilmente si, perché dopo averlo usato in questi mesi ne ho apprezzato i vantaggi e Wear OS – nonostante i diversi limiti – mi apre ad un mare di applicazioni che lo rendono più che funzionale. Quindi due scalini sopra i tanti activity tracker che si sentono smartwatch ed un costo che sta comunque sotto i diretti concorrenti Apple e Samsung: 299€ di listino, qualcosa in meno online se avete la fortuna di trovarlo disponibile. La variante da 41mm è molto più facile da rintracciare e costa anche 50€ in meno circa.
Peccato solo per l’autonomia poco convincente, a nessuno piace l’idea di dover ricaricare qualcos’altro ogni giorno e almeno le 48 ore dovrebbero essere garantite nel 2020; per chi è particolarmente sensibile su questo punto consiglio di guardare altrove.
ENCO X
La sorpresa che non ti aspetti sta tutta qui con le Enco X, cuffie true wireless che Oppo ha lanciato un po’ in sordina nonostante meritino ben più visibilità considerati i presupposti. Sono diversi i modelli a disposizione nella loro line-up ma, fino ad ora, non erano mai stati così ambiziosi e proprio le Enco X rappresentano a mio avviso un chiaro cambio di marcia.
Parole che potrebbero sembrare fin troppo entusiaste, è vero, ma dopo aver provato quasi tutti i modelli consumer più accreditati devo ammettere che sono proprio le Enco X le mie favorite; le considero semplicemente le più complete, funzionali e comode. Vi spiego nel dettaglio il perché e parto dicendovi cosa mi importa di trovare davvero nelle true wireless: devono calzar bene, essere leggere, vantare un audio di buon livello in ingresso e in uscita, avere cancellazione del rumore e controlli precisi. E se vi dicessi che queste hanno praticamente tutto al giusto posto?
QUALITA’ DEL SUONO
La cosa migliore quando si esplora una nuova dimensione è affidarsi a qualcuno che conosce già quel mondo, un partner forte come Dynaudio con cui Oppo ha raggiunto un livello così convincente già dalla prima generazione. Dunque meriti condivisi e architettura interna che prevede design a doppio driver coassiale, ovvero un driver a membrana magnetica bilanciata e un drive dinamico composito a triplo strato posizionati su assi paralleli.
Il risultato del nuovo sistema acustico DBEE (Dynamic Bass Enhanced Engine) 3.0 è ottimo, potente, ricco e ben bilanciato, arricchito da un isolamento eccellente per la categoria quando si attiva la cancellazione del rumore di fondo (ANC fino a -35dB), gestito da un chip dual-core dedicato. Il suono risulta limpido, chiaro e pieno di dettagli, forse anche grazie alla tecnologia di trasmissione LHDC a patto che lo smartphone (o altra fonte) sia compatibile, altrimenti si utilizzano gli standard SBC e AAC.
Ci sono 3 diversi livelli di cancellazione del rumore, da quella massima a quella lieve e “trasparenza”, che attiva i microfoni e permette di ascoltare senza lag tutti i suoni intorno a noi. Modalità ormai molto comune nelle true wireless di fascia un po’ più alta, anche sulle Enco X funziona molto bene e permette di tenerle addosso e dialogare con chi ci sta intorno, oppure fare sport o andare in bici senza esser pericolosamente isolati.
Più che ottimo l’audio in chiamata, con il suono che risulta poco compresso e più chiaro del solito, tanto che in nostro interlocutore potrebbe non accorgersi che stiamo parlando tramite cuffie. Non immaginate chissà quale risultato miracoloso, la categoria impone tutt’ora dei limiti difficili da superare, ma siamo arrivati ad un punto in cui è difficile lamentarsi, almeno con questa soluzione Oppo.
SPECIFICHE TECNICHE
- auricolari: in-ear TWS
- audio:
- driver dinamico 11mm + driver a membrana bilanciata 6mm
- sensibilità altoparlante: 104dB @1kHz
- frequenza di risposta: 20 Hz – 20 kHz
- codec audio: LHDC/AAC/SBC
- cancellazione del rumore: attiva, 4 livelli (incluso modalità Trasparenza)
- Bluetooth: 5.2, finoa 10 metri
- batteria:
- 44mAh auricolari
- 535mAh custodia di ricarica
- autonomia fino a 25 ore con custodia di ricarica e ANC disattivata
- ricarica tramite USB-C, caricatore wireless Qi
- resistenza ad acqua e polvere: IP54
- dimensioni e peso:
- custodia: 66,3x49x21,7mm
- auricolare: 4,8g
- custodia: 42,5g
CONTROLLI PRECISI
L’interazione con le cuffie è fondamentale, tutti o quasi ormai vantano una combinazione di tocchi e swipe che forniscono un discreto grado di libertà d’uso senza che si debba necessariamente passare dallo smartphone, ma c’è modo e modo. Le Enco X sono particolarmente precise in tutte le operazioni principali, quindi i banali tocco/doppio tocco con cui mettere in pausa o iniziare una riproduzione, oppure ancora rispondere o terminare una chiamata.
Fin qui nulla di stupefacente, ma a questi si aggiunge il cambio di modalità per l’ANC tramite una piccola stretta della gamba, l’avvio a scelta dell’assistente virtuale o il passaggio tra due dei dispositivi che più utilizziamo in accoppiata alle cuffie. Mi spiego: a bordo c’è il Bluetooth 5.2 e questo permette la connessione a più dispositivi, ma questa non è automatica, bisogna infatti effettuare il passaggio tramite il comando appena descritto. Se le abbiamo ad esempio accoppiate al nostro smartphone e pc, e stiamo guardando l’ultima serie tv su quest’ultimo (La Regina degli Scacchi?), basterà una doppia pressione per attivare il collegamento con il telefonino e rispondere alla chiamata in ingresso.
E poi c’è il controllo del volume, semplice con swipe verso alto/basso per alzare/abbassare, rapido e soprattutto preciso, più di tanti altri concorrenti.
LE ACQUISTEREI?
Assolutamente si, sono le cuffie true wireless che consiglierei per chi desidera un’esperienza a tutto tondo senza particolari compromessi, seppur un limite l’hanno anche loro ed è localizzato sul software. Come detto i controlli sono tutti affidati alle impostazioni del Bluetooth, con tutte le personalizzazioni e modalità a disposizione, ma non c’è molto altro e sinceramente trovo limitante non avere un’App ufficiale Oppo che possa ampliare un po’ l’esperienza d’uso.
Come per altri marchi, poi, l’animazione delle cuffiette con livello di carica in bella vista è disponibile solo se si associa uno smartphone Oppo. Un piccolo elemento che di certo non basta per definire l’idea di ecosistema e marcare un vantaggio evidente. Sono disponibili da qualche settimana in Italia al costo di circa 180 euro, un prezzo che li colloca certamente in alto ma in linea con la diretta concorrenza che, a mio avviso, lascia senza fatica nelle retrovie.
L’ECOSISTEMA IN FORMAZIONE
Come detto in apertura le ambizioni di Oppo vanno oltre questi e gli altri dispositivi del loro portfolio, l’obiettivo è infatti quello di creare un’esperienza orientata e ben riconoscibile, capace di fare in qualche modo la differenza rispetto ad altri “cinesi” agguerriti. In qualche modo lo sta già facendo e anche bene in casa, dove la disponibilità di software e applicazioni rende il compito più semplice e mirato. Ma in Europa e nel resto del mondo le dinamiche sono ben diverse e per questo servirà un cambio radicale della piattaforma che, magari, passerà attraverso le prossime versioni di Color OS.
Ecco, proprio la loro personalizzazione Android è forse specchio della volontà di emanciparsi uscendo dal guscio asiatico, con le ultime versioni che sono migliorate molto sotto il profilo grafico e funzionale e buone premesse per l’imminente v11. Di recente si è parlato anche delle prime due Oppo TV, dei QLED Quantum Dot da 55 e 65 pollici dedicati al momento alla sola Cina e degli AR Glass 2021, occhiali con minuscoli pannelli OLED da 0,71″ (e Snapdragon 865) capaci di proiettare chi li indossa in un mondo virtuale.
Insomma, tutti piccoli e grandi ingredienti che messi insieme mostrano quali siano le zone d’espansione verso la quale l’azienda vuole andare nel prossimo futuro; d’altronde diversificare è imperativo, per gli affari ma anche per la sopravvivenza in un settore così tanto competitivo.
VIDEO
[embedded content]