Le derive dell’era digitale possono generare timori: per questo ogni anno gli scienziati del MIT approfittano della festa che esorcizza la paura per lanciare qualche inquietante esperimento. Nel 2016 era stata la volta della macchina genera-incubi, e lo scorso anno di Shelley, l’AI che scrive racconti dell’orrore. Il progetto del 2018 sembra tratto da un episodio della serie tv Black Mirror: si chiama BeeMe ed è un gioco sociale altamente immersivo che vuole indagare fino a dove possa spingersi la volontà umana nell’era della comunicazione online.
In balia della Rete. Nella notte di Halloween, fra il 31 ottobre e il 1° novembre, alle 4 del mattino ora italiana, un attore dall’identità anonima rinuncerà per un paio d’ore alla proprio libero arbitrio e si lascerà guidare dagli input ricevuti dagli utenti collegati sul web. L’idea è fare in modo che l’attore sconfigga una fantomatica intelligenza artificiale malvagia – Zookd – accidentalmente finita fuori controllo.
Fai come ti dico! L’intelligenza collettiva formata dai partecipanti al gioco dovrà dare istruzioni al protagonista per portarlo a battere l’avversario, dirigendone le azioni. Lo farà sia scrivendo comandi direttamente sul sito dedicato, sia votando le istruzioni inserite dagli altri con un sistema simile a quello usato sul social network Reddit. Gli “ordini” più votati saranno eseguiti: non a caso il nome del progetto, BeeMe, contiene la parola Bee, ape in inglese, per indicare l’intelligenza collettiva che fa funzionare un alveare.
Limiti invalicabili. La persona coinvolta è un attore professionista, che si presterà fino a un certo punto: gli ordini non potranno minacciare la privacy, l’immagine e la sicurezza dell’attore, che agirà da una località non specificata ed eseguirà gli ordini a patto che non violino la legge. L’esperimento, che sarà trasmesso in diretta su beeme.online, è un gioco distopico che vuole indagare i limiti delle interazioni online e aprire un dibattito – serio, al di là della ricorrenza di Halloween – su privacy, etica, divertimento e interazioni sociali nell’era dell’informazione online.
Obiettivi. Uno dei tweet sull’account ufficiale del progetto cita l’espressione: «Il mezzo è il messaggio» (1964) del filosofo Marshall McLuhan, considerato il profeta dell’era dell’informazione. Ogni nuovo modo di comunicare influenza quello che diciamo, come lo diciamo e, a ritroso, quello che pensiamo. Niccolò Pescetelli, ideatore del gioco, è uno psicologo esperto in intelligenza collettiva: il test dovrebbe anche indagare come la capacità di cooperare per uno scopo porti a progredire in una “missione”.