Chiunque abbia seguito Final Fantasy saprà perfettamente quanto la serie Square Enix non basi la propria identità su una visione monolitica di gameplay, personaggi e storie raccontate: nei decenni la saga si è costantemente reinventata, ha sperimentato e modificato la propria natura, diluendo in tempi più moderni la struttura da gioco di ruolo giapponese, facendola quasi svanire.
Da una parte si tratta di un processo inevitabile, per restare al passo con i tempi e assecondare i gusti di un’utenza sempre più eterogenea, dall’altra questa fluidità rispecchia la varietà di menti e talenti che si sono succeduti dietro le quinte. A diversi anni dall’ultimo capitolo principale e forti del successo del VII Remake, i ragazzi di Square Enix sono pronti a lanciare sul mercato, il prossimo 22 giugno su PlayStation 5 in esclusiva temporale, Final Fantasy XVI.
Un nuovo episodio che abbiamo potuto provare per alcune ore durante un evento di presentazione e che può contare su un team di designer davvero eccezionale. A partire da Naoki Yoshida, a cui si deve l’incredibile rinascita dell’MMO Final Fantasy XIV, ma passando anche da alcuni “nuovi ingressi” come Ryota Suzuki, il responsabile del sistema di combattimento di Devil May Cry 5.
Il risultato è un titolo che non rinuncia ad alcuni tratti tipici della saga, come l’ambizione narrativa, ma con una struttura più lineare e rapida.
UN MONDO IN CONFLITTO
La demo che ci è stata proposta permetteva di passare in rassegna alcuni spezzoni dell’avventura, tra cui il lungo prologo e poi una manciata di sezioni avanzate. Per evitare di cadere in spoiler non entrerò troppo nei dettagli ma, giusto per capire il contesto in cui si svolgono le vicende, sappiate che Final Fantasy XVI è ambientato a Valisthea, un mondo fantasy dove diverse fazioni si contendono il dominio delle risorse e dei territori mettendo in campo i loro eserciti ma soprattutto i Dominanti, combattenti in grado di richiamare al loro fianco gli Eikons, il nome scelto per le evocazioni in questo capitolo della serie.
Protagonista delle vicende è Clive Rosfield, figlio del regnante di uno di questi Paesi in lotta e giovane dotato di incredibili poteri. Lo seguiremo dalla sua gioventù fino all’età adulta, accompagnandone anche i progressi in termini di capacità di combattimento. Oltre non mi spingerei, onestamente, per evitare di rovinare la sorpresa.
La trama di Final Fantasy XVI, bastano pochi minuti di gioco per capirlo, è stata scritta con l’ambizione di tramutarsi in un racconto di ampio respiro, ricchissimo di personaggi, eventi e sfumature. Il risultato è un prologo lungo, di circa un paio d’ore, molto forse troppo ricco di filmati d’intermezzo. Si gioca poco e si guarda molto, all’inizio, ma tutto sommato la scelta è comprensibile considerando che pone le basi per gli eventi successivi e per un ritmo più sostenuto una volta superata quella prima porzione di gioco.
Per il resto – e come al solito – il gioco propone eventi e personaggi inediti uniti a riferimenti continui alla serie sotto forma di nemici noti, ma sempre rivisti in una chiave interessante, e tanti elementi grandi e piccoli che faranno la gioia dei fan senza spiazzare i nuovi arrivati. Molto positiva la presenza, per la prima volta, del doppiaggio in lingua italiana che non può che far piacere e che dimostra il notevole sforzo produttivo per portare il gioco anche dalle nostre parti nel miglior modo possibile. Sempre belle, epiche e coinvolgenti le musiche.
SPAZIO ALL’AZIONE
Forti dell’esperienza fatta con Final Fantasy XV e con il VII Remake, i ragazzi del team di sviluppo hanno scelto di spingere ancora più su un’impostazione da action game che si traduce in una struttura più dinamica che in passato. I combattimenti ci chiedono di controllare Clive, come detto, ma non saremo soli visto che avremo dei compagni gestiti dall’intelligenza artificiale che ci faranno da spalla.
La presenza tra i designer di Ryota Suzuki e la sua esperienza su Devil May Cry e Dragon’s Dogma si nota fin da subito: Final Fantasy XVI si gioca come un action, permette di essere avvicinato imparando una manciata di pulsanti ma presenta anche una profondità fatta di poteri speciali e combinazioni avanzate, oggetti e abilità da equipaggiare per personalizzare il proprio stile di lotta e tanta varietà. Ovviamente non posso dare un giudizio definitivo ma l’impressione è che i combattimenti in tempo reale siano stati studiati in maniera efficace, avvicinabili da tutti ma in grado di dare soddisfazioni anche agli utenti più smaliziati.
La spettacolarità di alcune mosse speciali non incide sulla precisione di una telecamera che segue in maniera precisa Clive, riuscendo a trovare il giusto equilibrio tra la gratificazione di un sistema di controllo e combattimento preciso, e un senso di appagamento per gli occhi. Questo discorso vale per gli scontri più semplici, contro nemici standard, ma anche e soprattutto per i boss che mettono in luce una grande attenzione alla varietà di mosse a loro disposizione e spesso interagiscono con l’arena dove li incontriamo, creando battaglie sempre diverse.
Questa anima da action si riflette anche su una struttura dell’avventura piuttosto lineare: ci si sposta da un punto all’altro e da un livello all’altro attraverso una mappa che mostra tutti i luoghi che abbiamo sbloccato, scegliendo di volta in volta dove andare. Alcune location offrono un certo margine di esplorazione, come gli hub all’interno dei quali migliorare il proprio equipaggiamento, raccogliere le missioni e interagire con i personaggi non giocanti, ma in generale FFXVI è un’avventura studiata per essere vissuta tutta d’un fiato, facendosi trasportare dagli eventi.
Devo dire che si tratta di un’impostazione che ho apprezzato, dà al gioco un tono moderno e un grado di accessibilità in grado di avvicinare un pubblico vasto senza per questo scontentare chi proviene dai capitoli del passato. Per aumentare la varietà, sono state introdotte alcune sessioni che spezzano l’azione principale, come gli scontri tra Eikons che ricordano da vicino gli sparatutto su binari del passato e che, se dosate con moderazione, possono rappresentare un’interessante pausa dalle meccaniche di gameplay principali.
LA DIREZIONE GIUSTA
Final Fantasy XVI è quindi un prodotto ideato per far felice un pubblico vasto ed eterogeneo. Quando si lancia la partita ci viene chiesto se vogliamo giocare la versione standard del titolo oppure quella incentrata sulla storia. In quest’ultimo caso avremo accesso ad alcuni oggetti che, se equipaggiati, semplificano i combattimenti rallentando l’azione o abilitando la schivata automatica, ad esempio.
La volontà è perciò quella di dare modo a tutti di giocare FFXVI dall’inizio alla fine, cucendo l’esperienza sulla propria abilità. Per chi, all’opposto, è in cerca di una sfida più impegnativa, una volta completata l’avventura la prima volta – dovrebbero volerci almeno 35 ore – sarà disponibile un New Game+ capace di rendere più tosti i nemici e le battaglie.
Con l’uscita (e il successo) di Zelda alle spalle da pochi giorni e alcuni titoli di grande importanza, come Diablo IV e Street Fighter VI alle porte, l’estate videoludica sarà molto ricca e la competizione per il tempo – e i soldi – dei giocatori serrata. Da quello che ho potuto vedere, però, Final Fantasy XVI si presenta ai cancelletti di partenza con tutte le caratteristiche giuste per farsi amare dagli utenti vecchi e nuovi, regalare decine di ore di divertimento e lasciare il proprio segno nella gloriosa storia della serie,