Lo scioglimento dei ghiacciai provocato dal riscaldamento globale sta cancellando la storia del clima in essi contenuta. Lo dimostra la carota di ghiaccio estratta nel 2020 dal ghiacciaio di Corbassière sul massiccio del Grand Combin, nelle Alpi svizzere: il processo di scioglimento ha reso questa zona ormai inutilizzabile come archivio climatico, cancellando tutti i dati. La conferma arriva dallo studio pubblicato sulla rivista Nature Geoscience e guidato dall’Istituto svizzero Paul Scherrer, con l’importante contributo dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e dell’Istituto di Scienze Polari del Consiglio Nazionale delle Ricerche. I risultati fanno temere che sia già troppo tardi anche per altri ghiacciai alpini e non solo: sarà necessaria una corsa contro il tempo per estrarre gli ultimi dati utili dove sono ancora intatti.
I ghiacciai hanno un valore inestimabile per la ricerca sul clima: nei loro strati vengono conservate la condizione climatica e la composizione atmosferica delle epoche passate, un po’ come avviene per gli anelli degli alberi e per i sedimenti che si depositano sul fondo degli oceani. Ma il ghiacciaio di Corbassière, da questo punto di vista, non può più fornire informazioni utili. I ricercatori coordinati da Margit Schwikowski hanno messo a confronto una carota di ghiaccio estratta nel 2018 con una estratta nel 2020 e la differenza si è rivelata enorme: una quantità particolarmente grande di acqua dovuta allo scioglimento è penetrata in profondità nel ghiaccio senza poi ricongelarsi, portando via con sé le sostanze contenute e distruggendo quindi l’archivio climatico.
Gli autori dello studio, che vede come prima firma Carla Huber, hanno anche esaminato i dati meteorologici in questo lasso di tempo, alla ricerca di un evento scatenante. Secondo i loro calcoli, però, le temperature registrate sul ghiacciaio sono state elevate, ma in linea con l’andamento climatico generale, senza quindi picchi estremi. “Da ciò concludiamo che non c’è stato un singolo fattore scatenante per questo forte scioglimento, ma che è il risultato di molti anni caldi nel recente passato”, dice Schwikowski. “Sembra che sia stata superata una soglia, e che questo abbia prodotto le conseguenze ora osservate”.
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