Il giorno del debutto per Google Bard, la IA del gigante di Mountain View, non fu esattamente un successo; non fu nemmeno una completa delusione, ma il software non riuscì a impressionare il pubblico, finendo per apparire come meno rifinito di ChatGPT.
Così, Google ha ora deciso di ucciderlo. L’ultimo round di aggiornamenti dei prodotti legati alla IA ha visto infatti il pensionamento di Bard, che viene sostituito da Gemini, una versione che era già stata svelata in anteprima alla fine dello scorso anno.
Certamente Gemini non è qualcosa di completamente diverso da Bard, ma ne è un’evoluzione. Google però ha ritenuto opportuno scindere ogni legame con la prima incarnazione della IA, per sottolineare le nuove potenzialità che ora sono in campo e far dimenticare il lancio non entusiasmante.
Gemini mette a disposizione tre modelli, che Google stessa presenta così:
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– Gemini Ultra è il più grande e potente, ideato per poter svolgere compiti complessi e ottenere risultati accurati e precisi;
– Gemini Pro è applicabile su ampia scala e per numerose attività. Già disponibile su Bard, può essere utilizzato gratuitamente, anche se in modo limitato, in più di 170 Paesi e territori in lingua inglese;
– Gemini Nano nasce invece per poter essere usato su singoli dispositivi ed è stato incorporato nella sua versione base all’interno di Pixel 8 Pro, il telefono di Google.
Secondo Sundar Pichai, CEO di Google, «Ultra 1.0, il modello più grande, è il primo a superare gli esperti umani nel test MMLU (massive multitask language understanding), che utilizza una combinazione di 57 argomenti – tra cui matematica, fisica, storia, legge, medicina ed etica – per testare le conoscenze e le capacità di risoluzioni di problemi».
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Gemini è disponibile in diverse versioni. C’è innanzitutto la versione base che è gratuita (posto di avere un account Google) ma offre capacità limitate nel numero di parametri disponibili e con una lunghezza massima limitata sia per l’input che per l’output.
Il massimo della potenza di Gemini si esprime non nella versione gratuita, ovviamente, ma in Gemini Advanced, che usa il modello Gemini Pro; è parte del piano in abbonamento Google One Premium, che costa 21,99 euro al mese ma offre i primi due mesi in prova gratuita; per essa esiste anche un’applicazione per dispositivi mobili (al momento non disponibile in Italia).
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La presenza di Gemini sullo smartphone consente di applicare le capacità della IA per ottenere un aiuto contestuale a quanto appare a schermo: per esempio si possono chiedere informazioni sull’articolo che si sta leggendo, o si può aggiungere una didascalia a una foto appena scattata dicendo semplicemente a Gemini di farlo.
Dal punto di vista di Google, Gemini, dando prova delle proprie capacità, potrà essere un elemento importante per decidere se sottoscrivere un abbonamento a Google One, servizio che attualmente conta 100 milioni di abbonati. E possiamo star certi che ora la Grande G cercherà di inserire Gemini in tutte le salse.
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