Alla fine di febbraio a Roma c’è stata una protesta a Porta Pia indetta dagli operatori del settore noleggio con conducente (NCC) contro una serie di provvedimenti che il Governo potrebbe introdurre come parte della riforma del settore dei taxi in Italia. Se le bozze dovessero essere approvate, entrerebbero in vigore una serie di novità che andrebbero a penalizzare questa categoria.
Non piace, per esempio, l’obbligo per gli autisti NCC di far passare almeno un’ora tra un cliente e l’altro. Inoltre, arriverebbe l’impossibilità di concordare servizi di trasporto con partenza da un luogo diverso dalla rimessa. Il Governo punterebbe poi ad introdurre il divieto di utilizzare qualsiasi forma di intermediazione, comprese quelle di cooperative e consorzi, per la stipula di contratti di trasporto connessi a uno o più servizi NCC.
Contro il progetto del Governo italiano si schiera anche Dara Khosrowshahi, amministratore delegato di Uber che dice la sua all’interno di un’intervista con il Corriere della Sera.
UN FAVORE AD UN PICCOLO GRUPPO DI TASSISTI
Dara Khosrowshahi va dritto al punto affermando che le novità che il Governo intende introdurre sostanzialmente andrebbero a mettere fuori legge il trasporto a chiamata in Italia. Il tutto, secondo il numero uno di Uber, sarebbe solamente un modo di “proteggere e placare un piccolo ma rumoroso gruppo di tassisti“. Khosrowshahi aggiunge che Uber e i tassisti collaborano da tempo anche in Italia e quindi il tutto è ancora più assurdo.
La scorsa settimana il ministero dei Trasporti ha annunciato l’intenzione di mettere sostanzialmente fuori legge il trasporto a chiamata in Italia, con un decreto che imporrebbe agli Ncc di aspettare un’ora prima di prendere un passeggero, anche se l’autista è a pochi metri. In Europa in media il tempo è di circa cinque minuti. Con questa nuova legge, il tempo obbligatorio di attesa in Italia sarebbe di 60: il 1.100% in più rispetto alle controparti europee. Perché i romani devono aspettare 55 minuti in più rispetto ai parigini o ai madrileni? Non c’è alcuna ragione o logica, è semplicemente un modo di proteggere e placare un piccolo ma rumoroso gruppo di tassisti. Ciò che rende il tutto ancora più assurdo è che Uber e i tassisti collaborano in tutto il mondo, anche in Italia. A livello globale Uber ha aiutato 235 mila tassisti in 33 Paesi a guadagnare oltre 1,6 miliardi di dollari negli ultimi anni. Siamo amici, non nemici.
RISCHIO DI CAOS IN ESTATE
Con l’estate che si avvicina, secondo il numero uno di Uber, queste novità che il Governo intende introdurre porteranno ad un caos ancora più grande rispetto a quello del 2023. Dara Khosrowshahi chiede dunque al Governo se intende rendere più verdi, più facili e più piacevoli le città o lasciare che una piccola minoranza detti la vita di milioni di cittadini.
La cruda realtà è che si tratta di scegliere tra il riparare un sistema di mobilità a pezzi o placare le persone che gridano più forte. Con l’estate alle porte, questa nuova legge rischia di far sembrare il caos che abbiamo visto nel 2023 una passeggiata nel parco. Al governo italiano dico: volete abbracciare il meglio della tecnologia e contribuire a rendere le vostre città più verdi, più facili e più piacevoli? O avete intenzione di lasciare che una piccola minoranza detti la vita di milioni di cittadini? La scelta è semplice: l’Italia è pronta a progredire o vuole rimanere in un cono d’ombra in Europa?
Inoltre, Dara Khosrowshahi aggiunge che se le bozze del decreto dovessero essere approvate, costringerebbero Uber a ridurre la trasparenza dei prezzi dei servizi sulla sua app.
Il cuore dell’esperienza di Uber consiste nel fornire a conducenti e autisti pagamenti semplice e fluidi, comprese le tariffe note in anticipo. Per i consumatori, significa sapere quanto pagheranno prima di richiedere una corsa. Per gli autisti, significa che possono prendere decisioni informate prima di accettare una corsa. Se questo decreto passasse, l’Italia diventerebbe un’anomalia a livello globale: uno dei pochi Paesi al mondo in cui sia i conducenti che i consumatori non vedono il costo della tariffa in anticipo, peggiorando l’esperienza di tutti senza benefici per nessuno.
GLI ITALIANI MERITANO DI PIÙ
Sulla questione è intervenuto anche il Country Manager di Uber in Italia, Lorenzo Pireddu, che a sua volta contesta la nuova legge che potrebbe entrare in vigore tra qualche mese nel nostro Paese.
Rispondendo a un semplice problema – come posso spostarmi dal punto A al punto B in modo facile e immediato? – negli ultimi 15 anni abbiamo cambiato il modo in cui le persone si muovono nelle città di tutto il mondo. Siamo presenti in oltre 15 città italiane perché spostarsi con Uber non deve essere un privilegio di New York, Parigi, Milano o Roma. Dopo le berline nere degli Ncc abbiamo aperto il servizio anche ai taxi, perché non siamo qui per dividere, ma per innovare.
Da italiani ci siamo rassegnati a code infinite e a non trovare una corsa quando ci serve. Il nostro Governo sembra però non voler risolvere la situazione, ma addirittura andare nella direzione opposta a quello che serve ai cittadini. Il tempo di attesa medio per una corsa Uber in Europa è di 5 minuti, ma secondo una nuova legge che potrebbe entrare in vigore tra qualche mese il tempo obbligatorio di attesa per un utente sarà di 60 minuti. Perché a Roma o Milano le persone devono aspettare 55 minuti in più per la corsa rispetto a Parigi o Madrid? Gli italiani meritano di più. Meritano di vivere in città meno trafficate e con maggiori, non minori, opzioni di mobilità. La mia domanda, quindi, è molto semplice: dove vogliamo andare?