Nella precedente recensione delle nuove Nothing Ear vi avevamo anticipato di come l’azienda londinese avesse lanciato anche un nuovo modello, più economico ma probabilmente anche più a fuoco, le Ear (a). In questa recensione vi racconteremo brevemente le differenze tra questi due modelli di auricolari bluetooth TWS e ci focalizzeremo ovviamente anche sui pregi e difetti generali. Per un prezzo di 99€ le Ear (a) rischiano di essere un acquisto molto più sensato delle Ear, costando 50€ in meno ma rinunciando a davvero poco. Anzi, considerando l’autonomia nettamente migliore, sono sicuro che in molti potrebbero preferire questo modello.
Le Ear (a) hanno un nuovo case differente e senza ricarica wireless, rinunciano al codec LHDC ma mantengono quello LDAC, hanno una qualità costruttiva sulla carta peggiore ed infine hanno un sistema di driver tecnicamente peggiore. Si perde anche qualche funzione software rispetto alle Ear, come l’ID Audio personalizzato in base al nostro udito e l’equalizzatore avanzato. Avrà tutto ciò un impatto reale sull’utilizzo di questi auricolari o la miglior autonomia ed un miglior prezzo prevarranno nella scelta finale? Scopriamolo assieme!
INDICE
CASE E DESIGN
La prima e grande novità di questa generazione più economica è il case che cambia totalmente. Meno effetto trasparenza, con praticamente soltanto il coperchietto frontale in plastica trasparente, e più plastica lucida ad un primo sguardo ed al tatto più economica. La batteria interna è pari a 500mAh, identica alla nuova integrata nelle Ear top di gamma. Come anticipatovi in precedenza perdiamo la ricarica wireless a 2.5W ma resta quella via cavo a 12W. Il peso del case è di 40g, piuttosto leggero, e le dimensioni sono pari a 47.6 mm x 63.3 mm x 22.7 mm.
Il case è certificato solamente IPX2 mentre le cuffiette, avendo la stessa scocca delle Ear, rimangono IP54. Il tasto per il pairing ed il led di notifica vengono spostati all’interno del coperchietto in plastica trasparente, scelta saggia poiché vengono protetti da eventuali cadute. Può sembrare un dettaglio da poco ma essendo il tasto abbastanza grande è molto probabile che si possa danneggiare in una eventuale caduta.
COMODITÀ DI UTILIZZO
Il meccanisco a conchiglia col quale apriamo il case ha la stessa ottima sensazione di quello delle Ear. La resistenza è presente ma non eccessiva ed il magnete per tenere chiuso il case è decisamente efficace. Il case entra tranquillamente in una tasca della giacca ma anche quella di un jeans più attillato. Reputo questa forma allungata leggermente più scomoda ma parliamo di dettagli e probabilmente gusto personale.
Estrarre gli auricolari è piuttosto semplice, non essendo annegati nel case ma leggermente in posizione rialzata. Appena estratti e indossati si nota esattamente come la piacevolezza d’uso sia pari alle più costose Ear. Sia quindi su brevi, medie o lunghe sessioni di utilizzo non dovrete praticamente mai aggiustare le cuffiette all’interno del padiglione auricolare. C’è il test in app per trovare i migliori gommini adatti al vostro orecchio, gommini che ovviamente sono inclusi in tre taglie nella confezione di vendita. Gli auricolari hanno un peso pari a 4.9g e dimensioni di 30.9 mm x 21.7 mm x 24.3 mm. Le gesture si effettuano tramite dei pizzichi o squeeze che non vanno ad inficiare la posizione degli auricolari all’interno dell’orecchio.
GESTURE
Essendo le cuffiette bluetooth identiche alle altre Ear e Ear (2) anche come interagiamo con esse non cambia. Manca quindi sempre il controllo e la gestione del volume, un gran peccato perché poteva essere questa funzione relegata alla cuffietta sinistra o destra, lasciando l’altra alla gestione del play/pausa/skip.
Nella App Nothing X non abbiamo la possibilità di scegliere cosa fare con una singola pressione perché questa sarà sempre relegata al play/pausa mentre la doppia, la tripla, la pressione prolungata di 3 secondi o la pressione di 2 secondi con un tap a seguire sono completamente personalizzabili a nostro piacere. Vi ricordo poi che tutte queste impostazioni possono essere cambiate indipendentemente per la cuffietta sinistra e destra.
Per quanto non sia considerata una vera e propria gesture, c’è anche la possibilità di interrompere in automatico il contenuto multimediale quando andiamo a rimuovere una cuffiette dal padiglione auricolare e ovviamente viceversa, ovvero il play automatico quando la andiamo a reinserirle. Per far collegare le cuffiette allo smartphone basta poi soltanto aprire il coperchietto. Rimane ovviamente anche la connessione multi dispositivo.
APPLICAZIONE E SOFTWARE
Ho utilizzato l’app Nothing X con le Ear (2) per un anno intero ed ho potuto apprezzare la sua stabilità ed i tanti aggiornamenti che sono arrivati a migliorare sia l’app sia il software delle Ear (2). Tutto è molto minimale, direi anche essenziale, senza perdersi in menù arzigogolati. Una volta effettuato il pairing abbiamo in prima vista l’immagine delle cuffiette con la percentuale di carica loro e del case con in basso tre pulsanti belli grandi per accedere ai menù di cancellazione del rumore, equalizzatore e le gesture. In alto a destra c’è anche un simbolo dell’ingranaggio per entrare all’interno delle impostazioni generiche dove possiamo andare ad attivare o disattivare funzioni quali il rilevamento auricolare per il play/pausa automatico, la modalità a bassa latenza, l’LDAC e la Dual Connection.
Rispetto alle EAR perdiamo l’ANC personalizzato, come anche l’ID Audio, ed il codec LHDC. Non solo perché per quanto riguarda l’equalizzatore qui abbiamo soltanto la scelta tra i quattro preset base. Come vi avevo raccontato nella precedente recensione, non vedo un gran peccato nella perdita dell’ID Audio poiché, seppur una funzione interessante sulla carta, mi trovavo sempre a limitarla al massimo 30-50% della sua efficacia. Il codec LHDC può essere una perdita per una nicchia di utenza ma l’importante è che sia rimasto il più diffuso LDAC.
AUTONOMIA E MICROFONI
Seppur la batteria sia identica per le Ear e le Ear (a) su queste ultime una ricarica completa garantisce circa 3h in più di utilizzo, arrivando a circa 43h. Il vero passo avanti però si è fatto per quanto riguarda l’autonomia degli auricolari, poiché si possono ottenere tranquillamente anche 7h di utilizzo dove nello stesso scenario le Ear si fermavano a 5h. Con tutti i settaggi al massimo raggiungiamo un consumo minore delle Ear, assestandoci ad un 15/20% orario. Se con le Ear si copre perfettamente un viaggio in treno Roma-Milano, con le Ear(a) potrete avere la sicurezza di avere ancora tanta autonomia residua anche in seguito all’arrivo.
MICROFONI E CHIAMATE
Per quanto riguarda i microfoni invece posso affermare che c’è stata una cura ancora più fine riguardo la loro gestione ed ottimizzazione. Paradossalmente ho notato però come funzionino meglio su queste Ear(a) che sulle Ear, probabilmente il software è ancora da affinare essendo in pratica identici i due modelli per quanto riguarda questo aspetto. La gestione dei rumori di fondo è migliorata, come anche l’ANC che vi racconterò tra poco. I fruscii ora vengono quasi completamente annullati anche oltre i 40km/h. Le Sony WF-1000XM5, costose il triplo , continuano a comportarsi meglio ed offrono una modalità trasparenza decisamente più nitida e cristallina.
QUALITÀ DI ASCOLTO E ANC
Le Ear (a) abbandonano il diaframma in ceramica per uno più canonico in PMI+TPU, sempre su un driver da 11mm. Il bluetooth resta un 5.3 ed il codec massimo supportato è l’LDAC. Al netto di ciò, se utilizziamo un abbonamento generalista come Spotify sarà arduo notare differenze tra le Ear (a) e le Ear, mentre con un Apple Music in qualità Loseless già sarà più percepibile. Queste Ear (a) come le Ear (2) soffrono leggermente di più se messe alla corda come con qualcosa di hyperpop stile hands crushed by a mallet dei 100 Gecs, un caso molto limite. Per il 90% delle persone alle quali questo genere di auricolari bluetooth si rivolgono probabilmente acquistare le Ear (a) o le Ear non fa differenza.
Apprezzo anche qui l’evitare un marketing incentrato sull’audio spaziale, poiché non essenziale e già ottimizzato su molti smartphone con Dolby Atmos o in applicazioni come Apple Music. Insomma, già le Ear (2) si erano difese ottimamente all’interno del confronto degli auricolari TWS del 2023 e questo nuovo modello si conferma uno dei migliori per 150€ di listino.
LA CANCELLAZIONE DEL RUMORE
La cancellazione del rumore è migliorata molto rispetto alla precedente generazione, arrivando ora fino a 45dB, grazie anche ad un nuovo software Smart ANC che gestisce il tutto al meglio. Continuo personalmente a preferire le WF1000XM5, anche grazie ai gommini in poliuretano. Grazie a questo Smart ANC ora si dovrebbe andare ad ottimizzare la cancellazione dei rumori, essendo gli auricolari in grado di controllare le dispersioni di rumore tra il canale uditivo e gli auricolari.
CONCLUSIONI
In conclusione reputo queste Nothing Ear (a) un prodotto decisamente più consigliabile delle Ear. Questo perché al netto di un prezzo decisamente più basso, di un terzo per la precisione, non abbiamo una differenza sostanziale che si evince nella vita reale. Gli aspetti fondamentali di questo genere di auricolari bluetooth personalmente sono tre: autonomia, microfoni e qualità audio. Seppur le Ear hanno una miglior qualità audio, in certi contesti, i microfoni sono identici e l’autonomia è nettamente migliore sulle Ear (a).
Ciò comporta che se preferite una migliore autonomia rispetto ad una qualità di poco migliore avrà sicuramente senso prendere in considerazione queste Ear (a) più economiche. La concorrenza attorno ai 100€ è molta ma la completezza a 360° di queste Nothing, assieme ad un design super curato, le mette sicuramente sul podio. Molto simpatica la nuova colorazione gialla, che espande un po’ i dettami bianco/nero dell’azienda londinese. Se si acquista il Nothing Phone (2a), che abbiamo recensito circa un mese fa, si ha diritto ad uno sconto di circa il 14% sull’acquisto delle Ear (a), portando il prezzo finale a 85€.
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