Nonostante il loro lento miglioramento, le misure adottate negli ultimi anni per ridurre i detriti spaziali in orbita intorno alla Terra non sono ancora sufficienti: il numero di satelliti che, alla fine della loro vita, lasciano le orbite più congestionate è ancora troppo basso, e quelli ancora attivi devono eseguire un numero sempre più elevato di manovre per evitare collisioni. Lo afferma il Rapporto annuale 2024 dell’Agenzia Spaziale Europea sull’ambiente spaziale, che l’Esa pubblica ogni anno a partire dal 2016. Il rapporto sottolinea la necessità di un impegno maggiore da parte di tutti gli attori coinvolti, e l’importanza di evitare di commettere lo stesso errore con l’orbita lunare, ora che il satellite della Terra è al centro delle future missioni spaziali.
Anche il 2023 ha visto un numero mai così elevato di satelliti lanciati intorno alla Terra, più di 2.800, contro gli oltre 2.400 dell’anno precedente. La maggior parte appartengono a grandi costellazioni di comunicazione commerciali, come Starlink di SpaceX. Due terzi di tutti i satelliti attivi, oltre 6mila, si trovano attualmente tra 500 e 600 chilometri di altitudine, una fascia che sta diventando sempre più affollata, dal momento che anche molti di quelli lanciati lo scorso anno si sono diretti verso la stessa orbita.
E aumenta rapidamente anche la quantità di detriti spaziali. Tra gli oggetti tracciati dalle reti di sorveglianza, ci sono circa 26mila detriti di dimensioni superiori a 10 centimetri, ma il numero complessivo di detriti più grandi di 1 centimetro, una dimensione sufficiente a causare gravi danni, supera il milione. Secondo i dati forniti dal rapporto, però, gli attuali sforzi hanno portato ad un notevole aumento di rientri nell’atmosfera sia per i carichi utili (più di 600 contro i quasi 400 del 2022) che per i razzi utilizzati per i lanci (quasi 200, di cui circa la metà in maniera controllata, contro i circa 130 dell’anno precedente).
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