“La fusione nucleare è sicuramente
una soluzione che entrerà in scena sul lungo termine e che, se e
quando ci riusciremo, permetterà di produrre energia
addomesticando sulla Terra la reazione che avviene all’interno
delle stelle.” La suggestiva immagine è stata tratteggiata dal
fisico francese Alain Becoulet presentando il sofisticato
esperimento Iter per la fusione nucleare, una iniziativa
mondiale. Becoulet è intervenuto a un Simposio internazionale su
energia e clima al Centro Internazionale di Fisica Teorica Abdus
Salam – Ictp di Trieste.
“L’obiettivo di Iter è confinare un plasma stabile e riuscire
a produrre un’energia dieci volte maggiore rispetto a quella per
attivarlo e mantenerlo”, ha detto lo scienziato, che ha definito
il progetto “un’impresa immensa, che apre una strada mai
percorsa prima”. L’impianto per Iter è “in costruzione in
Francia, sarà il risultato dell’assemblamento di migliaia di
componenti, prodotte in tutto il mondo, che devono essere
spedite in Francia e assemblate sul sito”. Occorrerà molto tempo
per la fusione: “Ci lavorano da 60 anni e ora finalmente la
fusione sta uscendo dai laboratori di fisica”.
All’incontro è intervenuto anche Stefano Monti, presidente
della European Nuclear Society per il quale “il nucleare può
giocare un ruolo essenziale nella sfida energetica, se usato in
modo complementare alle fonti rinnovabili”, come i “sofisticati ‘Smr’ (small modular reactors) di nuova generazione permettono
di fare”.
Monti ha sottolineato però come “le tendenze
nell’uso dei combustibili fossili siano rimaste essenzialmente
invariate negli ultimi 30 anni” e come “l’urgenza di azzerare le
emissioni da combustibili fossili dovrebbe indurci a
riconsiderare le decisioni che sono state prese da alcuni Paesi
di privarsi del nucleare”.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA