La sonda Bepi Colombo ha acceso i suoi motori del futuro, che nei prossimi sette anni la porteranno verso il pianeta più vicino al Sole, Mercurio. La missione nata dalla collaborazione fra l’Agenzia Spaziale Europea (Esa) e l’agenzia spaziale giapponese Jaxa, ha raggiunto così un’altra tappa cruciale. Il segnale per l’accensione dei motori a propulsione ionica, ossia la propulsione elettrica utilizzata per i veicoli spaziali, è stato inviato dal centro di controllo della missione che si trova in Germania, a Darmstadt, dove le operazioni per l’accensione sono cominciate dalle prime ore della mattinata, ha detto all’ANSA Paolo Ferri, direttore delle operazioni di volo delle missioni dell’Esa. “La propulsione ionica è la propulsione del futuro, soprattutto per le missioni di lunga durata”, ha osservato Ferri.
Nei motori tradizionali a propulsione chimica il carburante viene inviato in una camera di combustione nella quale esplode, generando una spinta che fa partire il razzo. Nel caso della propulsione ionica un gas inerte, lo xeno, viene ionizzato. Vale a dire che il gas perde i suoi elettroni esterni e si carica elettricamente, quindi viene fatto passare attraverso un campo elettrico nel quale le particelle cariche (ioni) vengono accelerate velocemente e poi nuovamente neutralizzate. Quando esce il gas è ad alta velocità e in grado di generare una spinta.
Nel centro di Darmstadt le operazioni di accensione dei motori sono cominciate alle 9,30 del mattino e alle 13,00 sono stati accesi due dei quattro propulsori della sonda (gli altri due sono ridondanti, ossia sono pronti a entrare in azione in caso di eventuali guasti). La spinta è stata data alle 13,41: per dieci minuti è stata al livello minimo, poi è stata gradualmente aumentata fino a 108 millinewton per motore: pari al peso di tre monete da un euro. “E’ una spinta lieve, quella che viene data all’inizio, perché nei motori destinati a restare accesi per lunghi periodi l’accelerazione di accumula”, ha spiegato Ferri. L’operazione di accensione non è finita qui: “E’ un’operazione molto complessa e molto delicata”, ha osservato Ferri, e che dovrà essere controllata costantemente nelle prossime settimane. La spinta verrà interrotta di un giorno la spinta per avere la prima misura dell’accelerazione e, per misure analoghe, sono previste interruzioni settimanali di qualche ora per misurare l’effetto della spinta.
“La fase di spinta durerà fino a metà febbraio – ha detto ancora Ferri – ma, a seconda della direzione della sonda non sempre sarà possibile il contatto radio. In questa prima fase fortunati perché fino al 21 dicembre riusciremo a seguirla quotidianamente”. Non saranno invece possibili contatti dal 22 dicembre al 9 gennaio: “in quel periodo attiveremo un segnale radio 3 volte alla settimana e il bip che arriverà ci dirà che la sonda sarà ancora lì e che non è entrata in modalità di emergenza. I contatti riprenderanno dal 10 gennaio fino a metà febbraio.