
Durante la conferenza Ignite 2025, Microsoft ha annunciato l’introduzione di due nuove funzionalità di ripristino per Windows 11, parte della cosiddetta Windows Resiliency Initiative. L’obiettivo è rendere il sistema operativo capace di recuperare rapidamente da malfunzionamenti anche gravi, come quello causato da Crowdstrike lo scorso anno, riducendo i tempi di fermo sia per gli utenti privati sia per le aziende.
Il primo strumento, Point-in-Time Restore (PITR), consente di riportare il sistema operativo a uno stato precedente considerato stabile. Funziona in modo simile al tradizionale “Ripristino configurazione di sistema”, ma – sostiene Microsoft – con maggiore precisione e rapidità. Gli amministratori IT e gli utenti possono selezionare uno snapshot salvato e ripristinare Windows 11 in pochi minuti, recuperando impostazioni, file di sistema e configurazioni senza dover reinstallare manualmente driver o applicazioni.
Il secondo strumento, Cloud Rebuild, rappresenta una novità più radicale. Permette di ricostruire completamente un PC utilizzando immagini di sistema archiviate nel cloud. In caso di guasto grave o di impossibilità di avviare il dispositivo, l’utente può avviare una reinstallazione completa di Windows 11 direttamente dai server Microsoft, senza bisogno di supporti fisici o di un backup locale. Questo approccio riduce la dipendenza da dispositivi esterni e garantisce un ripristino più veloce e sicuro.
Entrambe le funzionalità sono pensate per integrarsi con altri strumenti già disponibili, come Quick Machine Recovery, introdotto in precedenza per gestire guasti su larga scala. L’idea è creare un ecosistema di strumenti che renda Windows 11 più “auto-riparante”, capace di affrontare incidenti senza richiedere interventi complessi da parte degli utenti.
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Dal punto di vista delle aziende, queste novità possono avere un impatto significativo. I reparti IT potranno ridurre i tempi di inattività dei dipendenti e semplificare la gestione di flotte di dispositivi. La possibilità di avviare un ripristino dal cloud elimina la necessità di predisporre manualmente supporti di installazione e accelera la distribuzione di sistemi funzionanti.
Non mancano però le domande sulla sicurezza e sulla gestione dei dati. L’uso del cloud per ricostruire un sistema operativo implica la trasmissione di informazioni sensibili e richiede garanzie solide sulla protezione dei dati. Microsoft ha dichiarato che i processi saranno cifrati e che gli utenti avranno pieno controllo sulle operazioni, ma resta da verificare come queste misure saranno percepite in contesti aziendali con requisiti stringenti.
In prospettiva, Cloud Rebuild e Point-in-Time Restore potrebbero diventare strumenti centrali per Windows 11, soprattutto in un’epoca in cui la continuità operativa è cruciale. La loro efficacia dipenderà dalla capacità di Microsoft di garantire affidabilità, sicurezza e facilità d’uso, elementi che determineranno l’accettazione da parte di utenti e imprese.
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