Chi soffre di aritmie cardiache e ha un pacemaker per regolarizzare i battiti del suo cuore lo sa bene: le batterie non sono eterne. Mediamente durano 15 anni e ricaricarle o sostituirle non è piacevole. Da tempo si cercano e testano alternative, come il nuovo dispositivo che si ricarica proprio grazie alle pulsazioni del cuore.
I test sono stati condotti sui maiali, perché il cuore dei suini ha dimensioni simili al nostro e questo dispositivo è strutturato in modo da avvolgere il cuore. Il pacemaker ha corretto l’aritmia del maiale e l’energia che raccoglie è sufficiente per stabilizzare anche i battiti di un cuore umano.
Un estremo rimedio. Anche se il meccanismo funziona ed è promettente, per la sua stessa natura non potrà essere utilizzato da tutti quelli che ne avrebbero bisogno. La sua installazione è più complessa di quella di un normale pacemaker a batterie e richiede un’operazione a cuore aperto, decisamente più rischiosa dell’ormai rodata installazione di un pacemaker.
In futuro, per rendere questa tecnologia meno rischiosa, si potrà sperimentare lo stesso meccanismo di ricarica con altri muscoli, oppure, meglio ancora, si riuscirà ad arrivare ai pacemaker biologici, che non hanno bisogno di batterie o ricariche.