L’antica storia di famiglia dei vini francesi ‘sgorga’ dall’analisi del Dna di 28 semi di vite rinvenuti in siti risalenti all’Età del ferro, all’epoca romana e al Medioevo: tra i reperti anche i semi di Savagnin Blanc, che dimostrano come questa particolare qualità di vite sia ancora geneticamente identica a quella coltivata 900 anni fa. A indicarlo è lo studio pubblicato sulla rivista Nature Plants da ricercatori britannici, danesi, francesi, spagnoli e tedeschi coordinati dall’Università di York.
Lo studio ha preso in esame 28 antichi semi di vite trovati in Francia (fonte: L. Bouby, CNRS/ISEM)
Il vitigno Savagnin Blanc (da non confondere con il Sauvignon Blanc) è ancora oggi coltivato nella regione francese dello Jura (dove viene utilizzato per produrre pregiate bottiglie di Vin Jaune) e in alcune zone dell’Europa centrale (dove è noto con il nome di Traminer). Sebbene oggi sia sconosciuto ai più, nei secoli passati doveva godere di grande popolarità: il fatto che si sia mantenuto geneticamente identico per almeno 900 anni suggerisce che il suo vino veniva considerato così speciale da indurre i viticoltori a mantenerlo immutato nonostante gli stravolgimenti della storia e l’introduzione di innovazioni in agricoltura.
Una tale somiglianza genetica con le viti moderne non è invece stata trovata nei semi di epoca romana. E’ emersa però una stretta parentela con due importanti famiglie di viti usate per produrre vino di qualità: la famiglia che comprende il vitigno Syrah (uno dei più diffusi al mondo) e il Mondeuse Blanche (usato per la produzione di vini della Savoia), e la famiglia Pinot-Savagnin (con il Pinot nero considerato il ‘re’ assoluto dei vitigni).