Identificato il gene che potrà aiutare a ‘disarmare’ la mosca mediterranea, uno dei più aggressivi parassiti degli alberi da frutta: decide il sesso maschile e promette in futuro il controllo delle popolazioni di questi insetti dannosi, evitando i pesticidi. Il risultato, che parla italiano, apre la prospettiva di poter ottenere maschi in massa da sterilizzare e introdurre nelle coltivazioni, incapaci di fecondare le femmine. Pubblicata sulla rivista Science, la ricerca si deve al gruppo internazionale coordinato dal genetista Giuseppe Saccone, dell’università Federico II di Napoli.
“Abbiamo identificato il gene ‘maestro’ chiamato MoY localizzato sul cromosoma Y della mosca mediterranea, Ceratitis capitata”, ha detto all’ANSA Saccone. Inoltre, aggiunge, “abbiamo visto che lo stesso gene determina il sesso maschile in altre specie dannose della stessa famiglia, come la mosca dell’olivo e la mosca orientale”.
Per dimostrarne la funzione e la capacità di invertire il sesso degli insetti, sono stati quindi condotti due esperimenti, realizzati da Angela Meccariello durante il suo dottorato in biologia alla Federico II e che ora è all’Imperial College di Londra. Nel primo, grazie alla tecnica del taglia-incolla il Dna, la Crispr, è stato silenziato il gene MoY negli embrioni maschi di mosche e questo ne ha provocato la trasformazione in femmine.
In un secondo esperimento, un frammento di Dna contenente il gene è stato iniettato negli embrioni femmine, trasformandoli in maschi. “Abbiamo dimostrato – spiega Saccone – che si potranno ottenere anche in massa e a comando maschi utili per la tecnica dell’insetto sterile”. Questa tecnica, promossa anche dall’International atomic energy agency e dalla Fao, in alternativa ai pesticidi, prevede l’allevamento di mosche, la separazione e sterilizzazione dei maschi con radiazioni e il loro rilascio nelle coltivazioni per ottenere una riduzione locale del potenziale riproduttivo della specie.
Tuttavia, la tecnica in uso per la mosca mediterranea, conclude l’esperto, “necessita di innovazione per renderla esportabile in altre specie dannose, come la mosca dell’olivo e quella orientale, e la ricerca apre la strada a tecniche alternative per ottenere in massa maschi, evitando di eliminare le femmine ma trasformandole in mosche di sesso maschile, utili dopo sterilizzazione”.