In una mossa senza precedenti, Facebook ha cancellato account della formazione di estrema destra, spiegando che violavano la policy sui discorsi d’odio della piattaforma
Il fronte del palazzo occupato abusivamente da CasaPound nel centro di Roma (foto: Cecilia Fabiano – LaPresse)
Il partito di estrema destra Casapound sembra essere stato appena privato di un potente mezzo di comunicazione. Nel momento in cui scriviamo, decine di account e profili collegabili all’organizzazione e ai suoi dirigenti su Facebook e Instagram non risultano più raggiungibili. Come sottolineato dal leader della formazione politica di estrema destra Gianluca Iannone, sono scomparsi o stanno scomparendo “profili provinciali, regionali, nazionali e quelli ufficiali, sia del movimento che del Blocco studentesco” (la sigla giovanile di Casapound) e quelli legati all’organo di stampa Il Primato Nazionale. Non si segnalano invece ban dei profili presenti su Twitter.
L’oscuramento è una decisione precisa di Facebook, presa a tempo indeterminato. Un portavoce di Menlo Park ha infatti spiegato che “le persone e le organizzazioni che diffondono odio o attaccano gli altri sulla base di chi sono non trovano posto” su queste piattaforme e “gli account che abbiamo rimosso non potranno più essere presenti”.
Sia Iannone che il segretario di Casapound Simone Di Stefano hanno criticato il provvedimento definendolo un abuso di potere da parte di Facebook. Entrambi sono convinti che alla sua base non ci sia una violazione della policy della piattaforma (che proibisce tra l’altro discorsi d’odio) bensì una motivazione politica: sono arrivati a definirlo “uno sputo in faccia alla democrazia”, forse con un senso delle proporzioni opinabile.
Cosa dicono gli altri
Non tutti gli avversari politici di Casapound hanno festeggiato l’oscuramento dei profili collegabili all’organizzazione. Il capogruppo al Senato del Partito democratico Andrea Marcucci e l’ex ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli hanno approvato la decisione di Facebook, ma le reazioni sono state variegate.
L’apologia di fascismo è un reato anche sui #social. Chissà magari ora se ne accorge anche #Salvini. #casaPound
— Andrea Marcucci (@AndreaMarcucci) September 9, 2019
Per la prima volta @facebook e @instagram chiudono decine di pagine e profili di #Casapound. Chi sparge odio e violenza non ha più campo libero sui social network. Adesso andiamo avanti con una normativa complessiva di prevenzione e sanzione dei linguaggi d’odio sul web.
— valeria fedeli (@valeriafedeli) September 9, 2019
Il deputato e Responsabile nazionale delle riforme del Pd, Emauele Fiano invece si è mostrato molto più cauto. “È un fatto molto pesante, non può essere un caso, all’origine del quale devono esserci ragioni gravi. Vogliamo capire”, ha scritto su Facebook.
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