Sin da quando è stata annunciata, Libra, la criptovaluta di Facebook, ha attirato sguardi poco benevoli da parte dell’Unione Europea, che il mese scorso ha iniziato a indagare sulla possibilità che essa violi le norme sulla concorrenza.
Degli Stati europei, in particolare è la Francia a essere la più critica verso Libra. Già durante l’estate aveva chiesto la creazione di uno speciale gruppo all’interno del G7 per studiare l’impatto delle criptovalute sull’economia, e per cercare un modo in cui le banche centrali possano regolamentarle.
Ora è anche più esplicita. Per bocca del proprio ministro dell’economia, Bruno Le Maire, ha fatto sapere che intende bloccare lo sviluppo di Libra in Europa, in quanto comporta dei «rischi per la stabilità finanziaria».
A rivelarlo è il quotidiano Le Figaro, che riporta le parole del ministro: «Voglio dirlo con molta chiarezza: in queste condizioni, non possiamo autorizzare lo sviluppo di libra sul suolo europeo».
Le Maire teme «la privatizzazione di una moneta, detenuta da un solo soggetto con oltre 2 miliardi di utenti sul pianeta». C’è in gioco – ha spiegato – «la sovranità monetaria degli Stati».
Facebook non ha commentato ufficialmente l’uscita del ministro francese ma si sa che, dopo un inizio pieno di entusiasmo, ha preferito procedere con molta più cautela nel proporre Libra: le obiezioni avanzate sia dagli USA sia dalla UE hanno convinto il social network che non è il caso di forzare la mano, in quanto il terreno su cui si sta muovendo è molto delicato e può facilmente portare a reazioni aggressive da parte degli Stati, minacciati in una delle loro più importanti competenze.