Nel mercato TV il marchio LG è ormai indissolubilmente legato alla tecnologia OLED. Il colosso coreano ha avuto il grande merito di portare l’unica soluzione attualmente capace di garantire un’efficienza ottimale a livello produttivo. Il successo riscontrato dai televisori “organici” ha messo in secondo piano quella che potremmo definire “l’altra metà del cielo”. LG dispone infatti anche di una corposa gamma di modelli realizzati con tecnologia LCD.
I prodotti di fascia più elevata, denominati NanoCell, sono stati progettati con lo scopo di rispondere all’evoluzione in atto per gli schermi piatti. LG ritiene che questa sia la via per dare “una seconda vita” ai TV LCD, come abbiamo visto nell’evento “Il Futuro della TV da LCD a 8K“, svoltosi di recente nella sede italiana della compagnia.
Il prodotto che esamineremo nel corso di questa recensione appartiene alla serie SM9000, un NanoCell che si posiziona a ridosso dell’ammiraglia Ultra HD SM9800 e dell’8K SM9900. La dotazione ricalca in gran parte quella degli OLED 2019. Parliamo quindi di pannelli Ultra HD con webOS in versione 4.5, telecomando con puntatore a video, assistenti vocali e HDMI 2.1. I risultati ottenuti tramite i test che abbiamo effettuato ci aiuteranno a capire se la tecnologia LCD ha ancora qualcosa da dire ad oggi e quali sono le soluzioni approntate per reggere la concorrenza degli OLED.
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Caratteristiche tecniche e dotazione
La serie SM9000 è disponibile nei tagli da 49″, 55″, 65″ e 75″. Per il 55″ e il 65″ si parla nello specifico di SM9010. Il modello che abbiamo ricevuto in test è quello da 55″, contrassegnato dall’identificativo 55SM9010PLA. I pannelli utilizzati sono LCD Ultra HD di tipo IPS a 10-bit. La frequenza di aggiornamento è fissata a 100/120 Hz. La retroilluminazione è di tipo Full LED Array con local dimming.
Il design è in linea con i dettami stilistici utilizzati negli ultimi anni da LG. Lo schermo è circondato da un sottile bordo nero e da una cornice laterale con una finitura che richiama il metallo. Lo spessore è superiore rispetto ad altri LCD per via della retroilluminazione Full LED ma è comunque contenuto in circa 6 centimetri. Ad occhio l’ingombro appare più contenuto di quanto non lo sia effettivamente per via della scelta di non spezzare la continuità delle linee. Lo spessore è più ridotto in alto per poi aumentare rapidamente quando si scende verso il fondo. Questa transizione morbida attenua l’impatto sull’ambiente rendendolo meno percepibile.
Il piedistallo ha una forma sottile ed arcuata e riporta la scritta “LG NanoCell” sull’estremità destra. La finitura richiama ancora una volta il metallo anche se, in realtà, si tratta quasi interamente di plastica. Esteticamente l’elemento è dunque sicuramente riuscito anche senza l’utilizzo di materiali più pregiati. A livello di stabilità si può invece muovere qualche critica. La base tende a reagire alle sollecitazioni causando ondeggiamenti dello schermo. Sia chiaro: in nessun caso abbiamo ravvisato reali criticità per l’integrità del televisore. Si tratta però di un aspetto migliorabile che contribuirebbe a conferire una maggiore sensazione di solidità quando si muove il prodotto o si agisce con forza (ad esempio quando si collega un cavo). Complessivamente il design è sicuramente riuscito grazie al sapiente equilibrio tra minimalismo e cura dei dettagli.
Il lato posteriore è realizzato interamente in plastica nera con una finitura leggermente zigrinata. Uno sportellino sul retro della base permette di raccogliere e occultare meglio i cavi. Tutti i connettori sono collocati all’interno di due rientranze, una in prossimità del lato destro (con il TV visto da dietro) e l’altra subito a fianco rivolta verso il retro. Qui sono posti la porta Ethernet, una delle tre porte USB, l’uscita cuffie, l’uscita digitale ottica e le prese per l’antenna satellitare e digitale terrestre. Quando si installa il televisore a parete si deve quindi tenere in considerazione lo spazio da lasciare per i cavi. Riteniamo da tempo che questo tipo di disposizione sarebbe da rivedere. In questo caso il numero di porte è fortunatamente inferiore rispetto ad altri modelli – pensiamo ad esempio all’OLED E9 – ma l’impedimento costituito dalle teste dei cavi, perpendicolari allo schermo, può creare qualche difficoltà.
Nella vaschetta posta lungo il lato trovano invece spazio lo slot CI+, due porte USB e quattro ingressi HDMI 2.1. L’ultima versione di HDMI consente di utilizzare varie funzionalità. La banda passante di 48 Gbps apre la strada a HFR (High Frame Rate) e quindi alla possibilità di visualizzare filmati in Ultra HD con una fluidità di 100/120 fotogrammi al secondo. eARC (enhanced Audio Return Channel), disponibile sull’ingresso HDMI 2, abilita in uscita le tracce audio in formato lossless, come Dolby TrueHD e DTS-HD Master Audio. VRR (Variable Refresh Rate) migliora le prestazioni nei videogiochi grazie alla capacità di visualizzare l’immagine nel momento in cui viene renderizzata dalla GPU, eliminando fenomeni come il “tearing” e lo “stutter” e diminuendo anche l’input lag (il ritardo nella risposta ai comandi). Completa la dotazione l’Auto Low Latency Mode (ALLM), una funzione che seleziona automaticamente la modalità video capace di assicurare la minore latenza possibile durante l’uso di videogiochi.
La sezione audio è affidata ad un sistema a 2.2 canali “down firing” (con emissione verso il basso) con una potenza complessiva di 40 W. Sono supportati i codec AC4, AC3 (Dolby Digital), EAC3, HE-AAC, AAC, MP2, MP3, PCM, DTS, DTS-HD, DTS Express, WMA, apt-X. La potenza dichiarata è pari a 60 W. SM9010 è compatibile con le tracce audio in Dolby Digital, DTS e Dolby Atmos e permette di collegare speaker provvisti di tecnologia WiSA, uno standard nato per veicolare l’audio multi-canale con qualità lossless (senza perdita di qualità) senza fili.
La connettività comprende inoltre Wi-Fi, Bluetooth Low Energy, il supporto a Miracast e AirPlay 2. Il TV è compatibile con HbbTV in versione 2.0.1 ed offre un doppio sintonizzatore DVB-T2 e DVB-S2. L’elaborazione delle immagini e del suono è affidata al processore Alpha 7 di seconda generazione, una versione meno prestante rispetto a quella che troviamo sugli OLED e gli LCD di fascia più alta.
Il processore si occupa di tutta l’elaborazione video ed opera tramite il cosiddetto “deep learning”, solitamente indicato – nel linguaggio più commerciale – con il nome di AI, intelligenza artificiale. A livello di funzionalità non vi sono differenze molto consistenti rispetto ad Alpha 9 e infatti i miglioramenti applicati alle immagini sono di fatto gli stessi. Ritroviamo quindi Optimum Noise Reduction (riduzione del rumore video), Optimum Sharpness Enhancement (miglioramento della nitidezza) e Optimum Detail Improvement (miglioramento del livello di dettaglio).
Come sugli OLED 2019 è stato modificato il filtro “de-countouring“, ora separato dalla “Riduzione rumore MPEG” e denominato “Gradazione cromatica“. Questo tipo di intervento è volto a migliorare la transizione tra le sfumature di colore in modo da renderle più graduali e “morbide”. Le impostazioni disponibili sono “Disattiva”, “Basso”, “Medio” e “Alta”. Si aggiunge poi la funzione Luminosità AI (utilizzabile anche in HDR), progettata per ottimizzare automaticamente la luminosità in relazione della luce presente in ambiente, rilevata grazie all’apposito sensore integrato. Per quanto riguarda l’elevata gamma dinamica, SM9010 supporta i formati HDR10, HLG, Advanced HDR di Technicolor e Dolby Vision. Come su tutti gli altri TV LG non è presente il supporto a HDR10+.
L’elettronica e la cosiddetta AI intervengono anche per migliorare la qualità audio. “Suono AI” può eseguire un upmix dei segnali stereo in ingresso ricreando un effetto a 5.1 canali virtuali. L’elaborazione in tempo reale permette inoltre di migliorare le voci durante la visione di un notiziario, gli effetti sonori nei film e di enfatizzare le alte o basse frequenze quando si ascolta la musica. Tramite il microfono integrato nel telecomando è possibile attivare AI Sound Tuning. Dietro questa dicitura si cela una calibrazione audio capace di compensare l’impatto dell’ambiente. Il microfono serve per individuare l’esatta posizione dell’ascoltatore e per calcolare, di conseguenza, tutte le opportune regolazioni.
Anche sulla serie SM9010 è disponibile anche la calibrazione automatica, una novità introdotta lo scorso anno sui televisori LG in collaborazione con Portrait Display. Il TV utilizza una serie di strumenti hardware e software per ricreare una 3D LUT (Look-Up Table) composta da 17 x 17 x 17 punti (4.913 in totale). La 3D LUT è il sistema con cui, a livello professionale, si corregge la riproduzione dei colori per garantire risultati molto precisi. Sulla gamma 2019 LG e Portrait Display hanno portato due novità. La prima consiste nel generatore di segnale integrato. I NanoCell possono mostrare tutte le schermate necessarie per eseguire una taratura in gamma dinamica standard, HDR10 e Dolby Vision.
La seconda novità consiste nella possibilità di intervenire manualmente sul “tone mapping“, l’elaborazione che adatta la luminosità dei contenuti HDR a quella dei pannelli. Si tratta di una funzione per utenti esperti che permette di memorizzare tre impostazioni personalizzate per ottimizzare la visione in HDR in relazione alla luminosità effettiva del TV e a quella dei contenuti.
La piattaforma Smart TV è webOS in versione 4.5, arricchita dalle recenti aggiunte – arrivate in estate – di AirPlay 2 e HomeKit. Sono inoltre supportati gli assistenti vocali Alexa e Google Assistant, entrambi senza la necessità di ricorrere a speaker esterni per interagire tramite la propria voce. I NanoCell SM9010 sono anche “smart hub” capaci di controllare dispositivi come purificatori d’aria, climatizzatori, luci a LED, speaker multi-room eccetera.
Per il telecomando non vi sono novità. LG ha confermato il Magic Remote, un’unità di controllo che ormai abbiamo imparato a conoscere e ad apprezzare. La disposizione dei tasti ed il design sono sostanzialmente identici rispetto al recente passato, fatta eccezione per alcuni cambiamenti nelle serigrafie dei tasti. Il telecomando dispone di una rotella centrale per scorrere tra i menu e le applicazioni, di un microfono integrato e della possibilità di controllare un puntatore su schermo.
Completa la dotazione la tecnologia TruMotion, sviluppata per gestire le immagini in movimento e provvista di “Motion Pro”, una funzione che abilita il cosiddetto “black frame insertion” (BFI). Questa tecnica consiste nell’aggiunta di fotogrammi neri alle immagini, alternati a quelli presenti nei video. Il BFI riduce la persistenza su schermo dei singoli frame e migliora il livello di dettaglio percepito dall’occhio umano.
Il TV LG 55SM9010PLA viene proposto con un listino di 1.699 euro. In rete si può acquistare a partire da circa 970 euro.
La tecnologia NanoCell
I TV NanoCell utilizzano soluzioni differenti rispetto agli LCD convenzionali. Normalmente i televisori a cristalli liquidi sfruttano LED blu con fosfori gialli e creano una luce bianca. I colori vengono visualizzati grazie ai filtri RGB (rosso, verde e blu) presenti sul pannello frontale. Questa tipologia di prodotti ha però un grosso limite nella fedeltà cromatica. La luce emessa dal TV non è pura. Lo si può verificare facilmente misurando lo spettro emesso dai pannelli, rappresentato nell’immagine posta sopra.
Un LCD convenzionale evidenza un picco alto e stretto per il blu. L’andamento del grafico indica che la luce blu è pura e questo perché i LED utilizzati sono blu. Rosso e verde sono invece bassi e larghi e riproducono una forma che ricorda per certi versi un panettone ed è così che in gergo si chiama questo tipo di comportamento. Cosa significa in parole semplici? Quando un TV tradizionale mostra su schermo il rosso c’è anche una componente verde e viceversa. Questa mancanza di purezza impedisce di ottenere colori con un giusto grado di saturazione negli spazi colore più ampi. Se si deve mostrare un rosso ferrari nel pieno sole d’estate, con un normale LCD a LED non è possibile farlo. Lo stesso vale per un verde molto acceso.
I NanoCell partono sempre da una retroilluminazione a LED blu. La luce attraversa il substrato LCD e viene filtrata al livello del pannello frontale, quello che in gergo prende il nome di “polarizzatore”. Qui sono poste nano-particelle che misurano 1 nanometro. Questi elementi operano andando ad assorbire – e dunque ad eliminare – le lunghezze d’onda indesiderate, quelle che mischiano rosso e verde e li rendono meno puri. In questo modo è possibile incrementare la saturazione dei colori e si possono coprire meglio gli spazi colore più ampi utilizzati, ad esempio, da molti film in HDR.
L’utilizzo combinato dei pannelli IPS e delle nano-particelle, presenti solo nell’ultimo passaggio prima che la luce giunga all’occhio dello spettatore, consente una migliore diffusione della luce e migliora l’angolo di visione. I colori esibiscono la giusta saturazione anche quando lo spettatore non si posiziona perfettamente in asse con il centro dello schermo.
La differenza tra gli LCD NanoCell e quelli dotati di Quantum Dot consiste nella struttura degli schermi e nel tipo di interventi applicati per rendere più pura la luce. Anche i TV con Quantum Dot partono da una retroilluminazione a LED blu. La luce passa poi attraverso il Quantum Dot Enhancement Film (QDEF), un filtro contenente nano-cristalli di varie dimensioni che assorbono la luce blu proveniente dai LED e la ri-emettono per formare i colori rosso e verde. Una parte di blu passa attraverso senza subire modifiche. Si ottiene così una luce bianca più pura che attraversa il substrato LCD e viene infine filtrata al livello del pannello frontale per ogni pixel in modo da creare rosso, verde e blu. Sui TV Quantum Dot abbiamo quindi degli elementi che assorbono la luce, la emettono nuovamente e un doppio intervento svolto dal QDEF e dal filtro frontale. I NanoCell operano invece con un singolo filtro frontale che elimina le impurità presenti nelle componenti rossa e verde.
Le misure e i consigli per regolare la TV
I menu messi a disposizione dai NanoCell SM9010 ricalcano quasi interamente le impostazioni presenti negli OLED della gamma 2019. Non sorprende dunque che le modalità video consigliate siano esattamente le stesse. Per la visione in ambienti oscurati o poco illuminati consigliamo ISF Esperto (Stanza buia) o in alternativa Cinema. Per le stanze molto luminose si deve invece optare per ISF Esperto (Stanza luminosa). In HDR vanno invece utilizzate Cinema per ambienti oscurati e Home Cinema per ambienti luminosi.
Per i test abbiamo utilizzato la nostra consueta attrezzatura composta da un colorimetro SpectraCal C6 HDR2000, un generatore di segnale DVDO TPG, HDFury Integral, HDFury Vertex, HDFury Linker, il misuratore di input lag realizzato da Leo Bodnar e Calman 5.10.1 Ultimate.
La modalità ISF Esperto (Stanza buia) offre regolazioni di base abbastanza accurate. L’andamento sulla scala dei grigi evidenzia un DeltaE (l’errore rispetto al risultato ottimale) medio di 4,08 con picchi di 5,87 sul grigio al 90%. Lo scostamento è quindi visibile ad occhio (la soglia critica è 3) ma mediamente non tanto pronunciato da risultare un vero e proprio limite. Nello specifico abbiamo riscontrato una mancanza di rosso dal 50% in su – seppur non troppo pronunciata – e un eccesso di blu e verde soprattutto sui mezzi toni.
Il gamma è molto lineare ed è stato saggiamente impostato con un valore medio più basso di 2.4. La media si attesta a 2.2 con una flessione non molto significativa sul grigio al 70%. L’aspetto del grafico è dovuto alla necessità di tenere in considerazione il local dimming, che porterebbe lo schermo a spegnersi completamente sul nero e ad attenuare la retroilluminazione più del necessario sulle schermate più scure. Per questo si ricorre a segnali che mantengono costante il livello medio della luminosità su schermo e disegnano la curva presente nelle relative misure. Invitiamo gli utenti a disattivare il risparmio energetico e a regolare manualmente il livello della retroilluminazione. Impostandola a 40 si ottengono circa 140 cd/m2 – nits, quindi per un ambiente poco illuminato consigliamo valori intorno a 35-38.
I colori sono piuttosto fedeli anche senza intervenire manualmente sui controlli. Solo il blu eccede la soglia critica con un DeltaE di 3,18. I valori relativi agli altri colori sono i seguenti:
- DeltaE rosso: 1,06
- DeltaE verde: 0,53
- DeltaE ciano: 1,31
- DeltaE magenta: 1,28
- DeltaE giallo: 1,25
SM9010 copre il 97,1% dello spazio colore Rec.709. La precisione scende invece se si prendono in considerazione le saturazioni intermedie, cioè la fedeltà nel riprodurre i colori al 20%, 40%, 60% e 80%. L’errore massimo è sempre a carico del blu e si attesta poco sotto a DeltaE 4 in corrispondenza della saturazione all’80%. Per tutti gli altri si arriva ad un massimo di circa 3 (giallo, magenta e ciano) per le saturazioni al 20%.
Le opzioni incluse nei NanoCell SM9010 mettono a disposizione tutto ciò che serve, come del resto avviene già da anni sui prodotti LG. Come sugli OLED 2019 troviamo il bilanciamento del bianco che arriva a 22 punti e consente quindi una notevole precisione nelle regolazioni. Non occorre molta fatica per ottenere una precisione esemplare sulla scala dei grigi. Il DeltaE medio scende a 0,13 con una punta massima di 0,29. Trovare imperfezioni ad occhio è quindi assolutamente impossibile. L’eccellente risultato ottenuto si rispecchia anche nell’andamento del gamma, perfettamente lineare e con un valore medio di 2,25. Il valore è inferiore al consueto 2.4 che prendiamo solitamente come riferimento ma è perfetto per questo prodotto. Il motivo, come vedremo a breve, è legato al livello del nero.
Anche i colori migliorano sensibilmente dopo la calibrazione. I valori relativi al DeltaE sono i seguenti:
- DeltaE rosso: 0,37
- DeltaE verde: 0,61
- DeltaE blu: 3,05
- DeltaE ciano: 0,65
- DeltaE magenta: 1,08
- DeltaE giallo: 0,71
Solo il blu rimane leggermente oltre la soglia critica. A trarre il maggior giovamento dalle modifiche apportate sono le saturazioni intermedie. Basta un rapido colpo d’occhio ai grafici per notare la differenza. L’unico colore con errore visibile ad occhio è il blu, che raggiunge un DeltaE massimo di 3,12 all’80%. Tutto il resto si posiziona stabilmente sotto il 2. Il DeltaE medio è 1,12. Le ottime prestazioni trovano riscontro anche nel grafico del color checker, che mostra altri colori oltre a primari e secondari. SM9010 passa da un DeltaE medio di 2,69 con punte di 5,94 a 1,33 con punte di 3,87.
Il livello del nero non è contenuto, un caratteristica del tutto prevedibile dato che parliamo di un pannello IPS. Senza local dimming attivo il nero nativo è 0,22 cd/m2 – nits. Con local dimming attivo abbiamo valori che mutano in relazione alla modalità scelta e alle schermate presenti sul TV. Per ottenere risultati confrontabili abbiamo fatto ricorso a segnali con APL (Average Picture Level) costanti in modo da non consentire il completo spegnimento dei LED:
- APL 10 – local dimming massimo: 0,09 cd/m2 – nits
- APL 10 – local dimming medio: 0,05 cd/m2 – nits
- APL 10 – local dimming basso: 0,07 cd/m2 – nits
- APL 25 – local dimming massimo: 0,14 cd/m2 – nits
- APL 25 – local dimming medio: 0,11 cd/m2 – nits
- APL 25 – local dimming basso: 0,15 cd/m2 – nits
- APL 50 – local dimming massimo: 0,17 cd/m2 – nits
- APL 50 – local dimming medio: 0,18 cd/m2 – nits
- APL 50 – local dimming basso: 0,21 cd/m2 – nits
L’impostazione con LED Local Dimming su “Alta” – il massimo – non ci ha convinti. Il NanoCell tende infatti a scurire eccessivamente nelle schermate più buie e ad aumentare automaticamente la luminosità su quelle più brillanti, tanto che il bianco al 100% risulta fortemente incrementato, ben oltre il livello selezionato tramite la regolazione della retroilluminazione. Nel nostro caso siamo passati da 140 cd/m2 – nits a circa 230. Ecco spiegato perché il livello del nero risulta in alcuni casi superiore rispetto alle impostazioni “Basso” e “Medio“. Quest’ultima è quella che consigliamo per via dell’equilibro che riesce a garantire. Si tratta a nostro avviso del miglior compromesso tra funzionalità e benefici ottenuti.
Passando all’HDR è necessario fare qualche premessa. Per ottenere il massimo picco di luminosità è imprescindibile l’uso del local dimming al livello massimo, come del resto accade su tutti gli LCD. Al fine di ottenere un comportamento il più stabile e lineare possibile, durante le misure, consigliamo di ricorrere a schermate di test con APL 25 costante, come del resto viene indicato anche da Portrait Display nelle guide per la calibrazione dei NanoCell 2019. Si deve inoltre evitare di impostare tempi troppo brevi per le singole misure. Abbiamo infatti verificato che SM9010 richiede qualche istante per ottenere il massimo picco di luminosità. Se i dati vengono presi all’interno di brevi finestre temporali, c’è il rischio che il TV non raggiunga il suo massimo, vanificando di fatto la correttezza di tutte le operazioni eseguite.
La taratura di fabbrica in HDR è tendenzialmente buona. Sulla scala dei grigi c’è un eccesso di blu e una quasi corrispondente mancanza di rosso, entrambi concentrati soprattutto tra il 50% e l’80%. La curva EOTF è invece già molto precisa e non richiederebbe particolari interventi. Se si vuole essere pignoli si può notare una piccola enfasi sulla luminosità intorno al 20%.
Sui colori il comportamento è molto simile all’SDR. I primari e secondari sono fedelmente riprodotti senza particolari scostamenti. Qualcosa si può notare soprattutto sul magenta ma non si tratta di imprecisioni particolarmente rilevanti. La copertura dello spazio colore DCI-P3 è pari al 90,03% xy e 95,59% uv, mentre quella del BT.2020 si attesta al 65,41% xy e al 71,33% uv. Errori più evidenti sono invece presenti se si prendono in considerazione le saturazioni intermedie e altri colori, come riportato dai grafici relativi a color match e color checker.
Il picco di luminosità è buono. Siamo arrivati a circa 1.150 cd/m2 – nits prima della calibrazione e a 1.030 cd/m2 – nits dopo la calibrazione.
I valori di picco misurati con bianco dall’1 al 100% dello schermo sono i seguenti:
- Schermata all’1%: circa 554 cd/m2 – nits
- Schermata al 2%: circa 599 cd/m2 – nits
- Schermata al 5%: circa 1157 cd/m2 – nits
- Schermata al 10%: circa 1158 cd/m2 – nits
- Schermata al 25%: circa 631 cd/m2 – nits
- Schermata al 50%: circa 574 cd/m2 – nits
- Schermata al 75%: circa 541 cd/m2 – nits
- Schermata al 100%: circa 541 cd/m2 – nits
L’intervento del local dimming è evidente sulle immagini molto luminose che coprono porzioni ridotte dello schermo. All’1 e 2% il TV non spinge al massimo probabilmente per evitare di creare criticità dovute alla presenza di piccoli elementi fortemente illuminati immersi nel nero. Il numero di zone non è del resto molto elevato: parliamo di 4 segmenti in verticale e 10 segmenti in orizzontale per un totale di 40 zone. Il numero varia in relazione alla diagonale dello schermo: sappiamo ad esempio che sul 65″ le zone sono 48 (4 x 12).
Il livello del nero misurato in HDR è il seguente:
- Schermata al 10% – local dimming massimo: 0,017 – 0,024 cd/m2 – nits
- APL 10 costante – local dimming massimo: 0,247 cd/m2 – nits
- APL 25 costante – local dimming massimo 0,336 cd/m2 – nits
- APL 50 costante – local dimming massimo 0,437 cd/m2 – nits
Con gli strumenti disponibili si ottiene una calibrazione molto accurata. Sui mezzi toni rimane un leggero eccesso di blu ma si tratta di minuzie. Il bilanciamento del bianco è quindi ottimo così come la precisione nel seguire la curva EOTF, del resto già davvero convincente con le regolazioni di base.
Dopo la taratura la copertura dello spazio colore DCI-P3 sale a 90,12% xy e 95,67% uv, mentre quella del BT.2020 si attesta al 65,48% xy e al 71,43% uv. La misura del volume colore relativo (CIE L*a*b) ha evidenziato una copertura del 132% per il BT.709, dell’88% per il DCI-P3 e del 60% per il BT.2020. Anche le saturazioni intermedie risultano decisamente più convincenti così come le altre componenti cromatiche.
La gestione delle immagini in rapido movimento è affidata al TruMotion, capace di incrementare la risoluzione percepita dalle 300-400 linee fino a circa 1080 linee.
Utilizzando il generatore integrato di segnali test abbiamo eseguito anche la calibrazione in Dolby Vision nella modalità Cinema, quella per ambienti oscurati. Per gli ambienti luminosi è disponibile Home Cinema. Il funzionamento di base è identico a quello che Portrait Display e LG propongono già da qualche tempo. Le ultime versioni del software per PC hanno solo introdotto qualche modifica nei flussi di lavoro. Tutto parte dal bilanciamento del bianco corredato dai grafici relativi a EOTF e luminanza. Le regolazioni si possono effettuare in manuale o sfruttando AutoCAL, la calibrazione automatizzata che opera praticamente come sulla serie C8. Vi rimandiamo quindi alla recensione della serie 2018 per maggiori informazioni.
Quando si completano tutti i passaggi necessari si passa poi a misurare bianco, rosso, verde e blu. I dati ricavati servono per creare un file da salvare su una memoria USB. Si deve quindi collegare la memoria al TV e avviare un contenuto in Dolby Vision di qualunque tipo, da HDMI o streaming. A questo punto il televisore rileva la presenza del file e chiede all’utente se salvare la nuova configurazione per il Dolby Vision nella memoria relativa alla modalità video selezionata. Se nel prodotto è già stata caricata una precedente calibrazione è possibile applicare i nuovi settaggi, ignorare i cambiamenti o tornare alle impostazioni predefinite. Sulla precisione a calibrazione ultimata non occorre dilungarsi: la fedeltà è davvero notevole.
Il software CalMAN mette poi a disposizione un ulteriore strumento per chi vuole cimentarsi in ulteriori affinamenti per quanto riguarda l’HDR. Anche sui NanoCell 2019 c’è la possibilità di intervenire manualmente sul tone mapping, l’elaborazione che adatta la luminosità dei contenuti HDR a quella dei TV. Normalmente questa operazione è affidata in automatico ai televisori. L’utente ne vede i risultati ma non può in alcun modo intervenire sui parametri con cui viene portata a compimento.
I TV LG aggiungono invece tre banchi di memoria che permettono di impostare con precisione il comportamento che il TV deve tenere quando applica il tone mapping. Il numero dei banchi è legato alla luminosità massima impostata durante la produzione dei contenuti. Solitamente i livelli medi si attestano a 1.000 cd/m2 – nits (la maggior parte dei contenuti), 4.000 cd/m2 – nits (comunque in buona quantità) e 10.000 cd/m2 – nits (molto più rari).
Il software di calibrazione CalMAN permette di intervenire su questi valori di base sotto la voce “Mastering Peak” 1, 2 o 3. Nessuno vieta di modificare l’intervallo per ciascun banco. Alle tre memorie è associato il rispettivo “Roll-off point“, il punto oltre il quale il televisore inizia a discostarsi dalla curva di riferimento e a scurire l’immagine, per arrivare poi a mantenere la stessa luminosità di picco per tutto quello che va oltre quel determinato livello di luminosità. Da lì in poi il TV va in “clipping” e non mostra più i dettagli sulle alte luci.
L’utilità di queste funzioni aggiuntive è meno impattante rispetto agli OLED, specialmente con contenuti fino a 1.000 cd/m2 – nits. Come abbiamo visto SM9010 non ha particolari problemi nel seguire i riferimenti con un tale livello di luminosità. Può risultare invece utile per migliorare la resa con video in HDR realizzati con tetti più elevati. Per ottenere dei benefici è però necessaria una notevole esperienza. Sconsigliamo quindi di toccare questi parametri se non si ha ben chiaro cosa si sta facendo. L’elettronica mette del resto a disposizione la funzione “Mappatura dei toni dinamica” che, pur operando in modo totalmente automatizzato, è capace di regalare molte soddisfazioni – ne parleremo più approfonditamente nel capitolo sulla prova di visione.
La Smart TV
La piattaforma Smart TV che equipaggia la serie SM9010 è la stessa che abbiamo già descritto parlando degli OLED E9. Si aggiungono però alcune novità introdotte nel frattempo grazie agli aggiornamenti del firmware. L’interfaccia di webOS 4.5 è stata modificata in alcuni punti. Il più evidente riguarda la schermata principale, ora caratterizzata da icone a sviluppo orizzontale di dimensioni più contenute. Posizionandosi sulle varie applicazioni si apre poi un ulteriore livello che va ad inserirsi sopra la prima fila di icone. Questa funzione, denominata AI Preview, analizza le abitudini dell’utente e mostra suggerimenti personalizzati in base ai gusti espressi durante l’uso del televisore. Oltre alla lista dei consigliati è spesso disponibile anche quella con i video già iniziati, in modo da poterli lanciare direttamente senza dover prima accedere ai servizi.
Come sugli OLED abbiamo poi un cambio di posizione per il menu ad accesso rapido, posto ora in verticale lungo il bordo sinistro anziché in prossimità di quello destro. Di fatto non c’è alcun cambiamento nelle voci presenti: si può modificare la modalità video, il rapporto d’aspetto, la modalità audio e di accedere alle impostazioni complete.
Grazie agli ultimi aggiornamenti introdotti abbiamo potuto testare anche Google Assistant, Alexa e AirPlay 2. L’assistente vocale di Google si attiva premendo il pulsante del microfono posto sul telecomando. L’interazione avviene in modo assolutamente analogo a quello che abbiamo imparato a conoscere sui numerosi speaker presenti sul mercato. Si possono richiedere informazioni di vario tipo e si possono sfruttare molteplici funzioni. Alcune sono però gestite direttamente tramite i comandi vocali dei televisori LG. Questa dualità crea a volte alcune incongruenze, con l’utente che si ritrova di fatto a colloquiare con due differenti tipologie di comandi vocali (e con voci diverse). In generale il comportamento è complessivamente convincente.
Per Alexa è invece richiesta l’installazione di un’applicazione e il collegamento con il proprio account di Amazon. Per attivare l’interazione è sufficiente una pressione lunga del pulsante dedicato a Prime Video, in modo da attivare il microfono all’interno del Magic Remote. Non sono quindi richiesti speaker esterni. Alexa si comporta molto bene: le prestazioni sono identiche a quelle offerte dagli speaker Echo. Su schermo viene replicato il testo letto a voce e, nel caso in cui possa risultare utile, vengono mostrate anche immagini.
Anche AirPlay 2 non ci ha riservato sorprese. Il TV compare immediatamente quando si accede all’apposita sezione nel centro di controllo dei dispositivi Apple. La comunicazione tra smartphone (il dispositivo che abbiamo adoperato per i test) e televisore si instaura in pochi istanti ed è risultata perfettamente stabile. Ovviamente consigliamo di verificare la qualità del collegamento in Wi-Fi poiché, con alcune applicazioni – specialmente i giochi – è essenziale non introdurre troppo ritardo nel collegamento. AirPlay è un’aggiunta sicuramente utile e gradevole per tutti gli utenti del colosso di Cupertino. Consultare rapidamente un sito internet sul grande schermo è molto semplice, così come condividere foto e video senza bisogno di passare fisicamente i file su altre memorie. Anche alcuni giochi possono risultare piacevoli da utilizzare, seppur con limitazioni dovute al sistema di controllo. Ci sono titoli che richiedono una pressione in precisi punti dello schermo e farlo guardando di fatto il televisore complica decisamente le cose.
Per il resto le funzioni presenti e le applicazioni disponibili sono praticamente le stesse che accompagnano da qualche tempo i prodotti LG. Per scaricare i software si accede alla piattaforma online realizzata dal colosso coreano. Le app sono suddivise in categorie come popolari, novità e app Premium. La scelta è ampia e comprende, tra gi altri, Netflix, Amazon Prime Video, YouTube, Infinity, Chili, Rakuten TV, NOW TV e Spotify. Lo streaming in Dolby Vision è disponibile tramite Netflix, Amazon Prime Video e Rakuten TV. I servizi compatibili supportano ovviamente la risoluzione Ultra HD con HDR. Tramite il media-player integrato si possono sfruttare anche i file in HDR, Dolby Vision e quelli con audio in DTS o DTS-HD Master Audio (passa il “core” in DTS).
Come su tutta la gamma 2019 è presente il Gallery Mode, una funzione che trasforma i TV in quadri o cornici digitali. Si può scegliere tra opere d’arte, fotografie, paesaggi suggestivi o video animati. Alcuni contenuti sono stati realizzati in collaborazione con TripAdvisor e appositamente inseriti in funzione dell’alternanza delle stagioni.
Per controllare tutte le funzioni sono disponibili due opzioni. La via principale passa tramite il telecomando Magic Remote, riproposto praticamente senza cambiamenti. Ci troviamo del resto dinnanzi ad un classico caso del tipo “squadra che vince non si cambia”. Grazie al puntatore si possono semplificare e/o velocizzare varie operazioni: pensiamo ad esempio all’immissione di testo o alla rapidità con cui ci si muove all’interno della schermata principale. La rotella centrale è un valido ausilio quando si devono scorrere rapidamente menu a sviluppo verticale.
L’opzione alternativa al telecomando è rappresentata dall’applicazione LG TV Plus, disponibile per dispositivi iOS e Android. Il software trasforma smartphone e tablet in telecomandi provvisti di touchpad e di accesso diretto a tutte le app installate sul televisore. Le foto, la musica e i video archiviati sui dispositivi mobili si possono condividere per sfruttarli sul grande schermo.
La prova di visione
Il NanoCell SM9010 è un prodotto che mette bene in evidenza sia i propri punti di forza sia quelli dove invece si dimostra più debole. L’uniformità dell’esemplare che abbiamo ricevuto in prova è abbastanza buona ad eccezione di un effetto “vignettatura” che rende i bordi, in particolare gli angoli, un po’ più scuri rispetto al centro. L’effetto è visibile con le schermate di test mentre si percepisce più difficilmente durante il reale utilizzo. Non abbiamo invece riscontrato particolari problematiche legate al “banding” , strisce verticali un po’ più chiare o scure.
L’angolo di visione è indubbiamente uno dei maggiori pregi dei NanoCell. La differenza rispetto agli LCD VA è facilmente percepibile. I colori ed il contrasto restano invariati anche quando ci si sposta verso i lati o più in alto/basso rispetto al centro dello schermo. Oltre una quarantina di gradi circa si inizia a notare un decadimento, ma parliamo già di angolazioni importanti che comunque non renderebbero l’esperienza piacevolissima per lo spettatore.
Con i contenuti in gamma dinamica standard si apprezza una buona luminosità, più che sufficiente per contrastare la luce presente anche in ambienti ben illuminati. Si passano agevolmente le 300 candele al metro quadro su schermata bianca al 100%, senza nessuna fluttuazione in qualsiasi situazione. É in effetti questa la condizione in cui questa tipologia di televisore riesce a dare il meglio, grazie anche all’apporto di un filtro anti-riflesso che, pur senza far gridare al miracolo, riesce comunque ad adempiere al proprio compito in maniera convincente.
La fedeltà cromatica, buona in partenza, diviene ottima una volta eseguito il bilanciamento del bianco, un’operazione che si può anche automatizzare in modo un po’ più semplice grazie al generatore di segnale interno, una soluzione che consente di risparmiare svariate centinaia di euro, anche più di 1.000 se si vuole agire in HDR. L’accurata e naturale riproduzione dei colori ci conferma che l’obiettivo perseguito da LG con i NanoCell – sotto questo punto di vista – è stato raggiunto. Le prestazioni sono effettivamente superiori rispetto agli LCD convenzionali. Seppur con qualche imperfezione in più – ad esempio una copertura meno ampia di BT.2020 e DCI-P3 – , la serie SM9010 riesce a competere anche con prodotti di fascia superiore.
La visione del materiale in gamma dinamica standard e a risoluzione SD o HD molto compressa – quindi con qualità bassa – evidenzia le qualità dell’elettronica e aiuta a far emergere anche alcune limitazioni. L’upscaling è molto buono: il processore Alpha 7 di seconda generazione riesce a incrementare efficacemente il dettaglio senza snaturare il materiale di partenza. Come sempre consigliamo di non esagerare nell’uso delle numerose impostazioni. Affidarsi eccessivamente ai filtri presenti porta sicuramente ad ottenere un maggiore impatto ma con sacrifici molto importanti che si traducono in bordi sdoppiati, maschere di contrasto invadenti eccetera. La qualità complessiva non è molto differente rispetto a quella di un modello provvisto di Alpha 9 di seconda generazione. Non è del resto un fatto sorprendente poiché anche l’anno scorso non avevamo riscontrato grossi cambiamenti, in termini di upscaling, tra Alpha 7 e Alpha 9.
É invece meno convincente la capacità di mitigare alcuni difetti dovuti all’elevata compressione dei segnali, riscontrabile su vari canali del digitale terrestre e anche sui alcuni film o serie TV disponibili in streaming. Il TV SM9010 fatica a nascondere il “color banding” eventualmente presente. Con questo termine si identifica un fenomeno che riguarda la riproduzione delle sfumature: la transizione da un colore all’altro avviene non gradualmente ma repentinamente. Su schermo si possono quindi notare bande o strisce di colori differenti che evidenziano la mancanza della giusta morbidezza nello sfumare da una tinta all’altra. Anche il ricorso a funzioni come “Gradazione cromatica” non è risolutivo ed utile come con sorgenti di qualità più elevata, dove può realmente fare la differenza.
Beninteso: si tratta di difetti legati alle sorgenti e non al pannello o all’elettronica, infatti con materiale di qualità superiore, ad esempio Ultra HD con HDR, l’effetto ottenuto è ben diverso e le sfumature sono assolutamente graduali. É però giusto sottolineare che, evidentemente, quando la qualità cala sotto un certo limite lo spettatore ne vedrà gli effetti, dato che il NanoCell oggetto della prova non è sempre in grado di mascherare sufficientemente i difetti.
Il livello del nero esibito dal pannello è piuttosto elevato, un fatto che del resto ci aspettavano dato l’utilizzo di un LCD IPS. Il local dimming cerca ovviamente di supplire ma la sua efficacia è limitata. Il fattore che riduce la validità di questo sistema è da ricercarsi nel limitato numero di zone. Come abbiamo detto si parla di 40 gruppi di LED indipendenti, non molti per uno schermo Ultra HD che conta oltre 8 milioni di pixel. Risulta quindi impossibile gestire la retroilluminazione in modo da spegnere completamente i LED posti in corrispondenza con il nero mostrato a video. Quando ci sono elementi luminosi immersi in schermate scure capiterà di notare aloni di luce che si propagano nel nero circostante, abbassando il rapporto di contrasto percepito.
Anche le bande nere, se presenti nei film, sono un altro punto critico. Capita infatti che la luce filtri dalle immagini su schermo alle bande superiore e/o inferiore, creando nuovamente aloni che possono distrarre l’occhio dello spettatore. Lo stesso effetto si può ottenere con i sottotitoli che vanno a posizionarsi proprio all’interno della banda nera inferiore, specialmente se sul TV sono rappresentate scene molto scure.
La compressione sulle basse luci, causata dal livello del nero non contenuto, si rispecchia anche nell’intelligibilità delle immagini più scure. Qualche dettaglio tende a perdersi e ad affogare nel nero, divenendo difficile – se non impossibile – da notare ad occhio. Con una calibrazione accurata si può ovviare aprendo un po’ di più le basse luci, cosa che del resto avviene già, in parte, con le impostazioni di fabbrica. Come abbiamo visto parlando delle misure, il gamma non è infatti impostato di media a 2,4 ma è un po’ più basso. Con interventi manuali mirati si può limare ancora qualcosa ma alcuni compromessi vanno comunque messi in conto.
A questo punto dovrebbe essere ormai chiaro che SM9010 non è il prodotto ideale per i cinefili e per chi ama la visione in ambienti completamente bui o comunque oscurati. I limiti descritti sono infatti ben visibili in queste circostanze ma sfumano – fino a svanire praticamente del tutto – se nell’ambiente è presente più luce. Il classico soggiorno, ben illuminato sia di giorno sia durante le ore serali o notturne, è sicuramente il posto ideale per ottenere il massimo da questo NanoCell. Se poi si guardano contenuti più luminosi, invece di film molto scuri, si riesce a ridurre il divario rispetto ad altre tecnologie fino a renderlo virtualmente nullo.
Il passaggio da SDR a HDR conferma quanto appena descritto. Il picco di luminosità è buono e consente di ottenere un effetto convincente anche quando la luce in ambiente non è controllata. Il local dimming mostra anche qui alcuni limiti, derivanti dalla necessità di coniugare una potenza decisamente superiore per la retroilluminazione e un livello del nero che, per forza di cose, comprime la gamma dinamica sulle basse luci. La gestione a zone cerca in parte di compensare attuando alcuni stratagemmi. Uno di questi viene evidenziato anche dalle misure che abbiamo riportato nell’apposito capitolo. Se sullo schermo sono presenti elementi luminosi molto piccoli, il local dimming interviene per mitigarne la luminosità. Il picco sul bianco all’1 o 2% è infatti sensibilmente più basso rispetto al 5 o 10%. Si tratta chiaramente di un espediente atto a comprimere l’estremo più alto della dinamica in modo da non creare un divario troppo consistente con l’estremo più basso, cioè con le basse luci.
Con i contenuti in elevata gamma dinamica gli aloni sono più evidenti rispetto alla gamma dinamica standard, come del resto era prevedibile. Con alcuni segnali test è possibile scorgerli anche quando c’è luce in ambiente. In condizioni di reale utilizzo questa eventualità è decisamente più rara ma non è da escludere che prima o poi qualcosa si noti (specialmente se si guarda lo schermo da posizioni angolate).
Fortunatamente si confermano anche le note positive. La resa cromatica è sempre di ottimo livello e assicura una visione rispettosa delle scelte operate da chi ha creato i contenuti. La compressione della gamma dinamica sulle basse luci e l’intervento del local dimming andrebbero invece ad inficiare, almeno in parte, la precisione che abbiamo riscontrato a livello strumentale. Fortunatamente si può rimediare utilizzando la “Mappatura dei toni dinamica“. Questa funzione analizza le immagini in tempo reale e applica un’elaborazione dinamica dei metadati, andando quindi ad incidere sul “tone mapping”, l’operazione compiuta dal TV per adattare la luminosità dei contenuti a quella messa effettivamente a disposizione dal pannello.
“Mappatura dei toni dinamica” rende dunque dinamico il tone mapping e consente di superare parte dei limiti dovuti, per l’appunto, all’elevato livello del nero e alla limitata efficacia del local dimming. Il TV NanoCell riadatta la curva EOTF in tempo reale in base alle scene che deve mostrare su schermo. In parole più semplici si può dire che l’elettronica va ad aprire maggiormente le basse luci e riesce a ripristinare una parte importante dei dettagli persi, restituendo così profondità e compattezza alle immagini. I video che senza “Mappatura dei toni dinamica” sono troppo bui e compressi, nelle parti più scure, riacquistano brillantezza e rivelano particolari che sarebbero spariti in un’unica macchia nera indistinta. I limiti del pannello ovviamente non svaniscono ma vengono mitigati in maniera evidente.
Le considerazioni fin qui riportate restano sostanzialmente valide anche per il Dolby Vision. Punti di forza e limiti sono di fatto gli stessi. Rispetto a HDR10 e a HLG c’è la possibilità di sfruttare i metadati dinamici per ottenere benefici simil a quelli garantiti dalla “Mappatura dei toni dinamica”.
Le immagini in movimento offrono buone prestazioni nella riduzione del motion blur, la sfocatura che si crea con rapidi movimenti della camera. SM9010 è capace di raggiungere un ottimo livello di dettaglio che lo rende apprezzabile anche per l’uso con gli eventi sportivi. I segnali test hanno evidenziato una lieve perdita di compattezza sui bordi quando i movimenti divengono più rapidi.
Trumotion mette a disposizione alcune impostazioni predefinite. Il nostro consiglio è di ricorrere alla modalità “Utente“, che permette di regolare separatamente la fluidità (De-Judder) e l’incremento del dettaglio (De-Blur). L’intervento va ovviamente ponderato in base al materiale in uso e alla sensibilità personale. Alzando i valori di De-Judder si introduce progressivamente l’effetto soap-opera, quella sensazione di fluidità artificiale sgradita soprattutto ai puristi ma non solo. Se si è in presenza di video piuttosto scattosi può essere utile arrivare a selezionare il valore 6. In generale è comunque consigliabile effettuare varie prove per trovare il miglior equilibrio. Valori eccessivamente alti causano infatti l’insorgenza di artefatti.
Come sugli OLED è presente anche la voce “Motion Pro”, ovvero il “black frame insertion” che va ad aggiungere fotogrammi neri e a migliorare il dettaglio percepito. L’utilizzo di questa voce è meno problematico rispetto agli OLED poiché il calo della luminosità, pur presente, si riesce a compensare con maggiore facilità. I contro però sussistono ancora, primo tra tutti gli scatti che si generano con materiale a 50 Hz, quindi con tutte le trasmissioni televisive disponibili in Italia. Il black frame insertion forza la frequenza di aggiornamento a 60 Hz e proprio per questo causa qualche problematica con la fluidità del materiale a 50 Hz. Con sorgenti a 60 Hz si può invece provare ad utilizzarlo: se il calo di luminosità e l’alternanza dei fotogrammi neri non creano fastidi, si può effettivamente godere di un maggiore dettaglio sulle immagini in movimento senza modificarne l’originale fluidità.
La sezione audio offre una resa discreta. Il punto di forza sono sicuramente i dialoghi, sempre chiari e comprensibili anche quando si alza il volume. I bassi sono sufficienti anche se ovviamente manca quell’effetto da “pugno nello stomaco” che solo un subwoofer dedicato è in grato di garantire. Gli speaker integrati riescono anche a generare un’ottima pressione sonora e si adattano dunque anche ad ambienti con dimensioni non contenute. Sconsigliamo però di eccedere con il controllo del volume poiché ai livelli più alti la qualità peggiora in maniera percepibile con un’evidente perdita di dettaglio causata dalla compressione di alcune frequenze.
Concludiamo il capitolo parlando del comportamento con i videogiochi. Il NanoCell si è dimostrato ottimo sotto questo punto di vista. L’input lag, ovvero il ritardo nella risposta ai comandi, si attesta a circa 16 ms in tutte le modalità (Full HD, Ultra HD con e senza HDR). Il supporto all’Auto Low Latency Mode e al Variabile Refresh Rate lo rendono inoltre molto semplice da utilizzare e capace di sfruttare al massimo tutte le migliorie che ritroveremo anche nella prossima generazione di console da gioco.
Conclusioni
La serie SM9010 è un prodotto che ha un ambito di utilizzo piuttosto specifico. Le caratteristiche del pannello LCD, abbinate ad un sistema di local dimming piuttosto semplice, la rendono poco indicata per i cinefili e in generale per l’utilizzo in ambienti oscurati o comunque poco luminosi. Chi ricerca questo tipo di esperienza vuole restare “in casa LG” può guardare alla gamma OLED. Gli LCD del produttore coreano non sono comunque privi di qualità che esprimono però in altri ambiti.
La tecnologia NanoCell si è dimostrata effettivamente efficace nel migliorare la fedeltà cromatica. La precisione nella riproduzione dei colori è buona con le impostazioni di base e diventa davvero ottima dopo la calibrazione. La copertura degli spazi colore più ampi è un po’ meno estesa rispetto ad alcuni televisori di fascia alta, ma la correttezza e la naturalezza esibite sono tali da poter competere – e in alcuni casi vincere – con TV dal prezzo sensibilmente superiore.
Il pannello LCD di tipo IPS è inoltre capace di garantire un buon analogo di visione. Non è quindi obbligatorio sedersi in corrispondenza del centro per assicurarsi un buon rapporto di contrasto percepito e una resa ottimale dei colori. I limiti legati al livello del nero elevato e la potenza esibita dalla retroilluminazione rendono la serie SM9010 sicuramente più adatta agli ambienti luminosi, complici anche le qualità messe in luce dal filtro anti-riflesso.
La dotazione è davvero ricca: il processore Alpha 7 di seconda generazione non si discosta eccessivamente dall’Alpha 9 di seconda generazione. L’unica eccezione è costituita dal materiale in gamma dinamica standard realizzato con compressione elevata. In questi casi l’elettronica fatica di più a nascondere i difetti presenti nelle sorgenti. L’upscaling è efficace nel ricostruire il dettaglio mancante senza snaturare le immagini.
Ci sono poi tutte le funzioni introdotte con HDMI 2.1, molte delle quali si possono già mettere a frutto con i videogiochi. L’utilizzo in ambito video-ludico è infatti uno dei grandi punti di forza di questi TV. La risposta ai comandi è veloce grazie ad un input lag contenuto in 16 ms. Si tratta dunque di un prodotto molto valido sia per lunghe sessioni di gioco tramite console sia per operare come una sorta di monitor extra-large per un PC da salotto dedicato al gioco.
La piattaforma Smart TV è la stessa degli OLED 2019 ed è ormai una certezza. webOS 4.5 offre quasi tutto quello che si potrebbe desiderare in ambito multimediale. La disponibilità di applicazioni è ampia, il sistema di controllo tramite Magic Remote è davvero comodo e il media-player legge praticamente di tutto, compresi i file con audio in DTS. Grazie agli ultimi aggiornamenti firmware sono arrivati Google Assistant e Alexa in italiano, ben integrati con il resto delle funzioni. Per gli utenti Apple si aggiunge anche la comodità di poter condividere lo schermo dei propri dispositivi mobili tramite AirPlay 2.
In HDR si apprezza un buon picco di luminosità che però si accompagna con alcuni limiti, sempre legati alla tipologia di pannello e al local dimming. Gli aloni di luce sono più visibili rispetto alla gamma dinamica standard e possono fare capolino anche quando l’ambiente non è oscurato. La gamma dinamica risulta inoltre un po’ troppo compressa sulle basse luci, che tenderebbero quindi a mostrarsi più piatte e prive di alcuni dettagli. Fortunatamente si può in parte ovviare grazie alla funzione “Mappatura dei toni dinamica”, efficace nel ripristinare le informazioni perdute e nel conferire maggiore tridimensionalità al quadro.
In sintesi si può dire che i NanoCell SM9010 sono prodotti indicati per ambienti luminosi e per l’intrattenimento, con videogiochi, show televisivi ed event sportivi di vario genere. Si possono naturalmente impiegare anche per la visione di film ma ben consci dei limiti presenti ed evitando di voler replicare l’esperienza di un cinema, quindi una visione a luci spente o soffuse.
Il rapporto qualità/prezzo tende a salire con l’aumentare della diagonale. Il 55″ è probabilmente il modello che si posiziona nella fascia più difficile, poiché finisce per competere con una vasta gamma di prodotti dal costo compreso tra i 1.000 e i 1.300 euro circa, alcuni dei quali offrono una maggiore versatilità quando si tratta di visionare film o contenuti in ambienti poco illuminati. Salendo con le dimensioni il prezzo diviene sicuramente più conveniente e rende maggiormente consigliabile l’acquisto, basti pensare che per il 75″ sono richiesti circa 2.300 euro, più o meno la metà rispetto ad un OLED da 77″ del 2018 (quindi privo di HDMI 2.1 e di alcune funzioni).
Un ringraziamento ad AudioQuality per il supporto logistico.