I ricercatori dell’Università Agricola Cinese hanno studiato alcuni maiali affetti da calvizie e hanno individuato il probabile responsabile della perdita di capelli, anche negli uomini
(Foto: Getty Images)
Della propria calvizie ereditaria si cerca sempre un colpevole: il padre, gli zii o il nonno il quale a sua volta dal nonno. Ma, a quanto racconta una ricerca cinese, oggi forse abbiamo trovato davvero il responsabile: è una mutazione di un gene che codifica la proteina Map2, elemento chiave nella formazione dei capelli. La scoperta non è stata fatta su esemplari della nostra specie ma, al contrario, su alcuni maiali affetti da alopecia. Eh sì, perché anche i suini, spesso studiati per le loro peculiari somiglianze con noi sapiens, possono ereditare forme di calvizie e perdere il pelo. Ed è proprio studiando un gruppo di maiali pelati che i ricercatori dell’Università agricola cinese hanno individuato la mutazione genetica. Il lavoro è stato pubblicato sul Federation of the American Societies for Experimental Biology (Faseb) Journal.
L’alopecia androgenetica
Il termine preferito dagli esperti per indicare la calvizie è quello di alopecia, che deriva dal greco alōpex, volpe, animale che perde il proprio pelo a chiazze. La parola resta comunque generica e indica la caduta dei capelli. Nell’uomo la calvizie può essere dovuta a diversi fattori, ambientali, patologici oppure, nella stragrande maggioranza dei casi, ereditari. Quest’ultima si chiama alopecia androgenetica. Vivono il processo di assottigliamento e caduta dei capelli a partire da tempie e chierica l’80% degli uomini e, in forma di diradamento diffuso, quasi la metà delle donne, soprattutto dopo la menopausa.
La perdita del pelo però non è esclusiva dell’uomo e anche i maiali ne possono essere affetti. L’équipe di scienziati, guidati da Xiangdong Ding, ha perciò preso in esame i follicoli piliferi di due gruppi di maiali, sia adulti che neonati: un gruppo senza e un gruppo con l’alopecia. Nei maiali affetti da calvizie il numero di follicoli era di gran lunga inferiore. A cosa era dovuto?
La mutazione causa della calvizie
I ricercatori hanno proseguito l’indagine, questa volta a livello genetico, grazie a tecniche di sequenziamento del dna. L’obiettivo era quello di individuare il frammento genetico responsabile di una sottoproduzione di follicoli. È così che sono arrivati a, per così dire, beccare la proteina Map2 quale fattore principale del processo. Difatti, proprio una mutazione del gene Map2, che codifica la proteina Map2, porta alla crescita ridotta dei follicoli, addirittura fin durante lo sviluppo embrionale.
Questo ha portato subito a immaginare come le recenti tecniche di modifica genetica (Crispr) possano diventare delle soluzioni future al problema diffuso della calvizie. Si potrebbe insomma intervenire con precisione per “aggiustare” la proteina mutata. Ma sappiamo quanto sia complesso correggere un frammento di Dna. Anzi, al momento un comitato internazionale, che raduna studiosi di genetica e di etica assieme, sta elaborando un documento per fissare dei limiti stringenti a questo tipo di editing genetico. Dunque, chi vede perdere i propri capelli può intanto solo ricorrere a prodotti classici o a metodi più bizzarri, come l’uso di uova. Oppure aspettare l’avvento di follicoli piliferi coltivati in laboratorio a partire da cellule staminali: quest’estate ci sono riusciti alcuni ricercatori californiani. Ma, per ora, si tratta ancora di follicoli su i topi.
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