Che la battaglia si giocherà sempre più sui servizi e meno sull’audio vero e proprio sembra ormai chiaro, d’altronde le potenzialità per realizzare delle cuffiette true wireless di qualità accettabile le hanno tutte le aziende medio-grandi del tech e determinante resta poi il punto prezzo. Le Echo Buds sono la perfetta rappresentazione di questo scenario, in cui una “Big” come Amazon si affida ad un partner del calibro di Bose – che non sta vivendo un momento positivo – per portare sul mercato statunitense delle cuffiette che siano appetibili, attaccando così direttamente un segmento particolarmente inflazionato.
Dalle nostre parti non sono ancora arrivate, Amazon tiene per il mercato interno alcune soluzioni proprietarie ma nulla esclude un successivo ampliamento del piano marketing anche in Europa. Poco importa, in occasione del CES 2020 ho fatto un giro in uno dei tanti Best Buy di Las Vegas e acquistato per 129 dollari queste Echo Buds, curioso di provarle direttamente.
Ammetto di esser arrivato totalmente impreparato a quel momento, non avendo letto o guardato alcuna recensione dei colleghi americani che le hanno già provate e raccontate lo scorso autunno. Forse anche meglio, ho percorso così da solo e senza suggerimenti tutte le fasi di scoperta delle funzioni, ascolto e utilizzo, che adesso vi racconto di seguito passo per passo.
PRIMO IMPATTO COSÌ COSÌ
Per 129 dollari non ci si attende certo la vetro ceramica o fibra di carbonio, ma è piuttosto evidente che Amazon abbia risparmiato nella realizzazione del case che ospita gli auricolari: plastica nera di bassa qualità, che si graffia facilmente e di dimensioni notevoli (per non dire eccessive). L’impressione è di un prodotto economico nel complesso, come quelli che si trovano in giro sotto la soglia dei 100 euro; anche gli auricolari non hanno nulla di particolarmente ricercato nella forma o design.
Le dirette concorrenti, sia per forma sia per prezzo, ritengo siano le Galaxy Buds di Samsung insieme ad altre come le Jabra Elite 65T o Jaybird Vista, tutti prodotti validi che hanno dei punti di forza specifici. Le Galaxy Buds, ad esempio, sono tra le più piccole e comode acquistabili ad oggi, fattore determinante se si pensa ad esempio all’attività sportiva, seppur pecchino molto nella qualità di acquisizione della voce. Le Echo Buds, di contro, sono più cicciottelle e in volume sono piuttosto generose all’orecchio e i suoi 7,6g per auricolare non aiutano di certo.
Una volta indossate, e dopo aver provato i relativi gommini in silicone presenti in tre paia all’interno della confezione, si sente subito una certa “pressione” dati gli ingombri, diciamo che non le ho trovate comode. E purtroppo questa sensazione non è cambiata nel tempo, dopo un utilizzo continuativo di oltre 1 ora le ho spesso rimosse per far riposare le orecchie.
SOFTWARE COMPLETO… E POI C’E’ ALEXA
Nonostante il primissimo approccio non sia stato dei migliori sono riuscito ad effettuare il pairing in pochi passaggi, naturalmente tramite la stessa applicazione Amazon Alexa che utilizzo già per dialogare in casa o in ufficio con i dispositivi della casa di Seattle. Una volta collegate le cuffie si accede ad una schermata di impostazioni che ci aiutano a personalizzare controlli ed esperienza: funzionano tranquillamente anche senza, ma è chiaro che tramite questa pagina le si possono sfruttare a pieno.
Utile ad esempio la scelta delle combinazioni che permette di scegliere cosa associare al tocco dell’auricolare (che può essere singolo o doppio), seppur manchi – come spesso accade – un comando tattile per il controllo del volume. L’unico modo per modificare i decibel in ingresso nel nostro condotto uditivo senza usare l’app è Alexa, sempre rapida nell’eseguire gli ordini e nella comprensione delle richieste.
Ecco, Alexa è la marcia in più di queste Echo Buds, di gran lunga la cosa che mi è piaciuta di più viste le esperienze fatte con Siri e Google Assistant; naturalmente il dialogo è legato all’applicazione connessa alla rete, peccato solo che spesso venga chiesto di riaprire l’App. Dipende dallo smartphone in uso, io le ho provate solo con dispositivi Android e una volta in background certe applicazioni vengono “congelate”, da qui l’impossibilità di Alexa a dialogare con la sua piattaforma.
Avendo sviluppato un ecosistema sempre più integrato è possibile impartire degli ordini tramite le proprie cuffiette Echo Buds e comandare un Echo Dot o Echo Show, o magari un dispositivo supportato come una presa smart connessa al nostro sistema Amazon. Resta tuttavia un punto di domanda: perché mai dovrei usarlo in casa se molti di questi device elencati hanno già il riconoscimento vocale?
Le potenzialità ci sono, immagino ad esempio uno scenario professionale, un ufficio dove luci, audio ed altri accessori smart sotto il cappello Amazon possono essere controllati rapidamente tramite la nostra voce e le cuffiette, senza necessariamente cercare un punto di “accesso vocale”.
RIDUZIONE (E NON CANCELLAZIONE) ATTIVA DEL RUMORE BOSE
Amazon ha messo l’accento sulla riduzione attiva del rumore (ANR) presente su queste cuffie e realizzata da Bose, un dettaglio che le pone un gradino sopra le Galaxy Buds in quanto ad isolamento dall’esterno ma al di sotto di chi vanta un chip di cancellazione del rumore (ANC) come le Sony WF-1000XM3 ed AirPods Pro.
La funzione è attivabile tramite uno o due tocchi sugli auricolari o via App Alexa, ma è interessante anche la modalità “Ambiente” che ricalca la medesima implementata da Apple sulle sue ultime cuffie. Grazie ai microfoni si può avere accesso ai rumori esterni con ritardo quasi impercettibile e ascoltare così chi ci sta intorno, senza dover togliere le cuffie in certi momenti. Tra l’altro è possibile controllare anche l’intensità di questa modalità spostando il gauge da 1 a 5 dall’applicazione.
Tre sono i microfoni distribuiti su ogni auricolare, sufficienti per offrire una qualità discreta in chiamata e non far soffrire troppo chi sta dall’altra parte della cornetta. Nessuno dei miei interlocutori si è lamentato come in altri casi, il feedback è simile a quello che si ha quando si parla in vivavoce con uno smartphone di media o buona qualità. Non di più, di certo siamo sopra le performance in chiamata delle Galaxy Buds.
La qualità del suono è buona, le basse frequenze risultano molto amplificate rispetto alle alte frequenze e si perdono molte sfumature. La riduzione del rumore aiuta di certo a focalizzare l’attenzione e per questo si guadagna automaticamente un punto, ma a basso volume si sente a volte un’eccessiva compressione. Niente aptX ma c’è il supporto al formato AAC e Bluetooth 5.0 per la trasmissione. Nella mia personale classifica le pongo un gradino sopra le Galaxy Buds e Oppo Enco Free, ma sotto gli AirPods Pro e WF-1000XM3 se si parla della sola esperienza di ascolto.
CONCLUSIONI
Autonomia in linea con la concorrenza e pari a circa 4,5/5 ore di riproduzione continua, il case permette poi di ricaricarle altre tre volte grazie ad una batteria integrata. Cosa certamente vantaggiosa ma che non giustifica del tutto le dimensioni di questo accessorio, certamente ingombrante e con un altro grande limite: la porta microUSB per la ricarica che sa di preistoria, inaccettabile nel 2020.
I miei sentimenti per queste cuffiette sono contrastanti, perché da un lato le trovo molto interessanti vista l’integrazione di Alexa e dall’altro ho maturato l’idea di scomodità che difficilmente potrà cambiare. Le ho utilizzate per fare sport solo un paio di volte in queste settimane (sono certificate IPX4), alla voglia di provarle in tale scenario per raccontarvi la mia esperienza ho contrapposto il desiderio di sentirmi più libero con altre cuffiette più piccole e leggere (le Galaxy Buds nel caso specifico).
Lo scenario poi cambia a seconda della “fede” tecnologica: in questi ultimi mesi ho infatti deciso di mettere in cantina i Google Home Mini e sono passato ad Amazon, inserendo pian piano in casa alcuni dei suoi dispositivi come la Fire TV 4K, Echo Dot ed Echo Show 5, tutte soluzioni che gravitano nella medesima piattaforma. Per un utente del genere, quindi, avere Alexa anche sulle cuffiette può aprire a nuovi scenari e semplificare la vita, penso ai reminder, alle sveglia, a tutte le Skills a disposizione o che arriveranno in futuro.
L’idea è quindi vincente, ma sono felice che Amazon non le abbia portate in Italia perché sul mercato c’è di meglio e di certo si può puntare ad una qualità più alta, senza tralasciare ovviamente la comodità che per le true wireless è la cosa più importante.
PRO E CONTRO
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