È arrivato il sì della Giunta per le immunità del Senato a procedere nei confronti dell’ex ministro dell’Interno: lo scorso luglio 116 migranti erano stati trattenuti a bordo della nave Gregoretti. Palazzo Madama avrà ora l’ultima parola il prossimo 17 febbraio
(foto Vincenzo Livieri/LaPresse)
La Giunta per le immunità del Senato ha votato a favore dell’autorizzazione a procedere nei confronti dell’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini, leader della Lega, per il caso della nave Gregoretti. L’accusa è quella di sequestro di persona: quando Salvini era al governo, nel luglio 2019, ha impedito per oltre tre giorni lo sbarco di 116 persone che erano state tratte in salvo nel Mediterraneo dall’omonima nave della marina militare.
La giunta – disertata dalla maggioranza – ha visto il voto a favore dei suoi 5 componenti leghisti: M5s e Pd hanno disertato il voto, spiegando che l’invito di Salvini a votare sì sarebbe stato solo uno stratagemma in vista delle regionali in Emilia-Romagna, mentre Forza Italia si è espressa a favore della relazione del senatore Maurizio Gasparri, che intendeva negare il permesso a procedere. Sommando il voto contrario del senatore di Fratelli d’Italia Alberto Balboni, la conta si è chiusa in pareggio, e secondo le leggi che regolano la giunta a passare, in caso di parità, è il no alla mozione. L’ultima parola affinché si vada a processo spetta adesso a Palazzo Madama, che voterà in definitiva la richiesta il prossimo 17 febbraio.
Come siamo arrivati fin qui
La magistratura e in particolare il Tribunale dei ministri di Catania – ovvero una struttura creata appositamente nei distretti di Corte d’appello ogni volta che bisogna processare un ministro per un reato svolto nell’esercizio delle sue funzioni – aveva chiesto di procedere nei confronti di Salvini per sequestro di persona in merito a questa vicenda. Per poterlo fare, tuttavia, i magistrati avevano bisogno dell’autorizzazione del parlamento, così come prevede la Costituzione all’articolo 96, visto che l’eventuale reato sarebbe stato commesso da leader del Carroccio nell’espletamento delle sue funzioni di ministro e non come privato cittadino.
Il voto calendarizzato oggi è arrivato dopo che venerdì scorso la presidente del senato Maria Elisabetta Casellati ha sbloccato lo stallo – non senza numerose polemiche e accuse – visto che i termini entro i quali il tribunale dei ministri aveva chiesto che avvenisse il voto erano già scaduti. La maggioranza aveva deciso di votare no alla proposta di deroga, sostenendo che la questione dovesse essere affrontata nelle prossime settimane, dopo il voto alle regionali in Emilia-Romagna. Il timore principale appena celato dal governo era infatti che un’eventuale autorizzazione a procedere agevolasse Matteo Salvini nella corsa alle regionali. Per questo Lega e centrodestra erano favorevoli al voto di oggi, e M5s e Pd contrari.
Il precedente della Diciotti
Matteo Salvini sostiene che ha applicato alla vicenda Gregoretti la stessa logica applicata al caso Diciotti, un episodio simile avvenuto nell’agosto 2018, quando un pattugliatore d’altura in forza alla Guardia Costiera aver soccorso 177 migranti, ma era stato tenuto fermo per giorni nel porto di Catania, senza far sbarcare le persone a bordo. Come la Diciotti, anche la Gregoretti è una nave militare italiana. L’obiettivo di Salvini, come ha più volte sottolineato, era quello di suscitare un intervento europeo per l’accoglienza proporzionale dei migranti.
Anche per il caso Diciotti il tribunale chiese al Senato l’autorizzazione a procedere contro Salvini. Ma alla fine il voto fu negativo anche perché il M5s – in quel momento alleato con Lega – decise di respingere la richiesta. Va anche notato che, se in un primo momento quella volta Salvini aveva aperto alla possibilità di farsi processare, in seguito si era dichiarato innocente e aveva rifiutato ogni accusa, negando la legittimità di un eventuale processo.
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