“Per fortuna qualcosa si muove”, mi viene da pensare guardando le nuove soluzioni come il Motorola Razr 2019, che tanto abbiamo atteso e finalmente è sbarcato anche in Italia dal 6 di febbraio. La tecnologia mobile avanza rapidamente, è vero, tanto che è difficile per noi, addetti ai lavori, trovare ormai particolari differenze tra smartphone e smartphone, mossi spesso dagli stessi chip, su una base Android/iOS.
La mia non vuol essere una critica forzata al sistema, l’evoluzione ci ha portati rapidamente verso un appiattimento delle novità e modelli sempre più completi, funzionali e, a volte, difficile da distinguere. Per questo motivo la discriminante principale è diventata il punto prezzo, a “parità” di performance e potenzialità (soprattutto multimediali), spesso a fare la differenza è proprio il costo, le offerte e i bundle (cuffiette, smartwatch e altri accessori in regalo).
Da questo collo di bottiglia solo i pieghevoli ci possono salvare. Seppur potrebbe sembrare un puro esercizio di stile la verità è ben più profonda: nuovi design, nuove forme, nuove categorie di prodotto senza un’etichetta ben precisa. L’idea che ci siamo fatti è che la “modularità” di due (o più) schermi, composta, come nel caso del Microsoft Surface Duo o più naturale, come nel caso del Razr e degli altri pieghevoli visti fino adesso, sia la chiave di una nuova era.
I brand che stanno esplorando già questo mondo hanno poi chiarito (e dimostrato) che una linea precisa non c’è, che lo sviluppo di nuovi e diversi design è ancora in atto, e non perché non si sia trovata la giusta combinazione (ma forse un poco si) ma per realizzare diverse famiglie che possano viaggiare in parallelo.
CHE SIA QUESTO IL DESIGN DEFINITIVO?
Il Razr è stato il primo a riportare la vecchia idea dei cosiddetti “clamshell”, i telefoni a conchiglia che in tanti hanno avuto e vissuto prima dell’arrivo degli smartphone, adesso riproposto in chiave ultramoderna. Al di là della particolarità insita nel display OLED che si piega, infatti, questo design assolve ad un problema che fino ad ora sembrava irrisolvibile: gli ingombri. Da chiuso, il Razr 2019 è infatti alto solo 94 mm (e spesso 14mm), da aperto tocca invece i 172 mm (e spesso 6,9mm nel punto più sottile).
Sembra evidente a tutti che l’aspetto multimediale dei dispositivi mobili è fondamentale, la fruizione dei video e il gaming hanno spinto i produttori verso diagonali che pochi anni fa ritenevamo impossibili o appartenenti ad un altra categoria, quella dei tablet. Un esempio? Nel 2013, sette anni fa, Google portava sul mercato il Nexus 7, un tablet Android di successo realizzato in collaborazione con Asus e forte di un display da 7 pollici. Pari o quasi alla diagonale di alcuni degli ultimi smartphone; penso al Galaxy Note 10+ (6,8″), al Vivo Nex 3 (6,89″) e presunto Galaxy S20 Ultra in arrivo questa settimana (6,9″).
Smartphone certamente potenti, all’avanguardia, ma che potrebbero trovare un limite oggettivo sul fronte ergonomia ed usabilità. C’è infatti chi li ama perché così grandi e chi invece li trova eccessivi, una soluzione in stile Razr 2019 potrebbe anche metter d’accordo entrambi i fronti. Ciò non significa che i pieghevoli sostituiranno i modelli tradizionali, le due categorie correranno parallele per chissà quanti anni, ampliando semplicemente la scelta per tutti noi.
I VANTAGGI, COSA MI E’ PIACIUTO
Lungi dal fornire dei giudizi definitivi dopo 72 ore di utilizzo, credo che per un simile dispositivo servirà ben più tempo per capire quali possano essere i reali risvolti e i modi per sfruttarlo al massimo delle sue potenzialità. A differenza del solito, infatti, il punto non sta nella potenza del processore (Snapdragon 710) o nelle capacità della fotocamera (una da 16 MP F1.7), piuttosto nella gestione quotidiana di un terminale con due distinti display.
Tra le cose che mi sono piaciute ci metto quindi questo pannellino esterno OLED da 2,7″ (600 x 800 pixel) che, una volta sbloccato il terminale, mi permette di effettuare alcune operazioni come la lettura in anteprima delle notifiche con un semplice tocco. Se, ad esempio, ricevo un messaggio su WhatsApp, uno su Telegram ed uno su Messenger, appariranno sotto l’orario tutte e tre le icone e poggiando un dito su una di esse appare subito il testo. Attenti quindi a considerarlo un semplice Always On Display, è molto di più.
Questo pannello esterno si può anche utilizzare nella fase di scatto, sia a display principale spiegato sia chiuso; si può quindi mostrare qualche animazione per attirare l’attenzione del soggetto che stiamo catturando oppure sfruttare le Moto Action e attivare il live view per autoscatti con la fotocamera principale. Diciamo che la fotocamera interna da 5MP diventa quasi inutile con questa configurazione, finirete sempre per scegliere quella principale a Razr chiuso.
Nonostante quanto appena detto, la voglia di aprire il Razr è forte, sarà per l’entusiasmo di questi primi giorni in cui ho evidentemente giocato molto con la cerniera per il puro piacere di farlo. Ecco, la cerniera, punto nevralgico che per tutti i pieghevoli risulta croce e delizia; al momento non ho riscontrato alcun problema o difetto, di certo c’è un piccolo rumore che accompagna il movimento e non è semplicissimo effettuarlo con una sola mano. Bisogna di certo prenderci la mano, non ha aiutato che in questi giorni l’ho trattato come fosse il Santo Graal per paura che mi volasse via… Non posso poi non notare il meccanismo “esposto” che mi ricorda molto il primo Galaxy Fold e che potrebbe, alla lunga, raccattare polvere e sporcizia.
Il lettore d’impronte classico è stato molto d’aiuto, la posizione è infatti azzeccatissima perché quando lo prendo magari poggio automaticamente un polpastrello registrato in quel punto e contemporaneamente spiego il display e lo sblocco. Il cosiddetto “mento”, poi, non sarà forse bellissimo da vedere ma lo trovo iconico e soprattutto comodo quando si tiene il dispositivo in landscape (per foto, video o visione di contenuti multimediali).
Da questo punto di vista inoltre, operazione nostalgia riuscitissima.
COSA NON MI HA ANCORA CONVINTO
La eSIM è una gran bella invenzione e spero che in poco tempo dimenticheremo quei piccoli pezzetti di plastica che tutti abbiamo dentro la pancia dei nostri smartphone, ma è anche vero che questa cosa mi ha colto impreparato e dunque non ho potuto utilizzarlo normalmente come avrei voluto. A disposizione ho una eSIM aziendale, che abbiamo usato per la nostra prova i primi giorni che è arrivata in Italia con TIM, ma non è un numero associato a me personalmente e quindi poco sfruttabile in questo frangente.
In questo weekend di utilizzo, quindi, ho usato a fianco un altro smartphone con hotspot sempre attivo che mi ha permesso di parlare sul Razr tramite WhatsApp e Telegram. Un escamotage, è chiaro, mi chiedo tuttavia se la scelta di puntare solo e soltanto sulle eSIM – per quanto interessanti – possa penalizzare qualche potenziale acquirente, forse avere comunque un piccolo carrellino sarebbe stato più opportuno. Questione di spazi, immagino.
Non mi entusiasma di certo avere poi Android 9 per le mani, è vero che il mio sample in uso non è uno destinato al mercato ma anche quelli in vendita sono attualmente basati su questa distribuzione e nel 2020 mi aspetto che Android 10 sia installato di default. Non a caso la “Modalità scura” non mette in nero le impostazioni e altre schermate come siamo ormai abituati a vedere sugli smartphone con OLED, app Google comprese.
TANTE ANCORA LE CURIOSITA’
Come ovvio che sia bisognerà valutare bene tutto per capire di che pasta è davvero fatto questo Razr, quale sia ad esempio l’autonomia della batteria da 2.510 mAh che ha fatto (giustamente) storcere il naso a tanti, ovvio che servirà un tempo congruo per una valutazione realistica.
Il display OLED principale fa bene il suo lavoro nonostante sia solo un HD+, una cosa alquanto insolita ma è anche vero che non si nota più di tanto vista la diagonale “stretta” di 6,2 pollici. Certamente sarebbe stato meglio qualche pixel in più, ma credo che questo ed altri elementi siano stati incastrati per far si che l’esperienza complessiva non risulti difficile: Snapdragon 710 non consuma come un SoC top di gamma, 6GB di RAM e 128GB di storage sono sufficienti e gran parte dello smartphone è spalmato su una superficie estremamente sottile di soli 6,9 millimetri.
Staremo a vedere, sarà interessante capire le reali potenzialità di questo e delle prossime generazioni di pieghevoli a conchiglia e gli sviluppi connessi. La comodità con una sola mano al momento è il mio più grande dubbio non essendo più abituato ad avere smartphone a conchiglia. Sarà un 2020 comunque molto interessante!
Appuntamento alle prossime settimane con tutte le prove più approfondite e recensione completa.
Motorola Razr 2019
VIDEO
[embedded content]