Come spesso accade quando vengono presentate novità tecnologiche, l’opinione di utenti e addetti ai lavori si divide: c’è chi si dimostra da subito entusiasta e c’è chi invece mostra maggiore scetticismo o non le trova interessanti. Sentimenti che ritrovo perfettamente quando si parla di dispositivi pieghevoli. Chiunque mi abbia visto utilizzare Samsung Galaxy Z Flip nelle ultime 24 ore mi ha domandato se questo tipo di form factor sia davvero utile, se sia l’idea che davvero cambierà il mercato mobile o solo un puro esercizio di stile.
Sarei ipocrita a dare una risposta adesso, che sia per Z Flip o altri dispositivi flessibili; d’altronde soltanto il tempo ci potrà dire se davvero c’è uno spazio di espansione tale per questa nuova tipologia di prodotti e quale sarà il design più funzionale, comodo e utile allo stesso tempo. Anche internamente, in redazione, siamo divisi in questo primo approccio con i pieghevoli e la domanda ricorrente è sempre la stessa: ma non è scomodo aprire e chiudere?
SI CHIUDE A META’, MA NON PER FORZA
La prima cosa che mi è piaciuta di Galaxy Z Flip è la sua natura da “vero smartphone”, a differenza del Galaxy Fold, infatti, ha le sembianze di un terminale quasi comune una volta aperto il display OLED principale da 6,7 pollici. Non c’è quindi quella fase di riadattamento ad un form factor completamente diverso e Samsung cerca di farci capire subito che Z Flip si chiude, ma non per forza. La confezione di vendita infatti contiene lo smartphone dispiegato e al primo impatto non si capisce di avere davanti un “fold” piccolo.
L’idea che mi sono fatto dopo queste prime ore di utilizzo è che, nonostante l’estrema comodità di essere un pieghevole a conchiglia – e la facilità con cui si possa nascondere in una tasca – non debba necessariamente stare sempre chiuso quando non lo si utilizza. Una volta presa un po’ di confidenza col device, infatti, vi verrà naturale lasciarlo aperto ed il motivo è strettamente collegato alla qualità della cerniera. La casa coreana ha fatto tesoro della precedente esperienza e creato un meccanismo migliore rispetto a quello che troviamo sull’unico prodotto analogo commercializzato da pochi giorni.
Oltre alle due posizioni che tutti diamo per scontate, aperto e chiuso, è infatti possibile esplorare numerose vie di mezzo che possono rivelarsi utili a tanti fini, su tutti l’app della fotocamera che si adatta con una particolare disposizione del layout.
Insomma, dopo qualche ora non ho avuto la necessità impellente di richiuderlo, l’ho semplicemente aperto, utilizzato e messo così in tasca, perché la percezione di solidità dello smartphone me lo permette. Precisiamo: il vetro dovrebbe garantire una maggiore protezione contro i graffi rispetto alla plastica, ma solo l’utilizzo reale ci potrà fornire una prova della cosa.
Poggiandolo invece sul mio comodino o a cena sul tavolo, l’ho richiuso perché istintivamente voglio che occupi meno spazio possibile e questa libertà mi entusiasma. Ecco, libertà, la parola giusta che dovremo tenere a mente quando si parlerà di un pieghevole, la loro flessibilità apre a più opzioni di utilizzo del normale e noi dovremo essere bravi ad interpretarle senza troppi preconcetti.
La cerniera resta comunque uno dei punti forti, la possibilità di gestire tutte le inclinazioni da 90 a 180 gradi apre ad un tipo d’interazione simile a quello dei notebook, quindi inclinazione a scelta per la lettura o altre operazioni una volta appoggiato sul piano. Peccato solo che la base in vetro glossy “scivoli” un po’, forse con una cover si potrà avere più stabilità sulle superfici, vi consiglio di guardare il video per qualche esempio pratico.
COSTRUZIONE DA 10 E LODE
Quando sei leader del mercato hai una doppia responsabilità: devi continuare a fare meglio di tutti e non puoi permetterti di sbagliare. Tutti sappiamo che Samsung, come forse pochi altri, riesce a garantire una tale cura per i dettagli nella costruzione e assemblaggio degli smartphone, ma anche loro sbagliano e hanno sbagliato in passato. Passaggi certamente dolorosi per l’azienda da cui certamente hanno imparato, così da realizzare una seconda generazione più concreta.
Ecco il Galaxy Z Flip ha l’aria di uno pieghevole già maturo, talmente solido e ben costruito che non si ha alcuna remora nel giocare con la cerniera. I punti critici sono stati protetti bene, benissimo, il know-how accumulato sul Galaxy Fold qui si vede e la simmetria è quasi perfetta: dai 167,3 mm misurati aperto si passa ai soli 87,4 mm da chiuso, e spessore che passa da un minimo di 6,9 mm ad un massimo di 15,4 mm.
Ciliegina sulla torta il vetro flessibile che Samsung chiama Ultra Thin Glass: si sente la differenza al tatto rispetto alla plastica, ovviamente, il feeling è quindi molto più naturale e simile a quello a cui siamo abituati su smartphone tradizionali. La cosa che poi mi ha sorpreso, al netto dei materiali premium, cerniera e piattaforma hardware da top di gamma è il peso, perché racchiudere tutto questo in soli 183g è stato prodigioso.
La piega c’è e si sente, facciamocene una ragione! Oltre alla psicosi da contagio al MWC 2020 di Barcellona c’è anche quella della piega; la mia è ovviamente una battuta per esorcizzare questa ricerca della giusta angolazione e luce per palesare o meno alla vista e tatto questa discontinuità su display. Non so come Samsung sia riuscita ad inserire un vetro che si piega, ma nel punto di flessione si sente questo passaggio e la cosa non mi crea alcun tipo di problema, come del resto già detto anche per altri pieghevoli. Credo sia una di quelle preoccupazioni “inutili”, passatemi il termine forte, che si creano online prima ancora di averlo potuto provare direttamente con mano.
C’è, non ci farete caso, ci sono cose molto più importanti ed interessanti.
COSA NON MI CONVINCE
Il nostro lavoro è di guardare tutto con occhio critico e cercare le “falle”, ma su Z Flip ammetto che non sarà semplice, seppur una cosa mi è abbastanza ovvia: il display esterno è quasi inutile. La libertà di poter tenere aperto o chiuso lo smartphone non deve diventare limitante, soprattutto se ci si rende presto conto che avendolo chiuso si controlla ben poco; il pannellino touch da 1,06 pollici basta solo per orario, livello di carica e un paio di swype che mostrano le eventuali notifiche.
Peccato che scorrerle sia davvero difficile, manca lo spazio fisico per goderne ed evitarci il movimento di apertura che offre l’accesso a tutto. Se dovessi pensare ad un Galaxy Z Flip “perfetto” allora avrebbe un display esterno ben più grande, magari anche un e-Ink in bianco e nero se il problema sono i consumi (ma temo che il limite sia stato anche fisico, mancando proprio lo spazio).
Il lettore d’impronte è di quelli che mi piacciono, posto lateralmente come su Galaxy S10e, cliccabile e preciso come di consueto, non sbaglia un colpo. Ma trovarlo non è semplicissimo, è molto a filo e spesso “gioco” con il pollice per capire dove si trovi, anche perché vicino c’è la cerniera che mi trae in inganno, sarebbe stato meglio renderlo più riconoscibile.
Il compromesso estetico di questo design così avveniristico sono le cornici, certamente pronunciate se si mettono a confronto con quelle minime dei nuovi Galaxy S20 presentati l’11 febbraio, ma è un limite che capisco certamente e su cui bisogna necessariamente chiudere un occhio. Tuttavia, essendo leggermente a rilievo rispetto al pannello, non facilita affatto i gesti a schermo (il dito trova un piccolo gradino), un dettaglio visto che tanti usano e continuano ad utilizzare i classici pulsanti di navigazione.
UN’IDEA CHE SI EVOLVE
Tanta carne al fuoco e poco tempo per esaurire le mie e le nostre curiosità, non vi ho infatti parlato dell’ottimo display Dynamic AMOLED che è uno dei protagonisti indiscussi, oltre a piegarsi sembra mostrare subito le sue qualità. Ci sarà poi tempo e modo per esplorare il comparto multimediale: le due fotocamere posteriori che ripercorrono molto da vicino la configurazione già vista sia sui Galaxy S10 che sui Galaxy S20 ma senza la “tele”. Peccato invece che l’audio sia mono, la capsula non viene infatti sfruttata come sui GS10/20.
La potenza poi non manca e sarà oggetto di discussione, al di là del fatto che possiamo considerarlo un top di gamma a tutti gli effetti, voglio mettere l’accento sull’utilizzo del fantastico chip Snapdragon 855+ che tanto abbiamo bramato per la nuova famiglia Galaxy. Il SoC ha tante qualità sotto diversi profili, ma è anche una certezza nei consumi che lascia ben sperare vista la batteria (doppia) da 3.300 mAh che, in questa prima giornata, di certo non mi ha deluso.
L’ultima buona notizia sta nella conferma della connettività, quindi slot per la nano SIM e possibilità di sfruttare, anche contemporaneamente, una eSIM (qui la nostra prova). Appuntamento quindi rinviato ai prossimi giorni per approfondimenti, live batteria e recensione completa!
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