Si potrebbe pensare che, con tutti i casi capitati sino ad ora e diventati di dominio pubblico, gli utenti di sistemi informatici siano almeno un po’ preparati a non cadere nelle trappole di chi diffonde virus e malware.
Ciò dovrebbe essere tanto più vero per quanti adoperano i computer di strutture ed enti pubblici, i quali dovrebbero stare ancora più attenti a non lasciarsi infinocchiare poiché dalle loro mani spesso passano i dati di molte altre persone.
Invece, evidentemente non è così. Un anno fa, gli uffici cittadini di Del Rio, in Texas, vennero messi in ginocchio da un ransomware che bloccò l’intero sistema informatico e costrinse gli impiegati a tornare a carta e penna per poter continuare a lavorare.
Ora uno scenario praticamente identico s’è verificato nel Regno Unito, per la precisione nel borough di Redcar e Cleveland.
Tutto è iniziato sabato 8 febbraio, quando il sito dell’amministrazione è diventato irraggiungibile. Poi la situazione è precipitata.
L’attacco del ransomware ha colpito sia i sistemi aperti al pubblico che quelli interni; si sono salvati soltanto quelli deputati a gestire le tasse sulla proprietà.
E così, come i colleghi d’oltreoceano già avevano fatto nel gennaio 2019, i dipendenti del borough hanno tirato fuori dai cassetti i fogli e tolto i cappucci alle penne, mentre i tecnici del reparto IT ricostruivano da capo il sistema informatico.
Sebbene gli attacchi di questo tipo, portati ai danni di uffici pubblici, siano quelli che fanno più notizia, bisogna sottolineare come siano sempre più numerose le realtà che vengono messe in seria difficoltà dalle epidemiedi ransomware.
Tra i casi più noti del recente passato ci sono i danni subiti dalla città di New Bedford nel Massachusetts (Usa) nello scorso settembre; quelli subiti a novembre da Virtual Care Provider, che gestisce i sistemi di oltre 110 case di riposo negli Stati Uniti; e quelli subiti a gennaio da diverse scuole californiane.