Ma la ricerca di intelligenze extraterrestri continua.
È stato uno dei più famosi esempi di crowdsurcing, consentendo a chiunque di cedere parte della potenza di calcolo del proprio Pc per portare avanti uno scopo preciso: nel caso specifico, la ricerca di intelligenze aliene.
Ora, però, il progetto Seti@Home si prende una pausa indefinita: a partire dal prossimo 31 marzo – come annunciato su Twitter – «il progetto cesserà di inviare ulteriore lavoro agli utenti».
SETI@Home è nato il 17 maggio 1999 a Berkeley: adoperava Boinc, la piattaforma di calcolo distribuito dell’università, per consentire a tutti gli aderenti di partecipare alla ricerca, contribuendo così al più vasto progetto Seti (Search for Extra-Terrestrial Intelligence).
Ogni volta che uno dei partecipanti a Seti@Home lascia il proprio computer acceso ma inattivo e connesso a Internet, le risorse della macchina vengono adoperate per eseguire dei compiti assegnati dal Progetto Seti: in questo modo, tutti i vari utenti domestici che partecipano finiscono per dare vita a un grande supercomputer distribuito, connesso tramite la Rete.
La cessazione di questa attività (che viene tuttavia considerata più che altro una «ibernazione» è dovuta al fatto che dal 1999 a oggi sono state elaborate moltissime informazioni, ed è giunto il momento di vagliarle attentamente per cercare di trarre delle conclusioni.
«Abbiamo bisogno di completare l’analisi a posteriori dei risultati che già abbiamo» e poi pubblicare il distillato di tutto il lavoro «in un articolo per una pubblicazione scientifica».
Anche se Seti@Home era probabilmente la più famosa iniziativa di questo tipo, nel corso degli anni altri progetti che sfruttano la medesima piattaforma sono ancora attivi.
Alcuni di essi riguardano anche problemi – per così dire – di attualità: è il caso di Folding@Home, che svolge ricerche sulle malattie e di recente ha iniziato a occuparsi della Covid-19.