E’ finalmente arrivato il DJI Mavic Air 2 , l’anello mancante della famiglia, un drone spettacolare! Si piazza a metà strada tra un Mavic Pro 2 e un Mavic Mini per dimensioni e peso, ma è molto più simile al top di gamma, anzi per alcuni aspetti riesce addirittura a migliorarlo.
Pilotare un drone per svago o per scopi professionali è una pratica che si sta diffondendo sempre di più, e mentre sta per entrare in vigore il nuovo regolamento europeo droni, DJI piazza sul mercato un piccolo UAS capace di mettere d’accordo tutti. E’ divertente e dotato di funzioni avanzate, facilissimo da pilotare ma adatto anche a realizzare riprese professionali, il tutto ad un prezzo molto interessante. E’ perfetto? Certo che no, ma vi diciamo tutto nella nostra recensione completa.
INDICE
DESIGN E COSTRUZIONE
DJI Mavic Air 2 ha un design che ricorda molto da vicino il fratellino Mavic Mini e il fratellone Mavic Pro 2, la linea spigolosa è la stessa e le dimensioni sono a metà strada tra i due:
- Folded: 180×97×84 mm
- Unfolded:183×253×77 mm
- Peso: 570 grammi
E’ chiaramente un drone pieghevole e facilmente trasportabile, seppur non raggiunga la portabilità estrema del Mini. La costruzione è in plastica e non trasmette una grande fiducia a primo impatto, in realtà solo il corpo centrale è in policarbonato leggero (sicuramente per contenere il peso) mentre i braccetti richiudibili sono decisamente solidi.
Non può volare sotto la pioggia, attenzione!
Da segnalare il fatto che per il trasporto non è necessario inserire un fermo per la videocamera, è sufficiente coprirla con l’apposito “cappello” protettivo in plastica, che poi andrà rimosso per il volo.
Le eliche sono di tipo low noise, come quelle viste per la prima volta sul Mavic Pro Platinum di prima generazione, in effetti il Mavic Air 2 non è particolarmente rumoroso, lo è decisamente meno del Mini e leggermente più acuto del Pro 2, ma sopra i 30 metri di altezza il suo diventa un ronzio appena percettibile. Usato in modalità sport diventa invece bello corposo, con un rumore sordo che fa percepire al pilota note ad alto tasso di gradimento.
SE CADE RIMBALZA
Ok, non è proprio così, ma sciaguratamente abbiamo avuto l’opportunità di testare la resistenza ad un paio di cadute da pelle d’oca e lui non si è fatto nemmeno un graffio. In realtà su questo fatto ci torneremo più avanti perché le cadute sono un’eventualità non così remota a causa di una lacuna hardware importante.
Intelligente la progettazione del gimbal, protetto dagli urti su tutti i lati. La cam è certamente la parte più preziosa del drone, meglio sacrificare le eliche o ammaccare un po’ la struttura piuttosto che rovinare gimbal e fotocamera, questa è la filosofia con cui è posizionato il sistema di acquisizione di immagine.
Il gimbal a 3 assi ha un efficace sistema sospensivo non particolarmente lasco, ci sono due braccetti orizzontali e un braccetto verticale. E’ lo stesso del Mavic Mini e del Pro 2, praticamente perfetto.
PESO: ATTENZIONE ALLE REGOLE
Togliamoci subito il dente, DJI Mavic Air 2 non è un drone per tutti se guardiamo al regolamento. In particolare ci riferiamo al regolamento europeo droni che entrerà in vigore a partire dal 1° luglio 2020 (pare possa essere spostato al 1° gennaio 2021 a causa del Covid-19).
Il drone è marchiato CE possiede tutti i requisiti tecnici per rientrare in OPEN A1C1, potrebbe dunque volare sopra alle persone e nei centri urbani dopo l’entrata in vigore del nuovo regolamento europeo. Mancherebbe solo un transponder ma non è ancora chiaro se e come verrà previsto sui droni sopra i 250 grammi.
Questo prodotto non ha però la nuova dicitura C1 come dovrebbe avere con l’entrata in vigore del regolamento europeo, al momento non è quindi possibile stabilire se ciò pregiudicherà la possibilità di volare in A1 o se verrà inserito nella categoria A3 (volo lontano dalle persone)
Abbiamo chiesto una dichiarazione ufficiale a DJI in tal senso e la risposta fa ben sperare:
The technical standards are still being worked on by authorities, and Mavic 2 Air, similar to all our drones, can be used in the open category with certain restrictions until June 2022.
In an ideal world it would have been great if the standards were ready and we could label the product in accordance with the regulation. However, as this is not the case, we would actually be in breach of the rules by labelling it without knowing if it will/can comply with final requirements.
Hopefully we can find a way of retroactively showing compliance and allowing people to obtain necessary full operational approval once standards are finalised.
Traduzione:
Gli standard tecnici sono attualmente ancora in fase di definizione presso le autorità, e il Mavic 2 Air, come gli altri nostri droni, può essere usato all’interno della categoria open con alcune restrizioni fino a giugno 2022.
In un mondo ideale sarebbe bello che gli standard tecnici fossero già pronti e noi potessimo quindi etichettare il prodotto in accordo con la regolamentazione. Tuttavia non è questo il caso e finiremmo in una violazione delle regole ponendo l’etichetta (CE-01 ndr) senza sapere se il prodotto potrà e sarà rispettoso della regolamentazione. Speriamo comunque di poter trovare il modo per rendere retroattiva l’attinenza alle regole e consentire ai nostri clienti di ottenere la piena licenza operativa una volta che gli standard saranno finalizzati.
Lo scenario è in via di definizione, non è completamente chiaro dunque il destino del Mavic Air 2 con il nuovo regolamento europeo droni, confidiamo che DJI, dalla sua posizione di leader di mercato, possa trovare la quadra per non penalizzare un drone che a tutti gli effetti avrebbe tutto il diritto di appartenere alla categoria A1C1.
Per rientrare nelle categorie OPEN bisogna in ogni caso rispettare i limiti imposti di 120 m di altezza e volo a vista (VLOS, visual line of sight), altrimenti si rientra nelle categorie SPECIFICA e CERTIFICATA ed è tutto un altro paio di maniche (sono fatte per i professionisti).
Qual è la principale differenza con il Mavic Mini? Il patentino. Con il Mini (categoria A1C0) non avrete bisogno di sostenere un esame e guadagnare un patentino valido per 5 anni, con il Mavic Air 2 si. Ricapitolando, quali sono i requisiti da rispettare per poter volare con il Mavic Air 2?
- Registrazione sul portale D-Flight (6 Euro una tantum per gli amatori/ 96 Euro per i professionisti)
- Registrazione proprietario come pilota SAPR (gratis per gli amatori, 24 Euro/anno per i professionisti)
- Assicurazione (vale per tutti i droni)
- Patentino A1/A3 (31 Euro quando superato fino al 1° luglio, 31 Euro per ogni tentativo dopo il 1° luglio)
Nei link che trovate qui sotto potete approfondire il discorso sul regolamento europeo droni e sul patentino, fatelo se state valutando l’acquisto di un Mavic Air 2.
MANOVRABILITA’: UNO SPASSO
Volare con il DJI Mavic Air 2 è facilissimo e super divertente. Avrete a disposizione tre modalità di volo: tripod, normal e sport. Nella prima i sensori saranno attivi e la velocità è limitata 5 m/s in T Mode, sale a 12 m/s in N Mode e 19 m/s in S Mod (68 Km orari). La velocità di ascesa va da 1 m/s in T, a 4 m/s in S.
Al di là dei numeri l’aspetto più interessante è l’estrema manovrabilità del drone, i comandi rispondono bene, sono progressivi e personalizzabili. Il comportamento in aria è prevedibile e sempre costante anche quando siamo vicini a terra, bisogna solo ricordare che in S Mode i sensori anti collisione sono disabilitati. Mavic Air 2 è più agile di un Pro 2, più rapido nei movimenti e reattivo, è però decisamente più stabile di un Mini e meno nervoso.
Ci siamo divertiti parecchio in questi giorni anche solo a scorrazzare full throttle in giro per la campagna e a pelo d’acqua in modalità FPV, con un drone così facile e veloce viene voglia di rischiare più del dovuto, occhio quindi a rispettare le regole senza mettere in pericolo gli altri. Un oggetto da oltre 500 grammi lanciato a 68 Km può fare decisamente male!
SENSORI
A bordo del DJI Mavic Air 2 sono equipaggiati diversi sensori, mancano però quelli laterali, un vero colpo al cuore perché sarebbero stati utilissimi.
- Anteriori
- Precision Measurement Range: 0.35-22.0 m
- Detection Range: 0.35 to 44 m
- Effective Sensing Speed: 12 m/s
- Field of View (FOV): 71° (horizontal), 56° (vertical)
- Posteriori
- Precision Measurement Range: 0.37-23.6 m
- Detection Range: 0.37-47.2 m
- Effective Sensing Speed: 12 m/s
- Field of View (FOV): 44° (horizontal), 57° (vertical)
- Inferiori
- ToF Measurement Range: 0.1-8 m
- Hovering Range: 0.5-30 m
- Vision Sensor Hovering Range: 0.5-60 m
A tutto ciò si aggiunge una bel LED di illuminazione del terreno che si attiva automaticamente in scarse condizioni di luce oppure manualmente quando il pilota lo desidera. E’ comodissima anche di giorno per vedere bene il drone quando si trova in alto con molta luce.
Sulle estremità dei 4 braccetti ci sono 4 LED (due rossi fissi e due verdi lampeggianti), tutti insieme rendono il drone ben visibile anche di notte, nel caso foste così arditi da provare un volo alla cieca. Ricordiamo che i sensori funzionano anche al buio ma il vostro occhio un po’ meno, valutate attentamente.
Tutti questi sensori insieme al software costituiscono il sistema di rilevamento e elusione degli ostacoli APAS 3.0, un sofisticato insieme di algoritmi che permettono al drone di mappare l’ambiente costantemente, capire dove sono gli ostacoli ed evitarli senza rinunciare ad un movimento fluido e cinematografico.
APAS 3.0 riesce a dare il meglio nelle modalità di volo Focus Track, proprio in queste condizioni però si sente enormemente la mancanza dei sensori laterali. Il drone infatti è autonomo e vola con una fluidità incredibile anche attraverso gli ostacoli, a patto che li incontri frontalmente e mai muovendosi lateralmente, il quel caso inevitabilmente ci finirà contro.
RADIOCOMANDO: BRUT E BUN (con OCUSYNC 2.0)
Qui in Piemonte lo definirebbero proprio così, in onore dei favolosi biscotti delle feste. Brutto e sgraziato ma incredibilmente pratico e performante quando bisogna semplicemente usarlo.
Il radiocomando è una novità per il mondo DJI, tutto in plastica solida, piuttosto pesante ma è un espediente voluto per bilanciare la massa quando si va ad installare lo smartphone. Ecco, proprio questo punto ci ha convinto al 100%. Avevamo un po’ di timore per la qualità della trasmissione vista l’assenza di antenne e il posizionamento dello smartphone, in realtà tutto funziona a meraviglia e la posizione alta dello schermo aiuta molto nel volo perché permette di tenere sempre lo sguardo alto, dimenticandosi di guardare i controlli.
Gli stick si possono rimuovere per il trasporto e vengono alloggiati in due appositi incavi nella parte bassa. Frontalmente c’è un tasto per il riposizionamento dell’ home point (punto di atterraggio), il tasto di accensione, 4 led di stato per la batteria, lo switch triplo per le modalità di volo e due tastini rapidi: uno per il passaggio tra modalità foto e video e l’altro programmabile, di defalut impostato per l’accensione manuale della luce di illuminazione del terreno.
L’impugnatura è molto comoda ed è favorita da due inserti in gomma posizionati strategicamente nella parte bassa, al centro si trova invece un potente (fin troppo) speaker. Con l’indice di entrambe le mani si raggiungono facilmente altri due controlli, per avviare la registrazione foto/video e per regolare il tilt della fotocamera, quest’ultimo è morbido ma consistente e permette di regolare con grande precisione e sensibilità il posizionamento del gimbal.
Guardando la struttura verrebbe da pensare che i tasti laterali dello smartphone possano venire schiacciati dal morsetto che lo tiene in posizione, in realtà non è così grazie ad apposite scanalature negli alloggiamenti in gomma in cui si appoggia. Il sistema di aggancio è molto pratico ed immediato, molto più che per i vecchi radiocomandi.
La trasmissione è affidata alla tecnologia OcuSync 2.0, la stessa che ritroviamo sui modelli superiori. Permette una trasmissione video allo smartphone in FullHD a 30 fps o HD a 60 fps, la portata teorica massima del segnale è di addirittura 10 Km in configurazione FCC (con le regole di emissione elettromagnetica USA) mentre in Europa si ferma a 6 Km.
Con questo dettaglio si comprende come questo drone possieda spiccate doti per lavori professionali, se avete le giuste autorizzazioni potete divertirvi. Attenzione però, con la batteria si riescono a coprire al massimo 18,5 Km in condizioni puramente ideali, tenetevi l’energia necessaria per tornare indietro!
A proposito del radiocomando dobbiamo menzionare l’autonomia, da 10! Chi vi scrive ha sempre trovato un po’ risicata quella dei radiocomandi dei Mavic Pro, sempre un filo giusta. Ecco, con questo nuovo comando remoto si può star tranquilli, regge tranquillamente 3/4 ore di volo ma con una piccola ricarica (rapida via type-c) andate avanti fino alla noia. Se prevedete di rimanere fuori tutta la giornata calcolate che la batteria del controller consente almeno 6 voli completi ad esaurimento delle batterie del drone, quindi con un piccolo power bank al seguito potete volare per 6-8 ore di fila.
TRANSPONDER ADS-B
DJI Mavic Air 2 è equipaggiato con la tecnologia aeronautica che DJI chiama Airsense Technology, un sistema radio che trasmette e riceve informazioni da altri droni dotati della stessa tecnologia, aerei ed elicotteri ed è in grado di avvisare il pilota del pericolo imminente.
Attenzione a non confondere questo tipo di apparato con il transponder previsto dal regolamento europeo droni, sono cose diverse.
DJI segnala che a causa delle difficoltà produttive legate al Covid-19, in una fase iniziale solo i droni previsti per il mercato USA saranno provvisti di tale sistema.
AUTONOMIA DI VOLO: NIENTE MALE
DJI dichiara 34 minuti per il suo Mavic Air 2, li abbiamo verificati in effetti, non si sbaglia anche con una discreta ventilazione. In hovering si scende di un paio di minuti, così come nei voli a rotta di collo in modalità sport. Chiaramente se vi alzate molto di quota il consumo energetico aumenta esponenzialmente.
Il risultato non è affatto male e si erge a record per i droni consumer di DJI, ottimo.
FOTO E VIDEO: DA RIFERIMENTO
Partiamo con un po’ di specifiche: il nuovo DJI Mavic Air 2 è equipaggiato con una fotocamera con ottica equivalente a focale fissa 24 mm e apertura F/2.8 non variabile e FOV di 84 gradi. Il sensore è un Sony IMX 586 da 48 MP (12 MP in pixel binning) da 1/2″ di tipo CMOS, la stabilizzazione è affidata al gimbal a 3 assi.
Qualche considerazione: il sensore è buono ma non ottimo, si tratta di un modulo integrato sugli smartphone di fascia medio-alta del 2019 che non ha mai convinto fino in fondo con poca luce. Lo troviamo adatto alla fotografia da drone che richiede alta risoluzione e dettaglio, probabilmente il nuovo Sony IMX 689 da 48 MP (visto su OnePlus 8 Pro) sarebbe stata la scelta migliore, peccato.
La considerazione sul sensore vale più che altro per le foto, mentre in video entrano in gioco altri meccanismi. Tant’è vero che rispetto al Mavic Pro 2 la differenza c’è ma solo nelle foto.
JDI ha comunque lavorato piuttosto bene per offrire alcune funzioni software aggiuntive per massimizzare la resa di foto e video, vediamo in questo lungo elenco il riassunto di tutte le modalità di registrazione.
- FORMATO
- Foto: JPEG/DNG (RAW)
- Video: MP4/MOV (H.264/MPEG-4 AVC, H.265/HEVC) normale e D-Cinelike fino a 120 Mbps
- ISO
- Video: 100-6400
- Foto (12 MP): 100-3200 (Auto) 100-6400 (Manual)
- Foto (48 MP): 100-1600 (Auto) 100-3200 (Manual)
- RISOLUZIONE FOTO
- Foto: 12 MP – 48 MP
- RISOLUZIONE VIDEO
- 4K Ultra HD: 3840×2160 24/25/30/48/50/60 fps
- 2.7K: 2688×1512 24/25/30/48/50/60 fps
- FHD: 1920×1080 24/25/30/48/50/60/120/240 fps
- 4K Ultra HD HDR: 3840×2160 24/25/30 fps
- 2.7K HDR: 2688×1512 24/25/30 fps
- FHD HDR: 1920×1080 24/25/30 fps
- MODALITA’ FOTO
- Automatic Exposure Bracketing (AEB): 12MP, 3/5 Frames at 0.7EV Bias
- Timer: 12 MP 2/3/5/7/10/15/20/30/60 seconds
- SmartPhoto: riconoscimento scena, HyperLight (modalità notturna), HDR
- HDR Panorama: Verticale (3×1): 3328×8000 pixels – Wide (3×3): 8000×6144 pixels – 180° Panorama (3×7): 8192×3500 pixels – Sfera (3×8+1): 8192×4096 pixels
- MODALITA’ VIDEO
- Normale (tripod, normal, sport), HDR, Slowmotion (FullHD 240 fps)
- Hyperlapse 8K (percorso, libero, cerchio, direzione)
- Quickshot (dronie, ascesa, cerchio, boomerang, spirale, asteroide)
- Focus track: Point of Interest 3.0, Spotlight 2.0, Active track 3.0 (solo 4K/30fps, 2,7K/60fps e 1080p/60fps)
FOTO
La qualità delle foto è convincente, senza però sorprendere. Le funzioni di ottimizzazione della scena sono comode per rilanciare le foto immediatamente sui social, diventano invece controproducenti se si è intenzionati a lavorare in post produzione con un po’ di editing, in ogni caso c’è la possibilità di salvare in DNG.
Interessanti le foto in notturna ma la qualità ha ancora ampi margini di miglioramento, con la modalità a 48 MP la luce deve essere ottima altrimenti il dettaglio viene coperto dal rumore.
VIDEO
La qualità pura dell’immagine è eccellente, i video in 4K a 60 fps sono realizzati in H265 con una profondità di 120 Mbps, a livello di una mirrorless di fascia medio-alta. Benissimo anche il FullHD a 60 fps che non è affatto da scartare come opzioni, così come il 2,7K che rimane una possibilità sempre valida.
A 30 fps, qualunque sia la modalità di volo, il rolling shutter è abbastanza vistoso non appena la luce disponibile non è moltissima. Il motivo è semplice, l’apertura F/2.8 non è delle migliori su un sensore di piccole dimensioni, i tempi di posa vengono abbassati al limite e il risultato è un po’ di effetto sfocato quando il drone si muove con movimenti di pan.
La cosa che stupisce di più però sono le modalità di volo intelligenti, tante e sempre di grande effetto.
Quickshot:
Sono 5 e divertenti, non sono una novità in senso assoluto ma ovviamente qui funzionano bene e possono fruttare l’alta qualità di registrazione video.
Focus Track:
Questa è la vera novità e si divide in Spotlight 2.0 (il drone mantiene il soggetto al centro mentre l’operatore può governare il drone), Active track 3.0 (il drone segue autonomamente il soggetto evitando ostacoli, può essere in modalità follow o parallela) Point of interest 2.0 (il drone ruota attorno al soggetto autonomamente mentre il soggetto si muove nell’ambiente).
L’active track 3.0 è impressionante, il drone mantiene la quota in modo intelligente evitando gli ostacoli inferiori, frontali e posteriori, i movimenti sono fluidi e realistici, l’effetto lascia a bocca aperta. Inoltre gli algoritmi lavorano per prevedere il posizionamento del soggetto anche quando questo scompare dalla scena oscurato da altri oggetti, ad esempio dietro un albero.
Hyperlapse 8K
Saranno disponibili da metà maggio con un aggiornamento, noi abbiamo provato una versione iniziale. I timelapse sono di grande qualità e sfruttano la straordinaria stabilità del drone in aria. Si possono regolare i frame, il percorso e i tempi e poi il Mavic Air 2 farà tutto da solo. Si può scegliere tra percorso, libero, cerchio e direzione
[embedded content]
VIDEO SENZA COMPRESSIONE IN ARRIVO.
APP DJI FLY: MOLTO SEMPLICE (TROPPO?)
Per volare con il DJY Mavic Air 2 bisogna utilizzare l’app DJI FLY, gratuita su Play Store e App Store per Android e iOS.
L’app è ben realizzata, semplice ed intuitiva dalle fasi preparatorie del decollo fino alla gestione di modalità di volo e registrazione di immagini. Per un neofita è certamente il modo migliore per imparare ad usare un drone, mentre se provenite da precedenti modelli con DJI GO 4 vi sembrerà che manchi qualcosa.
In effetti le modalità di volo sono state snellite e alcune cose si attivano dal telecomando (tripod, sport, normal) oppure tappando direttamente sullo schermo quando le condizioni del drone lo permettono. Alcune operazioni perà non sono così chiare, per esempio per attivare le varie possibilità di registrazione con focus track bisogna toccare il soggetto sullo schermo e trascinare, non troppo velocemente (altrimenti non succede nulla) e non troppo lentamente, altrimenti si entra nella modalità di regolazione del gimbal. Inoltre tutto ciò non funziona se avete selezionato la modalità video in un formato non supportato dal focus track, come il 4K 60 fps e l’app non restituisce alcun messaggio di errore, semplicemente non succede nulla.
I controlli per foto e video sono automatici o manuali, non essendoci elementi fisici sul radiocomando però, vi troverete ad usare pochissimo la regolazione su tempi di esposizione, iso, compensazione dell’esposizione. Potete farlo via software ma non è molto pratico. Tra le impostazioni troverete tutto ciò che serve per la gestione del radiocomando, impostazioni di sicurezza, gestione della registrazione di foto e video
IN CONCLUSIONE
Trovare dei difetti al DJI Mavic Air 2 è davvero difficile, è un prodotto a fuoco per prezzo, caratteristiche e funzionalità, potrebbe potenzialmente piacere a tutti: sia a chi vuole qualcosa in più di un Mini, sia a chi vorrebbe qualcosa di più leggero e meno costoso di un Mavic Pro, si piazza a metà ma fa tutto bene quanto basta per lasciare completamente soddisfatti.
Costa 849 Euro nella variante base con drone, batteria, 2 eliche di scorta, cavetti adattatori e radiocomando. Prezzo che sale a 1049 Euro nella variante Fly More, che aggiunge alla dotazione base due batterie aggiuntive, la borsa per il trasporto, un set di filtri ND e un hub di ricarica multiplo per batterie.
Come detto all’inizio di questo articolo non è un drone perfetto, ma la percezione delle lacune cambia drasticamente in base alla vostra esperienza con il volo sui droni. Se provenite da un Mini vi sembrerà un oggetto magnifico, se provenite dal mondo dei Mavi Pro vi sembrerà divertente e leggero ma azzoppato dall’assenza dei sensori laterali e da un’app fin troppo sempliciotta. Noi ci aggiungiamo che fotograficamente è molto buono, ma la scelta di un sensore relativamente vecchio non ci ha convinto fino in fondo.
A chi lo consigliamo? A tutti quelli che vogliono entrare nel mondo dei droni in modo un po’ più completo e professionale (qualcuno ha detto patentino?) rispetto all’entry level Mavic Mini (recensione), la qualità dell’esperienza d’uso è nettamente migliore e il peso rimane sotto i 900 grammi, aspetto fondamentale per poter volare nei centri urbani. Il Mavic Air 2 però non mette in ombra il Pro 2, anzi, lo definisce meglio come drone top class, con una qualità dell’immagine complessivamente migliore e tutti i sensori che servono per essere sfruttato a cuor leggero, certo, il Pro 2 non è più un giocattolo e le limitazioni che lo colpiranno con nuovo regolamento europeo ne sono la chiara testimonianza.
VIDEO
[embedded content]