Il social network più narcisista. E, secondo una ricerca inglese, anche quello che fa meno bene alla salute dei suoi giovani frequentatori (millennial soprattutto). Ma anche quello dove le questioni serie e controverse lasciano il posto all’intrattenimento, liberandoci da un po’ di stress quotidiano. Luci e ombre di Instagram. Il social del momento è finito più volte in questi anni sotto la lente d’ingrandimento di psicologi e scienziati, interessati a capirne le dinamiche segrete e gli effetti su un numero sempre più ampio di utenti.
Perché milioni di persone sembrano preferirlo sempre più a social tradizionali come Facebook e Twitter? E, soprattutto, cosa ci dice quel mare di foto che ogni giorno genera la bellezza di 4,2 miliardi di “mi piace”? Sono diversi i filoni di studio, che svelano qualcosa in più di quello che, dopo che a giugno ha raggiunto un miliardo di utenti attivi, sembra essere a tutti gli effetti uno dei passatempi tecnologici preferiti dell’umanità.
Narciso 2.0. Altro che lago dove specchiarsi fino a caderci dentro: se il mito di Narciso rivivesse oggi, punterebbe diritto verso Instagram. Uno studio dell’Università di Swinburn del 2016 è arrivato addirittura a usare il social per definire due tipi di narcisisti, i narcisisti grandiosi e quelli vulnerabili.
I primi mostrano tratti come “esibizionismo, insensibilità, estroversione, manipolazione, superiorità, aggressività, indifferenza e ricerca di consenso”, mentre il narcisismo vulnerabile implica tratti come “inadeguatezza, vuoto e vergogna, rabbia reattiva, impotenza, ipervigilanza nell’insultare, timidezza”.
Questi ultimi, secondo i ricercatori, su Instagram pubblicherebbero foto di sé durante eventi importanti o in grado di impressionare i follower conditi da hashtag dove è presente la richiesta di essere seguiti, come il popolare #followforfollow. Questo perché “I narcisisti vulnerabili usano Instagram come piattaforma per cercare feedback positivi, visto che le persone cercano la convalida dagli altri per contribuire a rafforzare l’autostima”.
manipolatori col filtro! Naturalmente non tutti gli utenti di Instagram sono narcisisti. Anche se, secondo un sondaggio inglese su 10 mila millennial, datato 2017, il 64% degli intervistati ritiene che Instagram sia la piattaforma di social media più narcisistica. In realtà come spiega un’altro studio, condotto su 239 studenti, e pubblicato da Computers in Human Behavior, Instagram sembrerebbe attrarre anche chi risponde a questo identikit psicologico, perché propone interazioni superficiali, basate soprattutto sulla condivisione di foto e video (spesso arricchiti da gif e animazioni divertenti). E poi c’è la questione filtri. “I narcisisti – spiegano i ricercatori – possono pubblicare e manipolare foto specifiche per far sì che la loro vita e le loro vite appaiano in un certo modo”.
Curiosamente a dare agli utenti narcisisti di Instagram la loro dose di apprezzamento quotidiano sarebbero altri… narcisisti. A dirlo è il risultato di uno studio, che ha visto collaborare la Michigan State University (Usa) e la Sejung University di Seoul (Corea del Sud). I ricercatori si sono concentrati sul cosiddetto “narcisismo grandioso”, intervistando 276 partecipanti. Ebbene: “Mentre i non narcisisti indicavano atteggiamenti più negativi nei confronti dei selfie, come una minore intenzione di pubblicare autoscatti e minore intenzione di seguire gli utenti di Instagram che postavano selfie, i narcisisti si mostravano più intenzionati a seguire gli utenti di Instagram che pubblicavano selfie”.
Instagram e la salute mentale. Instagram sarebbe anche il peggior social network per la salute mentale e il benessere. A dirlo è un’indagine della United Kingdom’s Royal Society for Public Health, realizzata a maggio 2017, su circa 1.500 adolescenti e giovani adulti inglesi: se è vero che la piattaforma fotografica ha ottenuto un buon punteggio per l’auto-espressione e l’affermazione dell’identità, è stata anche associata ad alti livelli di ansia, depressione, bullismo e FOMO (Fear of missing out, la paura di esser tagliati fuori) e alla paura di perdere.
Il sondaggio intitolato #StatusOfMind, si è basato sulle interviste a 1.479 giovani di età compresa tra 14 e 24 anni, che hanno risposto a domande su come i vari social avessero ripercussioni su 14 diverse questioni relative alla loro salute mentale o fisica. Risultato? Sia Youtube, sia Facebook, ma anche Snapchat, Twitter e Instagram hanno ricevuto punteggi positivi perché danno la possibilità di esprimersi e di appartenere a una comunità, oltre a offrire supporto emotivo (attraverso reazioni e frasi di incoraggiamento).
Ma se Youtube ha ottenuto un punteggio elevato, perché fornisce accesso a informazioni attendibili sulla salute e perché aiuta a ridurre i livelli di depressione, ansia e solitudine degli intervistati, Facebook, Twitter, Snapchat e Instagram erano associate a un aumento della depressione e dell’ansia. “Vedere gli amici costantemente in vacanza o godersi le notti fuori può far sentire i giovani come se si perdessero mentre altri si godono la vita”, afferma il rapporto #StatusOfMind. “Questi sentimenti possono promuovere un atteggiamento di confronto e disperazione “.
E non solo. Secondo la ricerca, i post sui social media possono anche creare aspettative non realistiche e sentimenti di inadeguatezza e bassa autostima. Questo potrebbe spiegare perché Instagram, dove le foto personali sono al centro dell’attenzione, ha ricevuto i punteggi peggiori per le sue implicazioni su immagine del corpo e ansia. Come ha risposto un’intervistata: “Instagram fa sì che le ragazze e le donne si sentano come se il loro corpo non fosse abbastanza buono, in quanto le persone aggiungono filtri e modificano le loro immagini per farle sembrare perfette”. Che il problema sia particolarmente sentito se ne sono accorti anche gli operatori di Instagram, che da qualche tempo propongono a chi usa hashtag come #depression, la possibilità di poter contare su un supporto online immediato.
Un’oasi. Ma Instagram, per fortuna, avrebbe anche un impatto positivo sui suoi utenti: uno studio del 2018 dell’Università del Missouri-Columbia ha rilevato che, sebbene gli utenti di Instagram differiscano nei loro scopi nell’utilizzo della piattaforma, la maggior parte di essi lo frequenta perché offre loro una sorta di intrattenimento sociale e li libera dal confronto con immagini politiche o controverse, che invece imperano su altri social. Secondo TJ Thomson, tra gli autori dello studio, “Molte persone vedono Instagram come un’oasi in cui possono sfuggire ai problemi e alle preoccupazioni della vita quotidiana”. Il che spiegherebbe anche il successo delle foto di viaggio su Instagram: “Le foto di luoghi esotici e lontani riflettono anche molte caratteristiche positive che le persone sembrano apprezzare, come la bellezza, l’avventura e l’unicità”, conclude Thomson.