Il 2020 è stato un anno davvero ricco di novità in casa Apple, forse il più ricco di sempre, giusto per utilizzare un gergo comune alla mela morsicata. iPad, iPhone, Apple Watch, Airpods, e infine anche MacBook e Mac Mini; tutti i prodotti usciti da Cupertino negli ultimi anni hanno ricevuto un aggiornamento più o meno sostanzioso. Non era facile, visto anche il periodo storico poco fortunato a livello mondiale ma una volta di più l’azienda ha dimostrato la sua forza e la sua organizzazione.
Come appena scritto gli ultimi prodotti ad aver visto la luce in questo 2020 sono stati MacBook Air, MacBook Pro 13 e Mac Mini. Visti da fuori potrebbero sembrare identici ai precedenti o al massimo potremmo pensare al solito aggiornamento hardware minore ma in realtà la scocca di questi prodotti nasconde la più grande novità da diversi anni a questa parte, potremmo definirla una vera e propria rivoluzione. Parlo ovviamente del nuovo chip Apple Silicon M1, di cui si è tanto parlato nei mesi scorsi e che per la prima volta possiamo provare per davvero. Come va? Ve lo racconto subito!
SOMMARIO
FUORI È UGUALE, GIUSTAMENTE
Ho letto diverse recensioni e commenti di utenti che si sono lamentati del fatto che Apple non abbia cambiato il design dei propri nuovi MacBook, Air compreso, ma non sono del tutto d’accordo. Una rinfrescata poteva essere cosa buona, sicuramente, ma il design di MacBook Air è assolutamente ancora attuale e la scelta di Apple non è casuale ed è assolutamente condivisibile. Il cambio di piattaforma è già un passo di per se molto importante e mantenendo il design invariato si ha sicuramente un senso di maggiore continuità; un po’ come dire all’utente “tranquillo, è sempre il solito MacBook Air”. Anzi, per la verità è molto meglio, ma questo lo vedremo tra poco.
Resta quindi tutto quello a cui siamo stati abituati negli anni passati, tra cui lo spessore molto ridotto, la scocca interamente in alluminio e la grande, anzi grandissima attenzione nell’assemblaggio. Provo decine e decine di portatili ogni anno ma sono pochi quelli che mi restituiscono la stessa sensazione di solidità e eleganza di un MacBook. Se proprio devo muovere delle critiche riguardo la progettazione di questo prodotto vi posso dire che nel 2020 forse è giunto il momento di aggiornare la webcam, che mantiene la stessa accoppiata sensore-lente, resta a 720p ma migliora un pochino la qualità dell’immagine grazie al nuovo ISP.
Oltre alla webcam l’altra critica è rivolta alle porte di espansione. A bordo di questo MacBook Air abbiamo infatti solamente due USB-C con supporto Thunderbolt, oltre al jack audio. A mio modo di vedere si tratta di un quantitativo limitato che obbliga comunque all’acquisto di un hub multiporta. Avrei sicuramente preferito averne 4 come su alcuni altri modelli.
SCHEDA TECNICA MACBOOK AIR 2020
- Display:
- retroilluminato LED da 13,3″ (diagonale) con tecnologia IPS; risoluzione nativa 2560×1600 a 227 pixel per pollice
- risoluzioni supportate: 1680×1050, 1440×900, 1024×640
- luminosità 400 nit
- tecnologia true tone
- Chip:
- Apple M1
- CPU 8-core + GPU 7-core o CPU 8-core + GPU 8-core – varia in base ai modelli
- Neural Engine 16-core
- Memoria:
- RAM: 8GB di memoria unificata, configurabile sino a 16GB
- Storage: 256GB o 512GB, configurabili sino a 2TB
- Tastiera: Magic Keyboard retroilluminata
- Batteria:
- fino a 15 ore di navigazione web in wireless
- fino a 18 ore di riproduzione film sull’app Apple TV
- batteria integrata ai polimeri di litio da 49,9 wattora
- alimentatore USC-C da 30W
- Ricarica ed espansione:
- 2 porte Thunderbolt / USB 4 per ricarica, DisplayPort, Thunderbolt 3, USB 3.1 Gen 2
- Sicurezza: Touch ID
- Connettività Wireless: Wi-Fi 6 802.11 a/b/g/n/ac, Bluetooth. 5.0
- Videocamera: FaceTime HD a 720p
- Supporto video: supporto monitor esterno sino a 6K a 60Hz, uscita video digitale Thunderbolt 3
- Audio: altoparlanti stereo, Dolby Atmos, tre microfoni in array con beamforming direzionale, jack cuffie da 3,5mm
- Dimensioni e peso:
- altezza: 0,41-1,61 cm
- larghezza: 30,41cm
- profondità: 21,24cm
- peso: 1,29 kg
Veniamo quindi alla tastiera che come sull’ultimo modello è la nuova Magic Keyboard. Eliminato il meccanismo a farfalla che tanto aveva fatto penare Apple in passato si torna a quello a forbice, che personalmente apprezzo maggiormente non solo perchè meno incline a varie problematiche ma anche per via del feedback. Ovviamente è un giudizio soggettivo e non intendo influenzare nessuno ma dal momento che apprezzo le tastiere con un pochino di corsa in più il passaggio a questa nuova configurazione mi ha convinto.
Sempre ottimo il touchpad, uno dei punti forti di tutti i MacBook. Ottime le dimensioni, considerando quelle complessive, bene la scorrevolezza e sempre perfetta la precisione. Utilizzare un notebook senza mouse può essere a volte abbastanza scomodo, ma non per questo MacBook Air. Ai lati della tastiera troviamo poi le feritoie dietro a cui si nascondono gli speaker che come sempre offrono un suono incredibile se consideriamo lo spazio a disposizione e quindi le misure degli altoparlanti inseriti nella scocca. L’audio prodotto molto più pieno e corposo di quanto ci si possa aspettare e il volume inaspettatamente alto. Bella storia!
IL DISPLAY MIGLIORA
Il display è da sempre uno degli elementi più importanti quando parliamo di un MacBook e in questa nuova generazione Apple ha deciso di migliorare ulteriormente quello presente sul nuovo Air ampliando il supporto allo spazio colore DCI P3. Le dimensioni sono infatti invariate rispetto al passato così come resta identica anche la risoluzione del Retina Display: 2560×1600 pixel. Cambia però la vividezza dei colori che sono ora più accesi e brillanti.
La misurazione con il nostro colorimetro parla di una copertura leggermente superiore all’80% proprio in relazione allo spazio colore P3. Un ottimo risultato se consideriamo che il precedente Air si fermava a circa il 60% e che le soluzioni concorrenti sono in media sullo stesso livello. Come sempre è poi discreta anche la precisione nella riproduzione dei colori con dei delta E decisamente contenuti.
Non è invece elevatissima la luminosità massima; parliamo di circa 370 cd/mq, che non sono poche ma sono leggermente meno di quanto riusciva a fare il modello precedente. Al chiuso il pannello è comunque sempre ben visibile anche mantenendo un livello di luminosità del 60-65%, mentre in esterna avrete qualche difficolta in più soltanto sotto la luce diretta del sole.
In generale rimane comunque un display piacevole da osservare e sicuramente uno dei migliori all’interno della propria categoria di prezzo. Qualcuno pensa anche possa trattarsi dell’ultima serie di MacBook con classici display LCD e che dal prossimo anno si passerà per tutti alla tecnologia MiniLED ma sinceramente credo che, almeno per quanto riguarda l’Air, occorrerà attendere ancora qualche tempo.
APPLE SILICON M1
Dicevamo quindi che la novità più importante si nasconde all’interno di questo Mac Mini ed è rappresentata dalla presenza del nuovo chip Apple Silicon M1, un vero e proprio concentrato di novità e innovazione. Le caratteristiche principali di questo nuovo SoC risiedono nella presenza di una CPU octa-core (4 core ad alte prestazioni e 4 a basso consumo)e di una GPU a otto core (o 7 nel caso di questo Air) , entrambe impacchettate nello all’interno dello stesso package.
Per quanto riguarda il comparto CPU, i 4 core ad alte prestazioni supportano l’esecuzione di architetture ultra-wide (occorrono maggiori dettagli in merito, ma è probabile che saranno solo questi i core che verranno utilizzati da Rosetta 2) e condividono 12 MB di cache L2 (in aggiunta ai 128 KB di data cache e 192 KB di cache per le istruzioni). Il cluster a basso consumo, invece, supporta solo l’architettura wide e condivide 4 MB di cache L2 (e 64 KB di data cache e 128 KB per le istruzioni). Questo è in grado di eguagliare le performance della CPU dual core presente sull’attuale (ormai precedente) MacBook Air base di gamma.
Lato GPU, invece, Apple ha equipaggiato l’M1 del MacBook Air con una soluzione a 7 core in grado di erogare 2,5 TFLOPS di potenza. Si tratta di un dato che posiziona la GPU su un livello nettamente superiore rispetto a tutte le altre soluzioni integrate presenti sul mercato. Questo permette a M1 di gestire con facilità carichi di lavoro relativamente pesanti, come il rendering video in 4K e il casual gaming, con prestazioni più elevate.
La scelta di integrare tutti i principali componenti in un solo chip ha permesso ad Apple di rivedere l’utilizzo della memoria, la quale ora è condivisa tra tutte le componenti, senza dover quindi separare quella di sistema da quella video. Sebbene in molti parlino ancora di RAM, Apple ha definito questa come UMA, o unified memory. In altre parole tutte la memoria ad ampia larghezza di banda e bassa latenza è unificata e inserita all’interno di un package con design custom studiato appositamente per fare in modo che tutte le componenti del SoC possano accedere agli stessi dati senza dover creare pool di memoria differenti. Questo porta ad un accesso più rapido ai dati e ad un minore consumo di memoria.
Ultimo dettaglio, non per importanza, M1 è il primo chipset in ambito PC ad essere realizzato con processo produttivo a 5nm. Il nuovo processo produttivo e il cambio di architettura ha permesso ad Apple di migliorare notevolmente il rapporto performance/Watt; raggiungere le prestazioni di un chip equivalente richiede appena 1/4 dell’assorbimento energetico.
COME VA QUESTO AIR?
Bene, vi ho raccontato come esteticamente non sia cambiato nulla rispetto al passato e cosa invece è successo sotto la scocca di questo MacBook Air. Una vera e propria rivoluzione, non c’è altro modo per definirla. Ma come tutte le rivoluzioni fino a che non si ha la possibilità di provare con mano resta sempre un pochino di incertezza e quindi ho voluto andare a fondo e utilizzare questo MacBook per alcune settimane prima di darvi un giudizio definitivo e che fosse basato su un’esperienza diluita nel tempo, senza farsi prendere dai facili entusiasmi iniziali e dai numeri dei quattro benchmark sventolati online in molte occasioni.
Che questo SoC sia in grado di sbaragliare gran parte della concorrenza in fatto di test sintetici lo sappiamo e, considerandone le caratteristiche e l’architettura un pochino ce lo aspettavamo. Difficilmente ho visto Apple lanciare sul mercato qualcosa di abbozzato e anche in questa occasione ha confermato di muoversi solo con cognizione di causa.
Questo per dirvi che ero preparato ad avere di fronte una macchina che andasse bene; ma non così tanto bene! L’approccio con un prodotto di questo tipo deve essere per forza di cose prudente, ci sono limiti fisici che non permettono di sviluppare un certo tipo di potenza di calcolo per via delle temperature che si possono raggiungere all’interno della scocca. Ecco, dimenticatevelo. Questo MacBook Air è una macchina eccezionale proprio per quanto riguarda il rapporto prestazioni/consumi/temperature, un piccolo miracolo che spero possa essere davvero uno stimolo per tutta quanta la concorrenza.
Nel mio utilizzo lavorativo di tutti i giorni fatto per lo più di navigazione, videoscrittura, gestione mail, photoshop, social, messaggistica istantanea e streaming video, le prestazioni sono sempre superlative. Non ho mai notato un lag o un rallentamento importante nemmeno sotto pieno carico e non mi sono mai trovato nella situazione di dover chiudere qualche programma o attendere il caricamento di un elemento.
La UMA, o Unified Memory, di cui abbiamo parlato prima, è una vera svolta da questo punto di vista perchè permette un accesso talmente rapido alla memoria a breve termine da garantire una reattività unica. Anche quando in background, in uno stato che è una sorta di ibernazione, le app sono sempre pronte per essere risvegliate in una frazione di secondo. In questo modo vi sembrerà di non averle mai nemmeno abbassate a icona o messe in secondo piano.
Durante queste settimane di utilizzo mi è capitato di aprire un numero di software e applicazioni che avrebbe mandato in tilt qualsiasi portatile senza notare il minimo affanno e soprattutto senza nessun episodio di thermal throttling, dettaglio reso ancora più assurdo dal fatto che questo notebook sia completamente fanless, e quindi di conseguenza anche sempre inesorabilmente silenzioso.
Proprio la gestione termica è uno dei punti a favore di questo Air. Grazie ad un programma di monitoring ho potuto osservare le temperature dei componenti interni e vi posso dire che nell’utilizzo lavorativo di tutti i giorni il nostro M1 non va mai oltre i 40 gradi. Quando carichiamo al massimo il SoC per un periodo di tempo prolungato le temperature ovviamente salgono, ma sarebbe stato strano il contrario.
Siamo di fronte al portatile definitivo? Possiamo farci qualsiasi cosa? Beh, ovviamente no, ci sono comunque dei limiti per quanto si raggiungano molto più in la di quanto ci si aspetterebbe. Per mettere alla corda MacBook Air ho dovuto infatti usare Handbrake (software non nativo) per convertire un video MKV in 8k ad un MP4 in 4K, un’operazione che metterebbe in difficoltà moltissimi concorrenti anche più potenti.
Dopo circa un minuto le temperature sul SoC hanno raggiunto gli 80 gradi e ho iniziato a vedere diminuire la percentuale di utilizzo della CPU. Ecco quindi che sono comparsi i primi rallentamenti, anche abbastanza evidenti, e il sistema è divenuto rapidamente ingestibile. Giusto così, altrimenti i modelli Pro con un sistema di dissipazione attiva non avrebbero avuto alcun senso e questo Air sarebbe stata la macchina definitiva. Comunque tranquilli, anche così il MacBook Air resta una macchina sorprendente e con una potenza di calcolo che basta e avanza per il 90% degli utenti e forse più.
Ma parliamo un attimo anche di GPU che non è sicuramente potente come una scheda grafica dedicata ma permette di muoversi in maniera abbastanza agevole in tutte le operazioni che ne richiedono l’intervento. Il passo avanti rispetto alle integrate Intel delle precedenti generazioni è evidente e questa nuova scheda grafica permette di sfruttare l’accelerazione grafica Metal in diversi contesti con prestazioni molto migliori.
Se si utilizzano programmi già ottimizzati per Metal quindi, si possono portare a termine processi che in passato avremmo affrontato solo con i modelli Pro. Montare semplici video in 4K con Final Cut Pro, ad esempio, è certamente possibile; magari ci vorrà qualche secondo in più per completare un render rispetto ad una soluzione con grafica discreta ma in generale sono prestazioni che fino a poco tempo fa ci saremmo sognati con una GPU integrata.
Ci si può giocare? Sì, scendendo a qualche compromesso in termini di risoluzione e di dettaglio si riescono a far girare titoli come Rise of the Tomb Raider ad un framerate accettabile. I titoli più leggeri come Asphalt o Rayman per Apple Arcade girano invece senza alcun problema.
ROSETTA 2, UN PICCOLO MIRACOLO
Ok, questo MacBook Air va davvero alla grande ma non era assolutamente scontato che fosse così. Il cambio di architettura è un passo molto importante e pieno di rischi. Quello più grande è sicuramente dato dalla compatibilità dei software che utilizziamo tutti i giorni. Questi ultimi, infatti, fino a poco tempo fa erano scritti soltanto per essere eseguiti su sistemi x64 o x86, mentre qui servono app e software che possano girare su una architettura arm64. Alcuni sviluppatori hanno già da tempo creato un codice universale per le proprie app, che contiene quindi le istruzioni per girare su entrambe le piattaforme. Per questi software e per quelli già convertiti non ci sono ovviamente problemi, ma l’interrogativo riguarda proprio i programmi x86/64, che sono ancora la maggior parte.
Bene, per tutti questi software Apple ha rispolverato Rosetta, ovviamente aggiornata alla versione 2.0. Di cosa si tratta? Qualcuno lo definisce erroneamente un emulatore ma in realtà Rosetta fa molto di più. Al primo avvio di una app non ancora arm64, in automatico il vostro Mac con M1 vi proporrà di installare Rosetta, per far sì che questa possa girare comunque in attesa della versione aggiornata con il nuovo codice.
A questo punto non dovrete fare altro che accettare e attendere il completamento dell’installazione del vostro software. Il primo avvio richiederà qualche secondo in più del normale, da 30 a 40 secondi per le app più pesanti, mentre per i successivi il caricamento sarà molto più rapido. In questo lasso di tempo Rosetta traduce in background il codice del software per fare si che questo possa essere eseguito senza problemi sulla nuova piattaforma M1. Sembra semplice ma vi assicuro che non lo è affatto; e soprattutto non è facile farlo con la stessa efficacia con cui viene fatto qui.
Ci si accorge in qualche modo del fatto che il software non giri nativamente? No, nella maggior parte dei casi non vi accorgerete di utilizzare un software non ottimizzato, anzi, alcuni di questi, anche grazie alla potenza di calcolo del nuovo SoC, girano anche meglio che nella versione nativa sui MacBook di precedente generazione. Davvero qualcosa di incredibile.
Ma è tutto oro quello che luccica? Ovviamente no. Apple stessa ha dichiarato che saranno necessari circa due anni prima che tutte le app vengano correttamente tradotte e nel frattempo potrebbe capitare di avere a che fare con alcuni software che non risulteranno totalmente compatibili anche dopo la traduzione binaria effettuata da Rosetta. A me è capitato con WinZip, con molti plugin per la suite Adobe e con un paio di altri software specifici per il monitoraggio delle risorse.
Diciamo che allo stato attuale il sistema è pronto per essere utilizzato senza riserve da tutti coloro che fanno un utilizzo abbastanza standard del proprio notebook. Navigazione, gestione mail, suite Office, streaming video, ma anche chi lavora con interfacce web; specialmente se utilizzate Safari o Chrome, entrambi già ottimizzati alla grande. Chi deve ancora stare attento o magari pazientare un pochino è l’utente che necessita di software specifici, che escono un pochino dall’ordinario. In quel caso meglio aspettare qualche mese o verificare prima che tutte le app che ci servono siano totalmente compatibili.
Chiudo con un cenno riguardo la possibilità di installare su questi nuovi Mac anche le app per iPhone o iPad. Si tratta di una novità sicuramente interessante ma a mio modo di vedere non esattamente pratica e utile al 100%. Le app per questi dispositivi mobile sono infatti studiate per l’interazione tramite touch screen e risultano quindi abbastanza scomode nell’utilizzo con trackpad o mouse. In alcuni casi può essere comunque utile avere la possibilità di gestire una stessa app sullo smartphone come sul MacBook ma in generale diciamo che è probabilmente la novità meno utile tra quelle introdotte.
AUTONOMIA OTTIMA
Ed eccoci a parlare di autonomia, un’altro punto fondamentale nella prova di questo prodotto. Il cambio di architettura e l’ottimizzazione del processo produttivo sono infatti due elementi che hanno permesso di migliorare davvero di molto le possibilità del nuovo MacBook Air, ma non solo, in termini di durata della batteria. Questo miglioramento era a mio modo di vedere abbastanza scontato ma non mi sarei comunque mai aspettato una durata simile.
Utilizzando il MacBook Air come mio notebook lavorativo per una intera giornata di lavoro, sempre senza alimentazione, sono riuscito ad arrivare a sera, dopo ben più di 8 ore, con ancora il 35% di carica residua. Vi assicuro che non mi sono risparmiato e per tutto il giorno ho tenuto aperte diverse applicazioni in background, ho navigato con Chrome con almeno 10-15 tab aperte, utilizzato Photoshop nella versione “tradotta” da Rosetta, ascoltato musica, tenuto sotto controllo le chat dell’ufficio, la mail e scaricato app. Insomma, un utilizzo abbastanza intenso che però questo MacBook Air ha retto senza problemi andando ben oltre le mie aspettative.
Un risultato che è interessante anche e soprattutto per via della capacità della batteria che troviamo qui dentro. Il modulo inserito in questo Air non è infatti enorme, anzi, parliamo di 49,9 Wh che sono 18 Wh in meno di MacBook Pro 13 e la metà della capacità della batteria del MacBook Pro da 16 pollici.
Purtroppo la ricarica non è velocissima, anzi, per caricare completamente la batteria di questo MacBook Air con il caricatore in confezione da 30W occorrono circa 2 ore. C’è da dire, tuttavia, che con questa durata vi capiterà di caricarlo molto raramente e potrete comunque gestirvi le ricariche in tutta tranquillità.
CONCLUSIONI
Ed eccoci a tirare le somme anche per quanto riguarda la recensione di questo MacBook Air e come sempre partiamo dal prezzo di listino. La versione da noi provata, ovvero quella base con 8GB di RAM e 256 GB di storage è disponibile ad un prezzo di 1159 euro, che sale a 1429 se vogliamo il modello con GPU a 8 core e 512 GB di memoria interna. A mio modo di vedere, considerando tutto quello che abbiamo detto qui sopra, siamo di fronte ad un costo assolutamente corretto. Rientriamo nella categoria delle soluzioni ultra-portatili di fascia alta che, anche per quanto riguarda la concorrenza, offrono prezzi e posizionamenti molto simili e comunque quasi sempre superiori ai 1000 euro.
Devo ammettere che da qui in avanti sarà molto difficile non prendere in considerazione un MacBook Air per chiunque abbia questo tipo di budget. Prestazioni, durata della batteria, design, costruzione, non c’è davvero un elemento stonato e quando anche tutti i software saranno stati ufficialmente convertiti la cosiddetta trippa per gatti comincerà a scarseggiare. In questo momento, e già l’ho sottolineato sopra, è un prodotto ottimo per la grande maggioranza degli utenti che fanno un utilizzo standard del proprio notebook. Professionisti, sviluppatori e tutti coloro che fanno un uso meno ordinario, magari perchè necessitano di software specifici particolari, devono a mio parare aspettare ancora qualche mese.
Da tutto questo, però, esco ancora più eccitato e curioso perchè il primo pensiero che mi viene in mente è che siamo soltanto all’inizio. Questo è solo l’Apple Silicon M1 e la prima generazione di macchine che lo montano. E se già ora siamo a questo livello che cosa ci attende per il futuro? Ma soprattutto, la mia speranza è che questo lancio sia motivo di stimolo per tutta la concorrenza e che presto si possano vedere grandi novità anche da parte di chi ha vissuto di rendita per tanti anni.
PRO E CONTRO
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