I batteri che producono idrogeno possono diventare ‘biofabbriche’ alimentate a energia solare: basta indurli a produrre speciali nanoparticelle di metalli semiconduttori che ne aumentino la capacità di catturare la luce. Lo dimostra il sistema ‘bioibrido’ sviluppato dai ricercatori dell’Istituto di Tecnologia Chimica e Biologica Antonio Xavier della Nuova Università di Lisbona. I risultati dello studio, che apre le porte all’economia verde dell’idrogeno, sono pubblicati sulla rivista Angewadte Chemie International Edition.
“Lo sviluppo di bioibridi è un nuovo e interessante campo di ricerca in cui possiamo combinare l’alta efficienza catalitica e la specificità dei sistemi biologici con materiali sintetici che hanno eccezionali performance nel catturare l’energia solare o elettrica”, sottolinea la ricercatrice Ines Cardoso Pereira, a capo del Bacterial Energy Metabolism Lab. “Questo settore sta crescendo rapidamente e la strategia più promettente consiste nel combinare microrganismi intatti con nanoparticelle prodotte sulla loro superficie che permettono un trasferimento diretto di energia fra loro”.
I ricercatori portoghesi hanno messo alla prova tre sistemi bioibridi sviluppati a partire da tre diversi tipi di batteri: Desulfovibrio desulfuricans, Citrobacter freundii e Shewanella oneidensis. Tutti si sono dimostrati capaci di produrre idrogeno sfruttando l’energia solare, ma il batterio D. desulfuricans è risultato nettamente superiore agli altri. Questo microrganismo, tipico del suolo, contiene infatti grandi quantità dell’enzima idrogenasi che produce idrogeno, e inoltre risulta particolarmente efficiente nel produrre le nanoparticelle che catturano la luce.