Il 5 luglio di 25 anni fa nell’istituto scozzese Roslin di Edimburgo nasceva la pecora Dolly: era il primo clone di un mammifero mai ottenuto e l’annuncio della sua nascita, pubblicato solo nel febbraio 1997 dal gruppo coordinato da Keith Campbell e Ian Wilmut, aveva diviso la società fra l’entusiasmo dei ricercatori e la paura di esseri viventi fotocopia. “Immagino fabbriche di organi” era stato il primo commento dato all’ANSA dal Nobel Renato Dulbecco, che guardava a un futuro che si sta realizzando solo adesso, con la possibilità di coltivare in laboratorio organi in miniatura per studiare malattie e sperimentare farmaci. Se la strada indicata da Dulbecco era la prospettiva scientifica reale, a colpire la fantasia popolare allora era stata soprattutto la clonazione. La società era divisa fra i timori, che immediatamente portarono alla moratoria a questo filone di esperimenti in Italia, e chi senza alcuna base scientifica propagandava la clonazione umana come imminente. Oggi le cose sono cambiate, le fantasie sulla clonazione sono rimaste tali, mentre è ormai chiaro che la ricerca sulle cellule staminali è andata avanti a grandi passi, aprendo le porte alla medicina rigenerativa.