La campagna di Airc per la prevenzione contro una patologia che in Italia sono chiamate a fronteggiare 55mila donne ogni anno
La paura di accedere alle strutture sanitarie durante la pandemia da Covid-19 (ancora in corso) ha spesso indotto le donne italiane a rinunciare ai canonici esami di screening che però possano fare la differenza quando si tratta di tumore, in particolare quello al seno (il più diffuso tra le donne in tutte le fasce d’età, senza contare i melanomi). Una patologia con la quale sono chiamate a confrontarsi 55mila donne ogni anno (dati: I numeri del cancro in Italia 2020).
I palazzi e i monumenti illuminati in rosa a inizio ottobre, parte della Breast Cancer Campaign internazionale (sostenuta in Italia da Fondazione Airc e The Estée Lauder Companies) hanno contribuito a ricordare a milioni di donne nel nostro paese l’importanza di fare prevenzione e anche di informarsi, perché la consapevolezza sulla malattia può contribuire ad alzare la soglia dell’attenzione ma anche quella della fiducia.
Se la diagnosi infatti fa sempre paura, partendo dall’assunto che esistono varie forme di tumore al seno, è bene ricordare che la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi è all’87% (una delle più alte a livello europeo) e la ricerca avanza sul fronte delle nuove cure anche nelle forme più aggressive, come il tipo triplo negativo (come spiega nel video sopra la ricercatrice Alessandra Gennari, ospite al recente Wired Next Fest 2021 a Milano).
Aggiornarsi su dati e progressi della ricerca può aiutare le donne a comprendere meglio che la patologia è sfaccettata e così sono i percorsi terapeutici, che dipendono da diversi fattori. Occhio anche a quelli di rischio che comprendono età, fattori riproduttivi e ormonali, dietetici e metabolici, familiarità ed ereditarietà, precedenti neoplasie (all’interno di un quadro dove, come sottolineato dalla ricercatrice Alessia Ciarrocchi al Wired Next Fest, il cancro è malattia genomica)
Numerose progetti di ricerca forniranno nel prossimo futuro altre risposte sulla connessione della malattia allo stato di salute complessivo dell’individuo: tra i numerosi che vedono la spinta di Airc, quello della ricercatrice Ernestina De Francesco presso l’Università degli Studi di Catania (Ospedale Garibaldi Nesima): De Francesco, volto della campagna sul Nastro rosa (spezzato) è un cervello di rientro (da Manchester a Catania), ed è impegnata nello studio del tumore mammario in correlazione alle malattie metaboliche, grazie a una particolare tipologia di finanziamenti riservata ai ricercatori che tornano in Italia, il cosiddetto Start-Up Grant.
La battaglia contro il tumore alla mammella richiede ulteriori sforzi (ancora nel 2020, in Italia, erano stimati 12.300 decessi) e finanziamenti alla ricerca, a cui si può contribuire anche dal basso: tra gli obiettivi della campagna Nastro rosa c’è infatti anche l’invito a donare, nelle diverse forme possibili, perché l’impegno di ciascuno diventa valore aggiunto per tantissime donne, siano esse pazienti o ricercatrici. La campagna Nastro Rosa è inoltre sostenuta da molti partner, anche in ambito retail, rendendo più semplice quindi un contributo diffuso.
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