Il 2021 è in dirittura d’arrivo e, come ogni anno, è tempo di tracciare bilanci. Sulla scia del suo fruttifero predecessore, anche l’anno in corso ha assistito al boom dei social media, protagonisti di un’impennata senza precedenti: secondo l’ultimo report di DataReportal, sono circa 410 milioni i nuovi utenti iscritti a uno o più social a livello globale (+9,9%), con più della metà della popolazione mondiale avvezza al loro utilizzo quotidiano.
Ma cos’è successo nel mondo social negli ultimi 365 giorni? In quest’articolo tracceremo i sei fatti social che hanno lasciato il segno nell’anno pronto a concludersi e che ricorderemo anche il prossimo, con una breve panoramica sui trend topic più discussi.
CHAT VOCALI, CHE METEORA!
A febbraio, con milioni di persone sigillate tra le mura di casa, nel lessico quotidiano della Rete ha iniziato a farsi martellante il nome di un social ancora sconosciuto ma già affamato di successo: Clubhouse. Come dimenticarsi della piattaforma “audio-friendly” che, dopo un anno di rodaggio, a inizio 2021 ha promesso di rivoluzionare l’universo social (e che forse per qualche mese è riuscita a farlo), piombando nelle abitudini di navigazione quotidiane di milioni di utenti con la veemenza di una meteora. E, come tale, nel giro di qualche mese si è schiantata al suolo (lasciando però una grossa impronta).
Clubhouse e le sue stanze virtuali, in cui gli utenti comunicano soltanto attraverso conversazioni vocali, hanno fatto da apripista a un nuovo filone di contenuti social fondati unicamente sull’utilizzo – e sull’ascolto – della voce. E dopo il successo messo in saccoccia dal social statunitense nella prima metà dell’anno, moltissimi competitor ne hanno emulato il modello lanciando funzionalità simili – anzi, identiche – a quelle che lo hanno reso popolare. Prima Facebook con le sue Live Audio Rooms, stanze digitali in cui gli host possono creare audio chat di gruppo pubbliche private, poi Telegram con le chat vocali senza limiti sul numero di partecipanti, fino ad arrivare a Twitter con Spaces. L’audio mania che ha imperversato in quei mesi si è tuttavia presto rivelata una bolla: l’interesse intorno a Clubhouse ha iniziato a calare con la stessa rapidità con cui si è generato, trascinando con sé i cloni che avevano iniziato a proliferare. A contribuire ad affondare la popolarità delle chat vocali sono stati anche l’allentamento delle restrizioni, che ha riacceso uno spiraglio di vita sociale pseudo-normale, e l’esclusività iniziale di Clubhouse, che per mesi è stato accessibile solo per gli utenti iOS.
La morale? Come insegnano i latini, verba volant, e in un mondo social dove l’immagine regna sovrana, la sensazione è che non sia più credibile – e possibile – prescindere dal supporto visivo.
PRIVACY E SIMILI: LA BUFERA WHATSAPP
Quello della privacy è un tema di cui si è insistentemente sentito parlare nel 2021. Su questo fronte, per WhatsApp l’anno si è aperto in salita: a gennaio, l’azienda ha comunicato ai suoi utenti (tramite un messaggio in-app) che, per poter continuare a utilizzare l’applicazione, sarebbe stato obbligatorio accettare i nuovi termini di servizio e l’informativa privacy. L’aggiornamento dei termini prevedeva la possibilità, per l’app, di condividere alcuni dati degli utenti con Facebook per fini commerciali e di marketing. Un aggiornamento che, grazie alla protezione del DPR, il regolamento europeo che disciplina le modalità con cui le aziende devono trattare i dati personali, non ha tuttavia interessato gli utenti europei.
A livello globale, l’iniziativa ha sollevato massicce polemiche, provocando la migrazione di un cospicuo numero di utenti verso le app di messaggistiche concorrenti, come Telegram o Signal, considerate più sicure e affidabili di WhatsApp. A spegnere il malcontento generale non sono bastate le postille dell’azienda, la quale si è affrettata a precisare che l’aggiornamento non avrebbe impattato in alcun modo sulla privacy dei messaggi privati scambiati con amici e familiari, sempre protetti da crittografia end-to-end.
Dal momento dell’annuncio in poi, aizzate dall’incertezza dell’opinione pubblica, le Autorità Garanti della privacy di molti Paesi e l’Unione Europea hanno intrapreso una vera e propria battaglia legale contro la casa madre Facebook, tacciandola di scarsa chiarezza nella comunicazione delle modalità di trattamento dei dati degli utenti. La vicenda, che ha percorso l’anno nella sua interezza, rischia di portare i suoi strascichi anche sull’anno venturo: tra multe, contestazioni e ricorsi, dunque, la diatriba continua. Chi vivrà vedrà.
IL BLACKOUT DI FACEBOOK
Del 2021 ricorderemo anche il blackout che ha paralizzato Facebook, WhatsApp e Instagram a livello globale per circa sei ore, mandando in tilt un sistema da sempre parso infallibile. La causa? Una banalissima modifica errata alla configurazione dei router, costata al gruppo un tonfo in borsa da 6 miliardi di dollari.
Il down delle piattaforme ha reso tangibili la potenza e la vastità del macro-cosmo di Facebook, diventato sinonimo di Internet: poiché da esso dipendono miliardi di utenti, un suo tilt è in grado di provocare una “paralisi” globale. Basti pensare ai disguidi generati dal blocco di WhatsApp, che ha isolato centinaia di milioni di utenti privandoli della consueta libertà comunicativa digitale, o ancora le difficoltà vissute dalle aziende che legano la loro ragion d’essere ai social network del Gruppo.
Potente e sconfinato, sì, ma anche vulnerabile: il sistema Zuckerberg si è rivelato indistruttibile solo in apparenza e con il down ha mostrato un lato inedito e fragile. Quando le luci dell’universo social si spengono per errore, la macchina si inceppa e il consenso cala. Quel che è certo è che il blackout del 4 ottobre 2021 rimarrà impresso nella storia, e non solo in quella dei social media.
METAVERSO FU
Per Facebook gli scivoloni dell’anno non sono terminati con il blackout (tanto da arrivare a vincere il titolo di azienda peggiore dell’anno secondo un sondaggio). Il sistema Zuckerberg è stato minato nuovamente, questa volta dai cosiddetti “Facebook Papers”, lo scandalo che ha travolto il social network quando alcune delle principali testate giornalistiche statunitensi, capeggiate dal Wall Street Journal, hanno pubblicato una serie di articoli incentrati su documenti interni diffusi dall’ex dipendente Frances Haugen, rivelando gravi negligenze della dirigenza dell’azienda nell’arginare la disinformazione, l’incitamento all’odio e alla violenza sul social. Una linea scorretta e fallace adottata per carenza di strumenti tecnici e per una irrinunciabilità dei profitti che, una volta portata alla luce, ha macchiato rovinosamente l’immagine e l’operato dell’azienda, dissotterrando ulteriori crepe del sistema Zuckerberg.
Presumibilmente per distogliere l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica su questi fatti, l’azienda poco dopo ha annunciato la nascita di Meta, il nuovo nome della società, parte di un programma di re-branding che si fonda sul concetto di Metaverso, uno spazio virtuale 3D interconnesso e immersivo generato da una sorta di intreccio tra la realtà virtuale e quella reale.
Negli ultimi mesi, il Metaverso si è trasformata nella parola d’ordine del mondo tech, catalizzando le mire espansionistiche dei colossi di diversi settori grazie alle sue molteplici possibilità applicative. Secondo Zuckerberg, il Metaverso sarà il futuro dei social newtork. L’anno zero? Proprio il 2021.
IL POTERE DEI VIDEO BREVI
Dal punto di vista dei contenuti e dei loro formati, del 2021 ricorderemo certamente una nuova esplosione dei video brevi. Un format partorito qualche anno fa da Snapchat che ha però raggiunto l’epoca di massimo splendore con Instagram. Nell’era della facile e istantanea fruibilità dei contenuti, dove tutto scorre a ritmo di tocchi sul feed, il video breve si è rivelato uno dei formati più graditi ed efficaci, complice la sua altissima capacità attrattiva e ispirazionale.
E da Snapchat e Instagram, le Stories hanno iniziato a comparire anche su Facebook, WhatsApp e su YouTube (le YouTube Shorts sono da poco sbarcate anche in Italia). I video brevi spingono una modalità di fruizione che trascende l’influenza della rete o della community dell’utente e che è invece legata in maniera indissolubile alla potenza del “Re algoritmo”; la ricetta del loro successo è proprio l’effetto sorpresa che ne deriva, tipico di TikTok o della sezione “Esplora” di Instagram..
Gli ultimi mesi dell’anno sono tuttavia stati interessati da una piccola inversione di trend: l’esigenza di allungare – anche se di poco – i video brevi ha guadagnato sempre più terreno, spingendo i colossi social a rivedere le proprie funzionalità. Ed è così che TikTok, Instagram e altre piattaforme si sono affrettate a portare la durata dei loro video dai canonici 15-30 secondi a un minuto o anche più, sfidandosi l’un l’altro nel tentativo di precedere almeno di un passo la concorrenza.
L’obiettivo? Assecondare le spinte creative degli utenti, sempre più bisognosi di minuti extra per esprimere il proprio estro e catturare l’attenzione dei seguaci, e una sempre più elaborata post-produzione dei contenuti. Il dominio dei video sulle immagini è quindi conclamato e chissà che forma prenderà il prossimo anno.
LA CORSA DI TIKTOK: CHI LO FERMERÀ
Impossibile non soffermarsi su quella che si può a tutti gli effetti considerare l’app di punta del 2021: TikTok. Popolarissimo, onnipresente, da oltre un anno sulla cresta dell’onda, tanto da arrivare a raggiungere il traguardo di un miliardo di utenti attivi mensili in tutto il mondo, il social cinese nell’ultimo anno è diventato a tutti gli effetti un fenomeno inarrestabile.
Il formato delle micro-clip con cui i creator danno libero sfogo alla creatività ha funzionato e la piattaforma di ByteDance è passata dall’essere un contenitore di rapidi balletti di adolescenti a un veicolo di contenuti multi-sfaccettati e trasversali. Brevi video legati non più solo all’intrattenimento e alla musica, ma anche a tematiche sociali e culturali, con un’attivissima community in continua espansione e sempre più aziende decise a sfruttare il suo potenziale. Il termine “crescita” è infatti una delle parole chiave del 2021 di TikTok, che ha da poco superato il miliardo di utenti attivi mensili.
Il motore che muove questa scintillante macchina macina-numeri è un potente algoritmo in grado di prevedere abilmente i video che più si allineano ai gusti degli utenti. Pare che a fare da traino al successo dell’app sia un’evidenza scientifica, pubblicata su Forbes lo scorso anno, che rivela come il formato dei brevi video sequenziali faccia breccia nell’area del cervello più vulnerabile al gioco d’azzardo e ad altre dipendenze. Questa, producendo una piccola dose di dopamina, trasformerebbe lo scorrimento meccanico del feed in una sorta di “droga” per gli utenti.
TREND TOPIC 2021: BITCOIN, VACCINI E AI
Una volta passati in rassegna i fatti più significativi dell’anno, è d’obbligo menzionare i temi più discussi su alcune delle più popolari piattaforme social: secondo quanto comunicato dalla stessa Meta, bitcoin, ibernazione, intelligenza artificiale e vaccini sono gli argomenti più discussi su Facebook e Instagram per la categoria dell’attualità, mentre tra le tematiche di carattere sociale più chiacchierate figurano l’identità di genere, la sostenibilità, la biodiversità e il clima. Non mancano all’appello sport e musica, con i Måneskin padroni di tag e citazioni.
Su Twitter politica, musica, sport e pandemia hanno dominato la classifica dei topic popolari in Italia. E le parole chiave del 2022 in ottica tech? Secondo Cisco saranno Nuova Internet, Evoluzione del Cloud, Cybersecurity, lavoro ibrido e sostenibilità.
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