Cosa significa davvero viaggiare e vivere tutti i giorni potendo contare solamente su un’auto elettrica? Con la rubrica “BrianzaRing” abbiamo iniziato a fornirvi dei dati reali di un percorso misto con un po’ di autostrada e una prevalenza di città ed extra-urbano, utile per confrontare le diverse auto elettriche nella situazione più reale per la maggior parte di noi.
Con “vita vera”, invece, vogliamo riportare i viaggi per lavoro o per piacere, con dati inconfutabili corredati dal profilo di velocità, dai percorsi e dall’altitudine. A prova di trollone del web! Ecco la prima puntata che analizza un viaggio verso Firenze esclusivamente in autostrada ed a velocità medie tipiche da auto termica.
Come tutti i viaggi programmati, anche questo Milano-Firenze-Milano inizia con la batteria al 100%, pratica consigliata ma non obbligatoria vista l’abbondanza di Supercharger: per le partenze all’ultimo minuto basta mettersi in auto e accettare quella sosta in più per un rabbocco veloce dato che, parcheggiando sempre in garage, ormai attaccare la spina è diventata un’abitudine.
Con le ricariche quotidiane mantengo l’auto intorno all’80% come si può vedere nella tabella qui sotto che mostra la carica al 100% effettuata il giorno prima della partenza:
Tempo di mettersi in auto: impostato tramite app l’orario di partenza, trovo la vettura già calda per affrontare un viaggio che avrebbe visto temperature minime di 3° nella prima parte per poi aumentare progressivamente fino agli 11°/12° di Firenze. Il computer di bordo stima che arriveremo all’hotel con il 7% di batteria residua, vedremo fra poco che questo dato cambierà (in meglio). Il motivo? Colpa mia, dell’auto e dell’inverno. Facciamo una piccola parentesi.
AUTO ELETTRICHE, INVERNO E PICCOLI SPOSTAMENTI
Quasi paradossalmente, le auto elettriche soffrono i piccoli spostamenti invernali e risultano più efficienti in autostrada a 130 km/h piuttosto che in città o in un brevissimo extra-urbano.
L’11 dicembre ho preso l’auto per fare una commissione che mi ha rubato neanche 10 km, ma durante questi piccoli spostamenti urbani, specie se la temperatura esterna è molto rigida, i consumi iniziali si impennano per riscaldare l’abitacolo e la batteria. Se avessi proseguito il mio viaggio, quei 10 chilometri di consumi altissimi avrebbero influito pochissimo sulla media generale ma, considerato che il tragitto è stato breve, la media si è impennata e il computer di bordo ha adattato la previsione per il viaggio successivo basandosi su quei valori .
Alla partenza del 12 dicembre, quindi, mi sono ritrovato di fronte a questa situazione: una stima di arrivo al 7% residuo basata sul tragitto cittadino del giorno precedente. Il riscaldamento dell’auto e della batteria per fare pochi chilometri (e un piede molto pesante) aveva portato a consumare il 6% in una decina di chilometri.
Follia direte voi… certo, ma se avessi fatto lo stesso con la mia precedente auto diesel la situazione sarebbe stata identica, consumi esorbitanti rispetto a quelli medi, senza contare uno stress notevole per riscaldare il motore per evitare dannose partenze a freddo. Solo che non me ne sarei neanche accorto potendo contare su un rifornimento al benzinaio in pochi minuti…
La prova di quanto sopra arriva nel corso del viaggio, dove vedo aumentare l’autonomia stimata all’arrivo. All’altezza di Reggio Emilia il computer stima un 19% residuo.
Sulla velocità c’è poco da dire e il grafico è alquanto esplicito: quando possibile non mi sono risparmiato dallo schiacciare sul pedale, la media è di 122 km/h inclusa la pausa alla stazione di servizio. Il primo tratto è stato tutto assistito dall’Autopilot: inutile fare i fenomeni perché sulla parte iniziale della A1 non c’è divertimento e, escluse situazioni di emergenza, meglio mantenere una media costante piuttosto che stressare piede e auto con tira e molla inevitabili quando si incontra l’incapace di turno piantato a 110 km/h sulla terza corsia o i camion in fase di sorpasso.
MILANO – FIRENZE CON TESLA MODEL 3
Per pura coincidenza, la richiesta di un pit stop “tattico” da parte del mio passeggero è arrivata quando la stazione di servizio più vicina si chiamava Secchia Ovest, una di quelle già attive in autostrada con il progetto Free to X.
Mentre attendevo in auto, forte della mia vescica di ferro, ho approfittato per uno scatto al volo delle postazioni che non ho utilizzato. L’autonomia era più che sufficiente e all’arrivo avrei ricaricato in albergo… gratis e senza gomme tagliate fortunatamente.
Arrivo a Sud di Firenze dopo poco meno di tre ore e con un consumo medio totale di 19,3 kWh / 100 km dalla partenza all’arrivo, media “tutto incluso” e verificata con l’attrezzatura di test. Con 327 km alle spalle e 77 residui, considerando che la parte appenninica ha visto un incremento dei consumi sia perché collinare, sia perché più divertente (quindi con piede più pesante), l’autonomia autostradale totale supera i 400 km in queste condizioni.
Model 3 ha comunque confermato la sua ottima efficienza: la velocità media da Secchia Ovest all’hotel Villa Olmi, tagliando l’Appennino Settentrionale, è stata di 125,91 km/h: In questo tratto il consumo medio è stato di 22,6 kWh/100 km e, se conoscete la strada, sapete che non è possibile farla a velocità costante, ma richiede diversi sorpassi.
I numeri parlano chiaro: la velocità media non è affatto alla portata di tutti quelli che percorrono quella tratta anche con un’auto tradizionale, e il risultato in termini di consumi è molto interessante se consideriamo il ritmo e i picchi e le caratteristiche del tracciato.
La curva blu mostra come l’altitudine massima raggiunta sia di quasi 1.000 metri, quella gialla mostra i picchi di potenza dei motori (si è arrivati a richieste massime equivalenti a 318 CV) e l’abitacolo è sempre stato mantenuto ad una media di 21° grazie al climatizzatore.
Dopo un viaggio senza soste per la ricarica, la Model 3 si è goduta il soggiorno collegata alla spina. Il primo giorno a Firenze avevo in programma tutta una serie di percorsi in città ed era inutile portarsi dietro l’auto e pagare il parcheggio per l’intera giornata. Firenze è godibilissima a piedi e, se proprio avessi voluto avvicinarmi alla città con la mia vettura, i 77 chilometri rimanenti me lo avrebbero consentito.
Se non avessi avuto l’hotel, avrei potuto parcheggiare l’auto presso una colonnina di ricarica e poter contare su 6 ore e mezza di “parcheggio incluso” (durante la carica, senza sforare chiaramente) per riportarla al 100% presso una colonnina da 11 kW. La sosta si sarebbe prolungata se avessi trovato una colonnina da 7 kW.
Ad ogni modo, la scelta più pratica era quella del taxi fino agli Uffizi per poi trascorrere la giornata esplorando la città a piedi (o usando bici/monopattini in sharing se siete pigri). Messa in carica alle 13.30 circa con il 14% di batteria residua, la Model 3 era tornata al 100% alle ore 20.00. Costo della ricarica? Gratis (o meglio, inclusa nel costo della camera d’albergo) tramite la colonnina di RePower che ha erogato i suoi 11 kW con una costanza invidiabile.
Il secondo giorno di vacanza a Firenze prevedeva un itinerario più movimentato: mattina a San Miniato al Monte per poi lasciare l’auto al parcheggio in zona Giardino di Boboli. Da lì si prosegue a piedi per una visita al mercatino di Natale di piazza Santa Croce, pranzo, rientro in hotel e sera alla Trattoria Omero a Sud di Firenze.
Il terzo giorno mi attendeva la parte lavorativa: terminati i due giorni di ferie sono partito nuovamente con la carica al 100% verso la Tenuta di Artimino, a circa 40 km dal mio hotel a Firenze che faceva da base e a cui sarei ritornato il 15 dicembre per recuperare armi, bagagli e passeggero, avviandomi finalmente verso casa.
L’intermezzo è poco significativo, se non per la prova della Suzuki S-Cross che potete vedere qui sopra, ma serve a spiegare il perché di quel buco e la ripartenza con l’auto al 78% il quarto giorno (15 dicembre): Andata e ritorno verso Carmignano mi sono costati il 22% di batteria guidando molto allegramente tra le curve delle colline toscane.
FIRENZE – MILANO CON TESLA MODEL 3
Il riassunto del viaggio di ritorno è questo, da zoomare e stringere negli orari perché all’arrivo in zona Monza ne ho approfittato per un paio di commissioni e un passaggio a fare la spesa. Eliminando quelle pause dai consumi, focalizzandoci quindi strettamente sul viaggio. Il grafico mostra il percorso da casello a casello:
Ogni viaggio è una storia a sé e al ritorno si ha sempre più fretta dell’andata. In questo caso, come si può notare, ai consumi ha contribuito lo stress di un blocco importante intorno a Prato, circa 20 minuti praticamente fermi causa trasporto eccezionale.
Decido quindi di recuperare e divertirmi maltrattando la Model 3 in salita e facendole scaricare a terra per bene i suoi cavalli elettrici: fortunatamente la curva verde della velocità è coperta da quella gialla della potenza ed entrambe si accavallano nella parte in cui si raggiunge l’altitudine massima per poi scollinare. Per ovvi motivi, non vi zoomo sulla velocità media di quella tratta…
Dopo tutto questo stress era inevitabile la ricarica al Supercharger. L’auto ha cambiato approccio e, visto il mio piede pesante, ha anticipato la sosta consigliandomi di fermarmi a Modena. Che ci crediate o meno, i 30 minuti previsti sono stati sufficienti per la coda al bar per un panino (il recupero del pranzo saltato), un salto al bagno e il caffè: cronometrate la vostra prossima sosta in autogrill quando non viaggiate da soli e ditemi se 30 minuti non passano in fretta…
Sosta di 24 minuti per immettere 35 kWh al costo di 15,48€. Riparto e da casello a casello tengo un’invidiabilissima velocità media di 129,97 km/h a prova di Tutor (con punte ben più alte per i sorpassi) per arrivare al casello di Agrate con il 18% di carica della batteria, sufficiente per le commissioni e per lasciarmi un margine d’emergenza per qualsiasi imprevisto. Consumerà poi un ulteriore 5% nel percorso fatto di soste e ripartenze prima di arrivare a casa.
Chiaramente i consumi impennano, così come impennavano con il diesel o con le auto a benzina con cui ho affrontato la stessa tratta con lo stesso stile di guida alla Fast&Furious. Vedremo nel capitolo finale come i tempi siano simili, quel che cambia è lo stile di guida e il contesto: velocità costante (ma con una buona media) significa arrivare a destinazione senza fermarsi per la ricarica. Velocità meno costante, più traffico a tira-e-molla (divertendosi alla guida) significa arrivare a destinazione nello stesso tempo ma con una sosta per la ricarica.
TIRIAMO LE SOMME
Prima di tirare le somme va fatta una premessa: i miei numeri sono fortunati perché ho sottoscritto una tariffa bloccata prima che il mondo decidesse di virare verso l’inflazione energetica. Inflazione che comunque dovrà (si spera) sgonfiarsi. Ad ogni modo, affinché possiate personalizzare il conto in base ai vostri dati, vi metto i kWh consumati così che possiate studiare queste due guide:
e fare i vostri calcoli.
- Monza-Firenze: 63,24 kWh, circa 11€ ricaricando da casa.
- Firenze-Monza: 81,68 kWh, di cui 35 kWh al Supercharger. 15,48€ (Supercharger) + 0€ (hotel)
Aggiungendo gli 8,87€ per riportare l’auto all’84% dopo il viaggio e si arriva ad un totale di circa 35€ per l’elettricità.
Se non soggiornate in un hotel, potete sostituire quegli “zero euro” con il prezzo della ricarica ad una colonnina ipotizzando un viaggio in giornata, oppure con la corrente a casa o con qualsiasi altro metodo di ricarica preferiate. Senza abbonamenti , i circa 47 kWh ricaricati “extra-supercharger” costano 19€. I tempi di viaggio:
- Andata: 2 ore 54 minuti con sosta bagno
- Ritorno: 3 ore (e 20 minuti) con sosta al Supercharger (bagno + pranzo rapido) e 20 minuti di coda