Eccoci finalmente al tratto finale della nostra esperienza di tre giorni con il van Mercedes Marco Polo, un viaggio nel quale siamo andati a caccia dello scatto perfetto al cielo stellato, attraversando alcuni dei più suggestivi passi alpini. Per me e per i miei compagni di avventura è stata la prima volta con un van camperizzato, ci siamo scontrati con la realtà organizzativa di un viaggio del genere, fatta anche di temperature rigide alle alte quote, strade strette e tanta inesperienza ma anche della frizzante libertà che un mezzo di questo tipo riesce a regalare.
INDICE
IL VIAGGIO
Il programma di viaggio prevedeva un anello con partenza dal nostro ufficio a Milano, prima tappa sul passo dello Stelvio, poi passo Gavia, seconda tappa sul passo Tonale e rientro il terzo giorno. L’obiettivo principale è stato quello di realizzare una mini guida all’astrofotografia con lo smartphone, un contenuto realizzato la collaborazione di Vivo che ci ha fornito il super equipaggiato X80 Pro.
Per fotografare le stelle era necessario isolarsi il più possibile dall’inquinamento luminoso della pianura padana, per questo abbiamo scelto di alzarci di quota. Individuato l’itinerario abbiamo sentito Mercedes che gentilmente ci ha messo a disposizione un mezzo di supporto (e che mezzo!): il van Marco Polo, ovvero l’allestimento camperizzato sulla base di Mercedes Classe V.
IL VAN
Il Marco Polo nell’esemplare che abbiamo avuto a disposizione è la versione 330d, mossa da un 4 cilindri Diesel da 2 litri BlueTEC con cambio automatico a 9 rapporti G-TRONIC, un motore con un bel respiro grazie ai 239 CV e una coppia di 500 Nm tra i 1600 e i 2400 giri, la trazione è posteriore ma è possibile richiederlo con quella integrale 4 Matic. A catalogo sono presenti anche la versione 220d e 250d, rispettivamente con 160 e 190 CV, in tutti i casi con opzione aggiuntiva 4 Matic.
Ho iniziato proprio dal propulsore perché costituisce senza dubbio una prima chiave di lettura di questo van e in generale dell’esperienza di guida e di utilizzo che si porta dietro. I dati parlano chiaro, con questo motore si sale ovunque anche a pieno carico, si consuma poco e si va veloci. Ed è stata proprio questa la sensazione che mi ha accompagnato per il primo lungo spostamento tra Milano e i 48 tornanti del passo Stelvio, che anima grintosa! Quanto ai consumi, al termine di un tragitto misto, con tanti metri di dislivello positivo e negativo la media è stata attorno ai 15 km/l, si sale a 8 nei tratti più impegnativi, mentre su strade a scorrimento veloce, con un po’ di attenzione ci si attesta sui 17 Km/l.
Veniamo alle dimensioni, cioè l’altra chiave di lettura non banale: 5,140 x 1,928 x 1,980 metri, anche qui i numeri non mentono, è un mezzo piuttosto compatto se consideriamo che ha 4 posti letto e un allestimento davvero completo (toilette esclusa). Vi faccio notare gli ingombri ridotti anche in larghezza perché ciò significa potersi avventurare su strade strette, o perché no, muoversi agilmente anche in città.
Il nostro esemplare, oltre all’allestimento camper (area living con tavolino, sedili anteriori girevoli, riscaldamento a gasolio autonomo ad aria, sedili posteriori trasformabili in letto, tetto apribile a soffietto con letto, angolo cottura, frigobox da 40 litri, vari vani di stoccaggio, guardaroba, connessioni esterne per elettricità e acqua, batteria supplementare per utenze), aveva poi una serie di sciccherie tra cui attivazione del tetto a soffietto elettrica, tenda parasole, gancio traino, sospensioni Airmatic, serbatoio acqua da 38 litri, serbatoio acque di scarico e un pacchetto completissimo di tecnologie e ADAS (MBUX e MBAC), oltre ad una serie di optional comodi che spaziano dai fari full LED alle telecamere a 360 gradi, passando per vetri atermici, hill holder, sedili in pelle e una lista di altri 150 elementi (son davvero 150).
Tutta la mercanzia porta il prezzo dai circa 70 mila euro di listino ai 98 mila del nostro esemplare, si parte da un modello già ben equipaggiato e si arriva fin quasi al lusso. Chiaramente siamo posizionati sulla fascia premium considerando il segmento mini VAN.
PIENA LIBERTÀ E QUALCHE ERRORE
Arriviamo al racconto vero e proprio della nostra avventura, che è in realtà il racconto di tre perfetti neofiti del mondo dei camper e dei mini van, che si sono cimentati per la prima volta con questo divertente modo di muoversi. Voglio mettere le mani avanti e fare un pieno bagno di umiltà nel descrivervi come è andata, questo non vuole essere un approfondimento per gli esperti e per chi conosce tutti i segreti della vita in camper, anzi, volutamente vi racconterò anche qualche errore da principiante che abbiamo fatto. Ma d’altra parte l’obiettivo che ci eravamo dati era quello di sperimentare e riportare in maniera trasparente il bello e il brutto del nostro viaggio, così che tutti potessero farsi un’idea davvero corrispondente alla realtà.
1. LIBERTÀ
Che bello, che sensazione, basta poco per intravvedere tutte le potenzialità di un minivan ben attrezzato come questo: una casa in movimento con tutto il necessario. Ci si muove senza vincoli, senza dover rispettare orari, luoghi, programmi, con il massimo della libertà organizzativa.
Ovviamente tutto dipende dal contesto, non è sempre così ma in alcune circostanze poter contare su questa flessibilità è il massimo. Da grande amante delle escursioni in MTB mi sono già immaginato un evento sportivo come una gara o un contest, ma il discorso è lo stesso per qualunque tipo di evento da seguire per un paio di giorni. Non bisogna pensare alle prenotazioni, al cibo e così via, si carica e si parte.
Ovviamente sono considerazioni valide anche per un camper tradizionale, che se vogliamo può essere anche più spazioso e confortevole (mi riferisco in particolare alla presenza del bagno, che su questo Marco Polo non c’è e inevitabilmente ti pone di fronte a potenziali problemi organizzativi). Ma un camper è più grande, più ingombrante, più lento, consuma di più, si deve guidare con una certa maestria e vi assicuro che scendendo dal Gavia anche 10 cm in più sarebbero stati di troppo.
Mi immagino anche la visita ad una città d’arte: si raggiunge in tempi rapidi (in autostrada si viaggia lisci a 130 Km/h come su un’auto) e una volta sistemati in campeggio ci si può muovere direttamente con il van per raggiungere il centro, perché anche in una grande città il Marco Polo si guida senza alcun problema, anzi, grazie agli ampi spazi vetrati e alle telecamere a 360 gradi posso sbilanciarmi nel dire che è davvero facile muoversi.
2. COMFORT
I vantaggi di un mini van sono sempre gli stessi, ma se questo mini van è un Mercede Marco Polo si aggiungono comfort, un ambiente raffinato, tecnologie in ogni angolo e in generale un’esperienza che di spartano ha ben poco, forse addirittura in modo esagerato.
Ecco, sono partito con il classico preconcetto del viaggio avventuroso, polveroso, scomodo e allegro ma salendo la prima volta sul nostro van mi son reso immediatamente conto che non sarebbe stato così. All’interno dell’abitacolo ci sono finiture quasi lussuose, materiali ricercati, sedili massaggianti, vani rivestiti internamente, pulsantini per attivare qualunque cosa elettricamente senza dover muovere un muscolo, lucine che creano un’atmosfera soffusa, impianto audio grande qualità, per non parlare del letto a soffietto, che in tutta onestà non mi ha fatto rimpiangere il materasso di casa.
Parliamo di un mini van premium e ciò si riflette come è ovvio sul prezzo di listino. Ma la domanda che mi sono fatto è: davvero ha senso abbinare concetto di viaggio in van con tutto questo comfort? Forse per vivere un’esperienza autentica bisognerebbe viaggiare su qualche mezzo datato, rumoroso e logoro? In effetti la mia schiena delicata ha ringraziato per ogni centimetro di morbidezza Mercedes, ma il mio cuore da boy scout è comunque rimasto un po’ perplesso e una risposta definitiva non sono riuscito a trovarla.
3. NOSTRI ERRORI BANALI
Il nostro Marco Polo ha 4 posti letto, due nello scomparto superiore a soffietto, con tanto di materasso in lattice sostenuto da molle ammortizzanti (di una comodità sorprendente) e due nell’abitacolo vero e proprio con i due sedili posteriori che si abbattono formando un ampio spazio piatto che va ad unirsi con il pianale posteriore.
Il primo errore riguarda le temperature. Accendendo il riscaldamento si creano due zone ben distinte, al piano di sopra ci sono almeno 3-4 gradi in meno rispetto al piano inferiore, questo per due motivi: in primo luogo il riscaldamento ad aria si origina da due grosse griglie posizionate sotto i sedili anteriori, questo fa sì che il calore rimanga intrappolato in basso, il secondo motivo è relativo all’isolamento termico particolarmente efficace dell’abitacolo, contrariamente a quello minimo della zona a soffietto che è separata dall’esterno da una tela con tanto di aperture per evitare la condensa.
Capirete che è difficile mettere d’accordo chi dorme al piano di sopra con quelli che dormono al piano inferiore, o per lo meno bisogna saperlo e organizzarsi di conseguenza con indumenti, sacco a pelo o coperte adeguate. La prima notte personalmente ho tirato una bella musata contro i 2 gradi del passo Stelvio, mentre Franscesco al piano inferiore si stava sciogliendo come neve al sole.
Il secondo errore riguarda la cucina, ingenuamente pensavamo di avere a disposizione un fornellino elettrico, in realtà è a GPL come sui camper e come sui camper bisogna avere una bombola apposita da mettere nel gavone. Non pensate di poter passare al Decathlon come abbiamo fatto noi e aggiustarla con una bombola da campeggio, non sono compatibili.
Terzo errore: per dormire di sotto meglio dotarsi di un materassino gonfiabile anche solo da un paio di cm, per riuscire a stare comodi. E’ vero che i sedili si appiattiscono ma rimangono comunque alcuni avvallamenti tra le varie sezioni e tra i sedili e il pianale posteriore, non ci siamo posti il problema prima di partire e ne abbiamo pagato le conseguenze.
4. LO SPAZIO
Quanta roba ci si può portare dietro? In quante persone si può viaggiare? Dunque, a mio parere la configurazione ideale è di due persone, che possano quindi dormire nel letto a soffietto, lasciando tutta la parte bassa per i bagagli e la zona giorno. Per come eravamo organizzati noi invece è stato un contino carica-scarica-sposta-fai scorrere i sedili-ruota quelli anteriori.
Il problema più grande è che se si abbattono i sedili posteriori, praticamente tutto l’abitacolo in basso diventa un letto matrimoniale lasciando pochissimo spazio per i bagagli al seguito. Con un po’ di Tetris si trova la quadra ma non è certamente il modo migliore per viaggiare. Al contrario dormendo di sopra senza ulteriori ospiti allora lo spazio è davvero tanto e non si è costretti a far scorrere i sedili posteriori o a ruotare quelli anteriori per creare una zona “living” con angolo cottura.
IN CONCLUSIONE
In conclusione non possiamo che ritenerci soddisfatti, è stata una bella esperienza e siamo riusciti a scattare qualche bella foto alle stelle che potete vedere nell’articolo dedicato. Tra di noi ci son stati pareri diversi circa il “viaggiare in van”, io e Davide ce ne siamo innamorati, per Francesco invece non è scattata la scintilla.
Quanto al Marco Polo mi sono ripromesso di riprovarlo con un viaggio più avventuroso e di più giorni, sperimentando magari ambienti diversi. E’ ovviamente un gran bel mezzo e visto che per il momento di certo non posso permettermelo, magari ci sarà l’occasione per affittarlo.
Ecco, l’affitto di un mini van a mio parare rimane una possibilità interessante, bisogna solo informarsi bene sulle dotazioni, in particolare sul riscaldamento e sui servizi (acqua, gas, elettricità). Eventualmente se non si ha a disposizione una batteria aggiuntiva integrata posso consigliarvi un modulo come questo, oppure come questo in base alle necessità.
E tra voi c’è qualche habitué dei mini van? Che ne pensate?
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