L’Eurasia è uno dei punti caldi per la diffusione del virus responsabile della febbre del Nilo occidentale (West Nile virus) e per la malaria che colpisce gli uccelli (malaria aviaria), mentre i coronavirus veicolati dai pipistrelli sembrano non avere confini, capaci come sono di invadere con successo qualsiasi regione del mondo. Lo indica il primo modello globale costruito con l’aiuto dell’intelligenza artificiale per individuare dove e come nuovi virus e altri agenti responsabili di malattie possano diffondersi dagli animali all’uomo, fino a scatenare nuove epidemie o pandemie. Il risultato, pubblicato sulla rivista dell’Accademia delle Scienze degli Stati Uniti, Pnas, è il frutto della ricerca coordinata da Andrés Lira-Noriega, dell’Università dell’Arizona a Tempe.
“Studi precedenti avevano cercato di individuare come fattori diversi influenzassero la comparsa di nuovi virus trasmessi dagli animali e pericolosi per l’uomo, ma nessuno di essi era riuscito a fornire una metodologia applicabile a un vasto numero di animali ospiti di microrganismi patogeni“, scrivono i ricercatori. Il nuovo approccio basato sull’intelligenza artificiale, aggiungono, “riesce a integrare variabili molto diverse fra loro” e fornisce “uno strumento che può aiutare a scoprire potenziali specie ospiti di organismi patogeni e nuovi punti caldi per la diffusione dei nuovi agenti”.
Di conseguenza, rilevano, il modello così ottenuto permette di considerare l’insieme degli elementi ambientali, geografici ed evolutivi, e riesce a individuare i fattori che determinano la diffusione di virus e altri agenti patogeni trasmissibili dagli animali all’uomo.
Per questo, osservano i ricercatori, potrebbe aiutare a indirizzare la raccolta di campioni in modo da individuare in tempi brevi sia le specie ad alto rischio di trasmettere virus pericolosi per l’uomo, sia le zone in cui vivono. Promette, in questo modo, di diventare uno strumento utile per gestire future epidemie. I pipistrelli responsabili della diffusione dei coronavirus, la grande famiglia alla quale appartiene il SarCoV2 responsabile della pandemia di Covid-19, sono fra le specie considerate nel modello, accanto agli uccellli in grado di contribuire alla diffusione del West Nile virus e quelli che diffondono la malaria.
Queste specie, che comprendono anche uccelli molto comuni come i passeriformi, sono state cruciali nel mettere alla prova il nuovo modello. I primi risultati indicano che la trasmissione della malaria degli uccelli risente delle distanze fra gli animali ospiti, mentre quella dei coronavirus da parte dei pipistrelli risente della distribuzione geografica delle specie ospiti e quella del Wes Nile virus è influenzata da un mix di fattori, fra ambientali, geografici ed evolutivi. Sono stati infine identificati diversi hotspot in tutto il mondo, con l’Eurasia particolarmente suscettibile alla malaria aviaria e al West Nile virus, mentre è probabile che i coronavirus invadano con successo qualsiasi regione geografica accessibile tramite la dispersione naturale o assistita dall’uomo.