Poco apprezzato nel 1983, gettò la base per i computer con interfacce grafiche come li conosciamo oggi.
Sono passati esattamente 40 anni da quel 19 gennaio 1983 in cui Apple svelò ai propri investitori Lisa, «l’inizio di una nuova era del personal computing».
Il mondo informatico dell’epoca non la vide allo stesso modo. Lisa era un prodotto davvero innovativo: dedicato al mercato aziendale, dotato di interfaccia grafica e completo di software di produttività – elaboratore di testi, foglio di calcolo e via di seguito – costava intorno ai 10.000 dollari, e fu un flop.
Tuttavia, il suo contributo fu fondamentale. La decisione di affidare l’interazione dell’utente con il sistema operativo (Lisa OS) a una GUI, ispirata dal sistema che Steve Jobs stesso aveva visto in azione presso lo Xerox Parc, sarà infatti poi ripresa nel successore Lisa 2 e nel decisamente più apprezzato – e molto meno costoso – Apple Macintosh, con le conseguenze che conosciamo.
Il merito di Lisa va però oltre i soli Mac: Windows trae a sua volta ispirazione proprio dall’interfaccia grafica sviluppata da Apple; si potrebbe dire che se oggi il paradigma per l’interazione con i computer è quello che conosciamo il merito va ascritto ascritto a quello che fu, dal punto di vista commerciale, un insuccesso di Apple.
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In occasione del quarantesimo anniversario, anche il Computer History Museum ha voluto rendere omaggio all’Apple Lisa, e l’ha fatto alla sua maniera: rendendone disponibile il codice sorgente, completo di software di sistema e applicazioni.
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