Piccoli, rocciosi e alla giusta distanza dalla loro stella: è l’identikit dei possibili sosia della Terra e la scommessa è riuscire a individuarli fra i quasi 4.000 mondi alieni scoperti finora e fra i tanti altri che presto saranno segnalati dai nuovi telescopi cacciatori di pianeti, come l’americano Tess e l’europeo Plato.
Al momento sono appena poche decine i pianeti simili alla Terra e si perdono in una variegata moltitudine che comprende giganti gassosi come Giove fino a piccoli mondi delle dimensioni di Nettuno. La scommessa, osserva la Nasa, è affinare gli strumenti per riconoscere i sosia della Terra quando comincerà ad arrivare la mole di dati attesa dal nuovo cacciatore di pianeti Tess, lanciato il 19 aprile scorso, e poi quella della missione Plato, dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa) e che vede l’Italia in prima linea.
Ci sono poi gli indizi forniti da un’altre missione europea, Gaia, lanciata dall’Esa 2013, che finora ha rilevato la posizione di 1,7 miliardi di stelle. La speranza è di trovare, nel tempo, tante altre possibili Terre. “Ad oggi sono 16 i pianeti extrasolari individuati nelle regioni abitabili delle loro stelle”, osserva Isabella Pagano, dell’Osservatorio di Catania dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), riferendosi alla zona che corrisponde alla distanza di un pianeta dalla sua stella tale da permettere la presenza di acqua liquida in superficie.
Dei 16 possibili sosia della Terra, “due ruotano attorno a stelle simili al Sole: si chiamano Kepler-452b e Kepler-1638b. Di essi sappiamo però molto poco – prosegue Pagano – e non siamo in grado di studiarne l’atmosfera. Ci sono poi quattro dei sette pianeti della stella Trappist-1, e ancora il pianeta della stella più vicina, Proxima Centauri, e quello della stella LHS 1140“. Altri 30, infine, i mondi che si trovano in zone solo marginalmente abitabili.