Apple preferisce continuare a pagare le multe imposte dalle autorità olandesi invece di sistemare le condizioni dell’App Store: è la conclusione a cui è giunta Margrethe Vestager, la responsabile delle politiche digitali dell’Unione Europea, in relazione alla questione delle app di dating che seguiamo da qualche tempo. Vestager dice che il comportamento della Mela potrebbe essere un esempio di come alcuni soggetti potrebbero cercare di distorcere le regole o guadagnare tempo, e che la Commissione deve accertarsi di avere abbastanza risorse per assicurarsi che le regole vadano rispettate in modo corretto, senza sconti o scorciatoie.
Per chi si fosse perso le puntate precedenti: l’Antitrust olandese ce l’ha con Apple per via delle (tanto per cambiare) politiche dell’App Store, soprattutto per quanto riguarda le commissioni e i vincoli sui pagamenti in-app. Le regole sono quelle ormai note a tutti: obbligo di passare attraverso i sistemi di Apple in modo tale che questa possa trattenere il 30% (si scende al 15% in particolari frangenti) su ogni transazione. Queste regole sono uguali per tutti gli sviluppatori terzi, con giusto qualche eccezione più unica che rara, ma per qualche ragione le autorità olandesi ritengono che le app di appuntamenti, come Tinder o Bumble, dovrebbero avere condizioni meno onerose.
Apple ha proposto una soluzione, ma non è stata approvata perché è stata ritenuta troppo complicata per gli sviluppatori e irrilevante dal punto di vista dei vantaggi economici. In sostanza, gli sviluppatori dovrebbero realizzare e mantenere una versione speciale dell’app (“una Dutch Edition”, se vogliamo) che permetta all’utente di scegliere metodi di pagamento alternativi, ma Apple tratterrebbe comunque delle commissioni – ben il 27%, contro il 30% del sistema integrato. Aggiungiamo le commissioni del servizio terzo, ed è molto probabile che gli sviluppatori finirebbero a pagare ancora più di prima.
E così si è arrivati alla sanzione. La legge prevede una multa di 5 milioni di dollari per ogni settimana finché Apple non proporrà una soluzione migliore, ma con un limite massimo di 10 settimane. A essere onesti non si può davvero dare la colpa ad Apple, una società che ha una capitalizzazione di oltre 2.500 miliardi di dollari a ogni trimestre fattura ben oltre 100 miliardi, per la decisione di pagare 50 milioni “una tantum” e chiudere lì la questione. Per adesso la Mela è arrivata a metà strada; resta da capire cosa succederà alla fine.