E se Apple presentasse un programma di abbonamento davvero a 360 gradi? Un solo canone mensile per soddisfare tutte le proprie necessità tecnologiche, sia hardware che software – dall’iPhone allo spazio su iCloud, dallo smartwatch a Fitness Plus, dal Mac ad Arcade, dall’iPad a Music. Gli analisti di Loup Ventures sostengono che la mossa avrebbe senso e che si allineerebbe con due grossi trend:
- una trasformazione digitale in corso e sempre più profonda. La pandemia di COVID-19 ha chiaramente causato un incremento della nostra dipendenza dalla tecnologia, specialmente in casa – che è diventato per molti il luogo principale per l’intrattenimento, il lavoro e lo studio. Complice anche la riduzione delle spese in viaggi, esperienze all’aperto e vacanze, quasi tutti i settori tech stanno guadagnando notevolmente da questa situazione, e Apple non fa eccezione. Anzi.
- un cambiamento delle abitudini di acquisto dei consumatori. Le generazioni più nuove non hanno particolare interesse a possedere ciò che ottengono con il proprio denaro. In altre parole: si preferisce il noleggio all’acquisto. Solo l’8% dei baby boomer usa servizi in abbonamento, contro il 21% degli appartenenti alla Gen. X e il 31% dei Millennials. La stima è che per la Gen. Z questa cifra sarà ancora più alta. Concorre una serie di fattori, tra cui il desiderio di avere le ultime grandi novità.
La fonte argomenta che già oggi circa il 55% del fatturato di Apple si può acquistare in abbonamento; aggiungendo l’hardware si aggiungerebbe “solo” un 30%.
L’idea dell’Hardware-as-a-Service non è certo una novità a livelli assoluti, ma nel settore consumer non è granché diffusa. Apple, secondo quanto riportato, potrebbe essere l’unica in grado di avere successo in un servizio del genere, visto lo stretto controllo sulla stragrande maggioranza degli aspetti relativi ai suoi prodotti – progettazione dei dispositivi, progettazione dei chip, vendite, logistica, distribuzione, sviluppo software per tutte le piattaforme, riparazione e tanto altro ancora.
La fonte, inoltre, considera che i dispositivi della società di Cupertino mantengono molto più alto il valore dell’usato rispetto a quelli dei principali concorrenti, come Samsung e Google (tutte e tre le aziende già da tempo offrono dei programmi di valutazione dell’usato; Apple l’ha da poco esteso, oltre agli iPhone, ai Mac, agli iPad e ai Watch).
Vale la pena osservare che Apple si sta già muovendo in questo senso con un paio di iniziative: lato hardware abbiamo il programma di Upgrade, che va avanti ormai da anni e tramite il quale è possibile sostituire il proprio iPhone ogni due anni a fronte di un pagamento mensile fisso, mentre lato software c’è il ben più recente Apple One. Chissà se e quando la previsione di Loup Ventures si avvererà? E soprattutto: quali potrebbero essere i prezzi di un abbonamento “top di gamma”?