Il saturimetro integrato nello smartwatch discriminerebbe chi ha la pelle più scura.
Nel 2015 l’allora nuovissimo Apple Watch divenne oggetto di una polemica immediatamente dopo il lancio sul mercato: si scoprì, infatti, che il rilevatore del battito cardiaco non funzionava correttamente in presenza di tatuaggi sul polso, e sempre la presenza di tatuaggi poteva causare malfunzionamenti.
A quanto pare le cose negli ultimi sette anni non sono migliorate troppo e, anzi, è emersa un nuovo problema: stando a una class action intentata a New York, l’Apple Watch avrebbe addirittura dei comportamenti razzisti.
Lo scorso 24 dicembre l’azienda di Cupertino è stata infatti chiamata in tribunale poiché, secondo le accuse di Alex Morales, il saturimetro integrato nello smartwatch sin dalla versione 6 dello stesso funzionerebbe perfettamente con le persone di pelle chiara, ma avrebbe difficoltà con le persone dalla pelle più scura.
Il funzionamento del saturimetro si basa sull’uso di otto LED (quattro rossi e quattro verdi) posti nella parte inferiore del dispositivo, i quali emettono luce che, una volta riflessa, viene raccolta da dei fotodiodi, dopo che l’emoglobina presente nel sangue ha assorbito parte delle radiazioni luminose; i dati raccolti da questi vengono poi inviati all’app che misura il livello di ossigeno nel sangue.
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Morales nei documenti depositati afferma che ricerche indipendenti «hanno confermato la rilevanza clinica del pregiudizio razziale del pulsossimetro usando dati clinici raccolti durante la pandemia e prima di essa».
Tutti ricorderanno che, proprio in quel periodo, «le raccomandazioni sanitarie si basavano sulla lettura del livello di ossigeno nel sangue» come ricorda la class action stessa; ebbene, il «pregiudizio razziale», a detta di Morales, implica quindi che «i pazienti bianchi abbiano più probabilità di ricevere cure rispetto a quanti hanno la pelle più scura pur avendo lo stesso basso livello di ossigenazione» poiché in un caso l’Apple Watch lo rivela, e nell’altro no.
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La class action è stata avviata in rappresentanza di tutti coloro che abbiano acquistato un Apple Watch a New York durante il periodo di restrizioni dovute alla pandemia, ma anche in rappresentanza degli abitanti di diversi altri Stati americani, quali Alaska, Arkansas, Idaho, Iowa, Mississippi, North Carolina, North Dakota, Utah, e Wyoming, in base alle varie leggi riguardanti le frodi commesse ai danni dei consumatori.
Le accuse rivolte a Apple riguardano infatti anche violazione della garanzia, frode, e ingiustificato arricchimento.
Apple non ha ancora commentato la notizia, pur avendo già in un certo modo affrontato la questione lo scorso ottobre, pubblicando un documento che spiega come la tonalità della pelle possa influire sulla lettura del saturimetro, in quanto la presenza della melanina causa un maggior assorbimento della luce.
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In teoria, l’Apple Watch dispone di un sistema che regola l’emissione di luce da parte dei LED in base all’assorbimento delle radiazioni luminose stesse, compensando quindi la presenza di melanina nella pelle ma, secondo Alex Morale, ciò non basta.
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