Si chiama Cupra Exponential Experience ed è una sperimentazione tecnologia “assurda”. Quei mattacchioni di Cupra hanno deciso di prendere una delle loro auto più performanti, la Cupra UrbanRebel Racing, auto elettrica da corsa da 320 kW / 435 cv (3,2 secondi per lo 0-100) che anticipa le linee della UrbanRebel “per comuni mortali”, e farla correre in una pista virtuale… ma reale.
La competizione è a metà tra il reale e il virtuale perché la UrbanRebel Racing è utilizzata per essere guidata nella realtà, sull’asfalto e non da ferma per intenderci, ma facendoci vivere un circuito virtuale. Il risultato, da fuori, è un’auto che corre a zonzo in un parcheggio gigante, quasi senza alcun senso.
Eppure il senso esiste, perché il pilota indossa un visore di realtà virtuale con latenza zero che sincronizza perfettamente il circuito virtuale con le reazioni (reali) della vettura.
FUNZIONA DAVVERO?
Sì, il lavoro svolto dal team di Cupra è ai massimi livelli. La sincronia tra realtà e virtuale è talmente alta che molti colleghi che con i visori classici hanno in passato sofferto di motion sickness, qui sono riusciti a non subire alcun fastidio, e loro erano la cartina tornasole migliore visto che personalmente sono sempre stato abbastanza resistente a questo fenomeno quando provavo i simulatori, oppure quando ho fatto l’esperienza di Audi con Holoride.
Raggiungere la tanto desiderata “latenza zero” (c’è ma è impercettibile) era fondamentale per questo progetto perché solo in quel modo si riesce davvero a fondere insieme i due mondi. La prova arriva alla prima curva dove entro lungo e con un filo di gas perdendo il posteriore, salvo riuscire a riprenderlo immediatamente controsterzando (lo vedete nel video). La sincronia tra la mia rapida controsterzata e la riproduzione esatta della stessa nel mondo virtuale mi permette di continuare a guidare senza che il mio stomaco gridi aiuto, e di farlo anche con tanta soddisfazione visto che, a fine giornata, il mio tempo sarà il migliore tra i colleghi italiani.
Qui sta il punto: può sembrare un gioco, una cavolata, ma se sono riuscito a ritrovare tutte le sensazioni reali di quando correvo davvero, e se sono riuscito a spingere al massimo l’auto in una pista virtuale tracciata sull’asfalto reale, allora Cupra ha fatto centro.
Dall’auto ricevo il feedback delle gomme sull’asfalto e dello sterzo direttissimo e preciso. Il sound del motore (by Sennheiser) mi da invece le indicazioni sulla velocità, cosa che però è riprodotta anche nel “videogioco” tramite le linee che vedo a terra. Attenzione però: quelle linee di traiettoria non sono come nei videogiochi delle indicazioni di dove frenare o dove accelerare, ma indicano invece quanto è alta la velocità in relazione alla curva. La differenza è sottile, ma banalmente significa che puoi tranquillamente affrontare una curva in rosso sapendo però che sei troppo veloce e che quindi perderai il posteriore e dovrai controsterzare.
Il video dice più di mille parole, ma vi consiglio di guardarlo facendo caso ad un particolare: i movimenti della mia testa mentre affronto le curve sono gli stessi di quelli che un pilota utilizza in pista con lo sguardo alla ricerca del punto di corda. Ed è completamente diverso dai videogiochi dove il punto di corda lo cerchi con la testa fissa…
Il progetto oggi è davvero a punto, ma Cupra non si ferma. Il prossimo passo è infatti quello di creare tutta la parte dedicata al multigiocatore e alle competizioni, facendo affrontare sulla stessa pista virtuale auto che si trovano in Paesi diversi e andando a creare tutta la simulazione delle collisioni. Grazie ad una taratura estrema del motore elettrico, infatti, si può creare nella realtà l’incidente virtuale fra i nostri avatar, specie perché il motore elettrico ha una coppia enorme ed istantanea.
Questo permette ad esempio di simulare un contato, con tante “micro-frenate” del motore, senza perdere troppo a livello di prestazioni perché ogni micro frenata è subito compensata dalla erogazione istantanea della coppia. Difficile da spiegare a parole, ma loro promettono di riuscirci, e la teoria li supporta pienamente.
E in futuro? Un’idea potrebbe essere quella di dare il progetto (auto e tecnologia) ad imprenditori che potranno creare dei “parchi virtuali”, una sorta di isola felice per il motorsport dove chiunque potrà acquistare il biglietto e godere di quest’esperienza sotto l’occhio dello staff e in totale sicurezza. Una democratizzazione del motorsport senza però limitarci ai simulatori, ma mettendoci effettivamente al volante di una vera auto da corsa.
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