“La prima visione delle immagini
ipnotiche del satellite Euclid ci fa capire che lo strumento
funziona benissimo. D’ora in avanti non sapremo cosa troveremo,
è pura scoperta””. A dirlo all’ANSA è il professor Carlo
Baccigalupi, professore Ordinario di Astrofisica e Cosmologia
alla SISSA di Trieste, che coordina uno degli 8 gruppi di lavoro
per l’analisi dei dati dell telescopio spaziale europeo,
decollato il 1 luglio da Cape Canaveral per indagare la parte
oscura dell’Universo. Ci sono voluti una trentina di giorni
perché Euclid raggiungesse il punto L2, a un milione e mezzo di
chilometri dalla Terra. Da lì, nei prossimi sei anni, scruterà
il Cosmo per aiutarci a comprendere meglio la natura di materia
ed energia oscura. Il gruppo che fa capo alla SISSA di Trieste,
in particolare, avrà il compito di “studiare come la luce del
Big Bang viene influenzata dalle strutture che Euclid osserva,
in particolare quelle legate alla materia oscura, per
raccogliere informazioni sulle componenti oscure dell’universo,
ossia la stessa materia oscura e la ancora misteriosa energia
oscura”.
“La forza di Euclid – aggiunge Baccigalupi – è la sua
titanica capacità di osservazione: per la prima volta si osserva
e si ricostruisce con estrema precisione la posizione delle
galassie su mezzo Universo osservato”.
“L’osservazione è talmente vasta che permetterà di fare
cosmologia, cioè di studiare l’espansione dell’Universo per la
prima volta in diverse epoche della sua storia recente –
chiarisce il professore – : potremo così ricostruire
l’espansione cosmica nel momento in cui l’Universo comincia la
misteriosa accelerazione nell’espansione. La più profonda di
queste epoche è appunto la parte in cui la radiazione cosmica di
fondo, interagendo con le galassie, lascia un’impronta di come
l’Universo stesse aumentando la velocità di espansione sotto la
spinta dell’energia oscura”.
Le ricadute di una missione come quella di Euclid sono “immaginabili solo nella loro estensione”, spiega il professor
Baccigalupi: in ambito tecnologico “le ricerche condotte per
costruire una macchina simile ricadono sulla vita quotidiana di
tutti. Ci sono anche ricadute di tipo computazionale perché per
capire i dati occorre simularli, stimolando la messa in opera di
centri di calcolo numerici”. “Molto importante è anche l’impatto
sull’alta formazione – aggiunge il docente della SISSA – : menti
giovani di studentesse e studenti ricevono uno stimolo per
accrescere la loro conoscenza verso questi misteri. Ultimo ma
non ultimo – conclude il professore – è l’obiettivo della
scoperte scientifiche: per la prima volta noi andremo ad
osservare la materia oscura attraverso i suoi effetti
gravitazionali e quindi il comportamento della dinamica cosmica
nella fase in cui essa è accelerata”.
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