I capi di Twitter, Google e Facebook sono stati messi sotto torchio oggi al Congresso Usa, soprattutto dai senatori repubblicani, per le modalità con cui gestiscono i contenuti sulle loro piattaforme, un tema caldo a meno di una settimana dalle elezioni.
Jack Dorsey, Sundar Pichai, Mark Zuckerberg sono apparsi in videoconferenza difendendo davanti alla commissione commercio del Senato la sezione 230 del “Communications Decency Act”, la legge che garantisce l’immunità contro le cause legate ai contenuti pubblicati da terzi. Ma i senatori del Grand Old Party li hanno attaccati auspicando una riforma profonda della legge per rafforzare la responsabilità dei giganti tech.
“La mia preoccupazione è che queste piattaforme sono diventate potenti arbitri della verità e dei contenuti cui possono accedere gli utenti, ha accusato il senatore Roger Wicker. “Il grande pubblico americano è poco informato sui processi decisionali quando i contenuti sono moderati e gli utenti hanno scarse possibilità di ricorso quando sono censurati o limitati”, ha proseguito. Wicker ha concentrato poi i suoi attacchi contro Twitter, accusandola di essere parziale e di colpire eccessivamente gli esponenti conservatori, a partire da Donald Trump.
“La vostra piattaforma autorizza i dittatori stranieri a pubblicare la loro propaganda senza restrizioni e invece limitate sistematicamente il presidente degli Stati Uniti”, ha incalzato. “Chi diavolo l’ha eletta, chi l’ha incaricata di decidere che cosa può sentire il popolo americano?”, gli ha fatto eco Ted Cruz rivolgendosi a Dorsey.