AAA nuovi social cercasi. Dopo TikTok, il compito di gettare il guanto della sfida ai giganti della rete sociale potrebbe spettare a Clubhouse, il servizio nato nel 2020 da un’idea della coppia Paul Davison e Google Rohan Seth (un imprenditore e un ingegnere) e che in questi giorni è balzato agli onori delle cronache per i finanziamenti ricevuti da alcuni importanti fondi americani.
L’obiettivo di Clubhouse è semplice, almeno sulla carta: favorire le conversazioni fra utenti attraverso l’interazione vocale in tempo reale. Un social network fatto di voci insomma, qualcosa che sta a metà strada fra una chat vocale e un podcast aperto.
TRE STANZE PER CHIACCHIERARE CON AMICI E SCONOSCIUTI
Il principio fondante di Clubhouse è quello delle Room, le stanze virtuali dove avvengono le discussioni. Ogni iscritto può aprire una Room, diventandone di fatto amministratore e moderatore. E farlo secondo tre differenti modalità: Open, Social e Closed. Una stanza Open è di fatto aperta a chiunque stia navigando nell’app; una stanza Social è visibile solo alle persone interconnesse (ad esempio, coloro che seguiamo); una stanza Closed è – come dice la parola stessa – chiusa, privata, accessibile cioè solo a chi l’ha creata e a chi è stato invitato (un po’ come accade per alcuni gruppi di Telegram).
Le prime due sono forse quelle più interessanti perché favoriscono l’aggregazione spontanea e virale di persone che vogliono discutere di un certo argomento, o quantomeno interessate. Già perché poi, come in ogni social, c’è anche la volontà di conoscere persone nuove o, più passivamente, di stare alla finestra a guardare. O meglio, ad ascoltare.
A questo proposito, va detto che chi accede a una stanza pubblica è inizialmente in muto, può solo ascoltare. Per sbloccare il microfono e intervenire deve effettuare una richiesta alzando la mano. Sarà il moderatore a concendergli il diritto di parola. Lo stesso moderatore potrà inoltre invitare altri utenti a parlare e impostare il numero massimo di oratori.
Le conversazioni all’interno di una room possono durare anche molte ore (non c’è limite di durata) ma è possibile in qualsiasi momento lasciare la stanza (esiste un apposito tasto Leave quietly) ed eventualmente rientrarci in un secondo momento.
ISCRIVERSI A CLUBHOUSE? PER ORA SERVE L’INVITO
Al momento Clubhouse non è accessibile a tutti ma solo agli utenti Apple che abbiano ricevuto un invito da un amico già iscritto. Le limitazioni in questione, hanno spiegato i creatori, sono dettate da ragioni di gestione del carico. Il servizio ha già raggiunto in meno di un anno i due milioni di iscritti ma sta ricevendo moltissime richieste di iscrizione grazie anche all’eco mediatico e all’endorsment di alcuni utenti famosi (Oprah Winfrey e Drake fra gli altri).
Chi non ha ricevuto l’invito può comunque scaricare l’applicazione mobile (gratuita) su App Store e mettersi in lista d’attesa, aspettando che uno degli amici collegati lo inviti ufficialmente. Per questo è necessario inserire il numero di telefono e abilitare l’accesso alla lista dei contatti, essenziale per capire chi – fra gli amici e i conoscenti – è già iscritto.
Clubhouse ci inviterà inoltre a selezionare anche i nostri interessi sulla base di una serie di categorie predefinite suddivise per topic (ritrovi, luoghi, sport, notizie e così via) così da permetterci di intercettare tutte le discussioni pubbliche interessanti presenti sulla piattaforma. Ed eventualmente accedervi.
PRIVACY: NULLA PUÒ ESSERE REGISTRATO, CONDIVISO O SCARICATO
Dici social e pensi subito alla privacy. Sotto questo profilo Clubhouse parte da una posizione di vantaggio garantitale dall’esperienza vocale. Non c’è nulla di scritto e di visibile, a parte l’icona del profilo e la bio. Quanto alle cose dette, non esiste modo – almeno per ora – di registrare le conversazioni e nemmeno di scaricarle o condividerle.
Sarà interessante capire se queste condizioni permarranno nel tempo o se, quando i numeri diventeranno importanti, cambierà qualcosa. Molto dipenderà anche dal modello di business che si affermerà nel tempo.
Sotto questo profilo, Clubhouse potrebbe fare gola a tutti quei marchi che lavorano sulla brand intimacy o, più semplicemente, per intercettare (o promuovere) discussioni di esperti e appassionati che gravitano intorno a determinati ambiti di business. Staremo a vedere.
CLUBHOUSE: PERCHÈ SÌ E PERCHÈ PERCHÉ NO
Clubhouse ha delle indubbie potenzialità, sia come strumento di interazione sociale, sia come catalizzatore di iniziative di vario tipo: dall’attivismo (politico, ambientale, culturale) a nuove opportunità di relazione con marchi e celebrities. La presenza della voce è senza dubbio il valore aggiunto che consente di avere una rappresentazione più reale e genuina degli iscritti. O, perlomeno, più rappresentativa di quella che i social network classici ci hanno offerto finora. In questo senso Clubhouse ha tutte le potenzialità per diventare un’evoluzione partecipativa dei podcast. Non più, quindi, un monologo preregistrato fatto da un autore che parla a molti, ma un format più libero e open, catalizzato dagli interessi comuni.
Da un punto di vista tecnico la qualità dell’audio è senza altro buona e sembra sufficientemente attrezzata per gestire le sovrapposizioni e il rumore di fondo anche se, va da sé, molto dipende anche dalla capacità dei partecipanti di una room di autodisciplinarsi negli interventi, evitando di parlarsi sopra.
Detto già della mancanza di una versione Android (che, presto o tardi, arriverà) resta ancora molto da fare sul piano dell’esperienza d’uso. A cominciare dalla lingua. Per il momento tutto è in inglese, impostazioni comprese. Non è poi sempre facile capire chi stia parlando, soprattutto all’interno di una stanza con molti partecipanti. Clubhouse ci agevola assegnando un profilo grigio che si illumina intorno all’icona dello speaker ma non ha ancora previsto un sistema automatico che metta in primo piano l’oratore un po’ come accade in molte videochat.
Di sicuro, considerate le attuali (scarse) occasioni di incontro nella vita reale, si tratta di un social quanto mai in linea con i tempi che corrono.