Sia nei sintomatici sia negli asintomatici gli anticorpi contro il Sars-Cov-2 che indicano una passata infezione potrebbero calare bruscamente nel giro di 2-3 mesi. Ma questo significa che dopo non siamo più protetti?
Anticorpi che attaccano un virus (foto: Christoph Burgstedt/Science Photo Library via Getty Images)
Una volta guariti dal nuovo coronavirus si è immuni? E quanto dura questa protezione? Queste sono fra le domande molto diffuse per cui non abbiamo ancora una risposta certa. Attualmente sono in corso indagini epidemiologiche con test sierologici in vari paesi per valutare la presenza di anticorpi contro il Sars-Cov-2 nelle persone che sono state contagiate e la loro quantità, tutte informazioni utili per capire ed eventualmente confermare, dato che già qualche prova era arrivata, l’immunità al patogeno.
L’altro punto di domanda riguarda poi la persistenza degli anticorpi e la durata dell’immunità, che per altri virus può durare mesi e anche fino a qualche anno. Oggi uno studio svolto in Cina, dove si è sviluppato il primo focolaio noto di Covid-19, ha stimato che nel caso di Sars-Cov-2 i livelli degli anticorpi, sia nei pazienti sintomatici che negli asintomatici, potrebbero scendere più rapidamente e diminuire bruscamente nel giro di 2-3 mesi. Lo studio, ancora su un campione ridotto di pazienti, apre il dibattito sul tempo della protezione fornita dall’immunità. I risultati sono pubblicati su Nature Medicine.
Lo studio: gli anticorpi calano nella convalescenza
I ricercatori della Chongqing Medical University hanno coinvolto 37 pazienti sintomatici e 37 asintomatici studiando le loro caratteristiche cliniche e immunologiche. Dall’indagine è emerso che “i livelli delle IgG e degli anticorpi neutralizzanti delle persone che sono guarite dall’infezione da Sars-Cov-2 hanno iniziato a diminuire in maniera importante entro 2-3 mesi dopo l’infezione”.
In generale bisogna ricordare che ci sono gli anticorpi IgM che si formano e vanno via prima e le IgG, che si formano e vanno via dopo. Inoltre già durante la prima fase della convalescenza – dopo 8 settimane dalla dimissione dall’ospedale – le IgG iniziavano a calare e dopo questo periodo il 40% degli asintomatici e il 12% dei sintomatici sono diventati negativi per le IgG nella prima fase della convalescenza. Lo studio presenta comunque delle limitazioni, come il fatto che i dati dipendono dalla sensibilità e dalla specificità dei test sierologici.
Ma allora quanto dura l’immunità?
Un modello matematico suggerisce che anche l’immunità al virus Sars-Cov-2 sia ridotta nel tempo, scrivono gli autori nel testo. “Messi insieme, questi risultati potrebbero indicare quali sono i rischi legati all’utilizzo di un passaporto d’immunità per Covid-19” per chi ha sviluppato gli anticorpi, si legge nel paper, “e supportano il prolungamento degli interventi di salute pubblica, incluso il distanziamento sociale, l’igiene delle mani, l’isolamento dei gruppi ad alto rischio [ad esempio venuti in contatto con positivi, ndr] e lo svolgimento di test su ampia scala”.
In più, scrivono sempre i ricercatori, i bassi livelli delle IgG nei pazienti asintomatici, che hanno una probabilità più alta di tornare negativi, sostiene la necessità di una sorveglianza sierologica tempestiva per valutare il reale tasso di infezione nella popolazione. Insomma, prima si effettuano i test e meglio è, dato che il rischio è che persone che hanno incontrato il coronavirus non tengano più traccia del contagio dopo un po’ di tempo.
Ma non è detto che il calo degli anticorpi indichi necessariamente che anche l’immunità è molto limitata nel tempo, spiega in una nota di Reuters Jin Dong-Yan, virologo all’università di Hong Kong, non coinvolto nello studio. L’esperto ha sottolineato che lo studio non nega la possibilità che altre parti del sistema immunitario possano offrire una protezione. Oltre all’immunità umorale – legata agli anticorpi – c’è anche quella cellulare, che potrebbe fornire un qualche scudo contro una seconda infezione – ovviamente resta tutto da dimostrare e non abbiamo certezze.
Il confronto con Sars e Mers
Indagini epidemiologiche di questo genere erano state svolte anche per la Sars e per la Mers, entrambe causate da altri coronavirus, rispettivamente Sars-Cov-1 e Mers-Cov. Le ricerche avevano messo in luce che gli anticorpi circolanti si mantenevano per almeno 1 anno e che le IgG rimanevano a livelli elevati nel sangue per più di 2 anni, più a lungo di quello che sembrerebbe – sulla base di questi dati che sono comunque limitati – nel caso di Sars-Cov-2.
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