Nel giro di pochi anni, la massa di alert e notifiche con cui confrontiamo è cresciuta esponenzialmente. In questo video, tre punti di vista accademici sul tema – raccolti dalla giornalista di Wired Usa Lauren Goode
Ogni giorno ci confrontiamo con un costante flusso di notifiche che arriva sugli schermi di cellulari, tablet e device connessi. È socialmente accettato interrompere una conversazione tra amici – o addirittura una prestazione di lavoro – per controllare questi vitali (illudiamo che sia così) avvisi. Ma tutto questo ha un costo, a cui gli stessi brand della tecnologia cercheranno sempre più spesso di porre rimedio.
In questo video, la giornalista di Wired Usa Lauren Goode si confronta con gli studiosi Larry Rosen, Gloria Mark e Matias Duarte, per capire meglio un fenomeno che non sempre gestiamo correttamente. Come spiega Rosen, docente di psicologia alla California State University, le notifiche hanno un effetto molto potente su di noi: sono connesse al rilascio di alcune sostanze nell’organismo, come il cortisolo. Ecco quindi la spiegazione di alcune note dinamiche connesse al loro apparire, che vanno dalla sudorazione delle mani fino addirittura alla nausea; al crescere delle notifiche crescerà anche lo stress chimico a cui siamo sottoposti.
Le notifiche, secondo Mark, che invece studia gli impatti della tecnologia presso il dipartimento di informatica della University of California Irvine, hanno un profondo impatto sulla nostra produttività generale: ci vogliono più di 25 minuti per tornare a svolgere integralmente il compito da cui ci siamo distratti. Quasi sempre sono interruzioni che cerchiamo o desideriamo: insomma, non sempre c’è una notifica sullo schermo.
Con Matias Duarte, vicepresidente Material Design a Google, Goode invece approfondisce l’evoluzione delle notifiche in relazione alla trasformazione dei cellulari. Ad esempio: un tempo si ricevevano giusto le notifiche di chiamate e sms, ma appena siamo approdati nel mondo delle app abbiamo assistito a un aumento esponenziale. Anche le cose nate con uno scopo nobile, come la vibrazione, oggi stancano; eppure un tempo era la soluzione migliore per evitare l’incessante profluvio di suonerie e affini. Come spiega Duarte, l’industria tech deve cogliere i cambiamenti di sensibilità e tradurli in soluzioni.
Nel prossimo futuro l’Ai potrebbe essere sempre più decisiva per capire quali notifiche sono prioritarie e quali no. Anche perché, come dimostra Goode nel video, quando ordini a un assistente vocale di zittire le notifiche, non sempre vieni capito.
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