Sono efficaci solo se prescritti precocemente e assunti subito dopo la conferma della diagnosi, i farmaci antivirali anti Covid-19, l’ultimo arrivato dei quali è la pillola prodotta dalla Pfizer, ma al momento possono essere prescritti solo in ospedale dallo specialista di malattie infettive, dopo che il paziente è giunto con tampone positivo dal proprio medico di famiglia, che a sua volta indirizza il paziente in ospedale, se ritenuto eleggibile alla terapia.
“Sono farmaci sui quali ci sono grandi aspettative, ma poiché sono stati approvati in emergenza, una regola prevede che non possano essere prescritti dai medici di famiglia”, dice all’ANSA il virologo Francesco Broccolo, dell’università di Milano Bicocca. In sostanza se i medici di famiglia non sono abilitati a prescrivere questi farmaci per uso orale, peraltro di gestione non più difficile di altri farmaci e per un periodo breve durata, si rischia di non far scendere il numero di decessi, oltre che far scadere i farmaci”.
Come riporta la Gazzetta Ufficiale, “la selezione del paziente e’ affidata ai medici di medicina generale, ai medici delle USCA(R) e, in generale, ai medici che abbiano l’opportunita’ di entrare in contatto con pazienti affetti da Covid di recente insorgenza” e “la prescrivibilita’ del prodotto e’ limitata ai medici operanti nell’ambito delle strutture identificate dalle regioni per la somministrazione”.
Broccolo rileva che “sono 600.000 i cicli di questo farmaco acquistati dall’Italia, dei quali 11.200 sono arrivati e sono stati distribuiti nelle farmacie ospedaliere di diverse regioni”; si tratta di una spesa notevole, considerando che ogni ciclo di cura, della durata di 5 giorni, costa 700 dollari, ma “se non si sblocca la regola che impedisce ai medici di base di prescriverli, si rischia che un simile investimento non possa riuscire a ridurre il numero dei decessi”.”.
“Gli antivirali anti Covid sono infatti efficaci se assunti entro cinque giorni dalla comparsa dei sintomi pazienti non trattati con ossigenoterapia”: quella da virus SarsCoV2, prosegue Broccolo, “è un’infezione acuta, con possibili conseguenze irreversibili in pochi giorni, da quattro a sette. Di conseguenza è fondamentale utilizzare l’antivirale subito, appena confermata la causa col tampone. Devono quindi essere prescritti rapidamente e questa rapidità la garantisce solo il territorio: medico di famiglia e farmacia. Farli somministrare solo in ospedale è anche discriminatorio, pensiamo alle periferie e tutti i centri delocalizzati che non possono accedere in tempi rapidi ad un reparto di malattie infettive”.
Alla luce della situazione italiana, però, i tempi rischiano di essere decisamente più lunghi, considerando che “Ci vogliono circa due giorni prima che il paziente abbia il referto del tampone, dopodiché deve rivolgersi al medico di base e il quale a sua volta dovrà mettersi in contatto con il reparto di Malattie infettive dell’ospedale, dove il farmaco potra’ essere prescritto e somministrato”. Il rischio, osserva, è “di perdere tempo e di non riuscire a somministrare il farmaco”.
Secondo l’esperto “andrebbe quindi modificata la regola che attualmente rallenta la prescrizione degli antivirali anti Covid-19”. Si tratta inoltre di farmaci che i medici di base “sono in grado di gestire, anche relativamente a eventuali interazioni con gli altri farmaci assunti dal paziente”.