Dai sotterranei dei musei di storia naturale di Milano, Zurigo e Tubinga sono riemersi i fossili di cinque esemplari inediti di ittiosauri, antichi rettili acquatici dal muso lungo e stretto vissuti prima dei dinosauri, 240 milioni di anni fa.
Il cranio di Besanosaurus leptorhynchus è caratterizzato da un “rostro” (muso) sottile e assai
allungato, armato di piccoli denti appuntiti: erano perfetti per afferrare piccoli pesci e antichi parenti dei calamari, grazie a rapidi movimenti della testa e delle fauci (fonte: foto di Gabriele Bindellini, disegno di Marco Auditore, Museo di Storia Naturale di Milano)
Appartenenti alla specie Besanosaurus leptorhynchus, arrivano tutti dal giacimento di Besano-Monte San Giorgio (sito Unesco al confine tra Italia e Svizzera) e rappresentano diversi stadi di crescita: dal più giovane, lungo poco più di un metro, fino al più anziano di ben otto metri, un record tra i rettili marini predatori del Triassico medio. La scoperta è pubblicata sulla rivista Peer J da un gruppo internazionale coordinato da Cristiano Dal Sasso, paleontologo del Museo di Storia Naturale di Milano.
Il Lago di Lugano visto da Monte San Giorgio, a cavallo tra Lombardia (Italia, a sinistra) e Canton
Ticino (Svizzera, a destra). Gli ittiosauri sono solo alcuni tra i fossili caratteristici di questo Sito UNESCO, che protegge una paleo-biodiversità unica al mondo, risalente al Triassico medio (240 milioni di anni fa). In territorio italiano il sito è tutelato dalla Soprintendenza (SABAP di Como, Lecco, Sondrio, Monza-Brianza, Pavia e Varese) (fonte: Gabriele Bindellini)
“Ancora una volta, viste anche le restrizioni imposte dal Covid, la scoperta non è avvenuta sul terreno, bensì nei sotterranei dei musei e nei reparti radiologici degli ospedali, compreso l’Ospedale Maggiore di Milano”, osserva Dal Sasso.
I resti del cranio fossile di un ittiosauro sono stati analizzati con la Tac (fonte: Museo di Storia Naturale di Milano)
“Studiare questi fossili è stata una sfida, perché sono stati deformati dal tempo e dalla pressione delle rocce all’interno di strati di poche decine di millimetri. Grazie alle Tac e alla fotogrammetria, è stato possibile vedere le ossa nascoste o sovrapposte e ricostruire le scatole craniche in 3D”.
“Il rostro lungo e sottile – aggiunge Gabriele Bindellini dell’Università Statale di Milano, primo autore dello studio – suggerisce che Besanosaurus si nutrisse di piccole prede veloci”, antichi parenti dei calamari e piccoli pesci che catturava con rapidi movimenti della testa.