Lo studio del cosmo ha un nuovo alleato: la dorsale italiana in fibra ottica, che offre agli astrofisici, grazie a laser e orologi atomici di ultima generazione, la possibilità di collegare i maggiori radiotelescopi italiani in un’unica infrastruttura per lo studio dei fenomeni astronomici. Lo ha annunciato l’Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica (Inrim) in uno studio pubblicato sulla rivista Optica coordinato da Davide Calonico, in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), l’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) e il Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr).
Gli autori dello studio hanno utilizzato la dorsale italiana in fibra ottica, lunga oltre 1.800 chilometri, per un esperimento innovativo. Hanno inviato con la fibra un segnale laser di frequenza nota, misurata con grande accuratezza dagli orologi atomici dell’Inrim, ai radiotelescopi di Medicina (Bologna) e Matera, per sincronizzarli. “L’esperimento – spiegano gli esperti – ha permesso di impiegare i due strumenti, distanti oltre 600 chilometri, in modo congiunto, aprendo nuove prospettive nell’osservazione di fenomeni astronomici ad alta risoluzione”, precisano.
I due telescopi coinvolti sono parte delle reti internazionali che usano una tecnica basata sull’osservazione simultanea di sorgenti radio da siti distanti fra loro da poche centinaia a migliaia di chilometri, come a formare un unico grande telescopio, la cosiddetta interferometria Vlbi (Very Long Baseline Interferometry). “Sfruttando la capillarità raggiunta oggi dalla fibra ottica – concludono gli esperti – è possibile immaginare una rete globale di telescopi collegati fra loro”.