Mick Schumacher, che debutterà a giorni in F1 con Haas, è sicuramente il pilota con il nome più famoso nel motorsport. Con un nome, anzi con un cognome così non è tutto così facile come sembra: per prima cosa molti tendono al confronto tra lui e il leggendario Michael. Del resto sette titoli mondiali di Formula 1 sono un’eredità pesantissima: di sicuro un grande motivo d’orgoglio, perché per ognuno di noi spesso il papà è già una sorta di super eroe, e in questo caso con poteri davvero incredibili, ma il paragone per molti sarà inevitabile.
Sinceramente non amo molto i confronti: in questi ultimi anni ho sentito troppo spesso associare il nome e i successi del grande Michael a quelli di Lewis Hamilton o alle imprese dell’indimenticato Senna. Hamilton è un talento incredibile, un campione indiscutibile e a dir poco completo ma trovo inutile confrontarlo con personaggi straordinari che però hanno vinto in altre epoche, in contesti diversi, guidando monoposto completamente differenti e con regolamenti altrettanto lontani da quelli odierni.
Capisco che è un modo per creare attenzione, suscitare discussioni infinite sui social ma non cominciamo a farlo anche con il giovane Mick: diamogli tempo, deve crescere e la Formula 1 lo metterà di sicuro alla prova.
La storia delle corse è piena di figli di grandi piloti e campioni del passato che hanno faticato, ottenendo risultati modesti nelle corse, e non sono nemmeno riusciti a raggiungere il traguardo più ambito della F1: non basta avere un talento in famiglia, i contatti giusti e un budget invidiabile. Serve ben altro e, sulla distanza, in molti hanno dovuto arrendersi all’evidenza.
Di sicuro il DNA non di discute: in questi anni Mick è riuscito a dimostrare una buona attitudine e risultati sempre più concreti, ma la parte più difficile della sua carriera comincia ora. Di certo, quando cresci in una famiglia che vive di corse, di gomme e benzina bruciata, prima o poi ti ritrovi a provare un kart: classe 1999, comincia la sua carriera nel mondo del karting all’età di nove anni come Mick Betsch, usando il cognome della mamma Corinna.
Nei primi passi della sua carriera gareggia soprattutto in Germania, facendosi le ossa nella classe KF3 dell’ADAC Kart Masters nel 2011 e nell’anno successivo. Nello stesso periodo ottiene buoni risultati nell’Euro Winter Cup della classe KF3. Nel 2013 conquista il terzo posto nel campionato tedesco Junior Kart e un podio nella CIK-FIA International Super Cup, in una gara vinta da Lando Norris, oggi in F1 con McLaren.
Purtroppo dalla fine di quell’anno non potrà più contare sui preziosi consigli di papà Michael, dopo quel tragico incidente sugli sci che cambia per sempre la vita del grande fuoriclasse e della sua famiglia.
L’anno successivo decide di usare il nome ‘Mick Junior’ e gareggia nei campionati internazionali e nazionali Junior, terminando la stagione al secondo posto nella serie tedesca Junior Kart e, cosa più importante, nei campionati europei e mondiali KF-Junior.
Il 2015 segna l’esordio di Mick Schumacher in monoposto. É nata da poco la Formula 4, creata proprio per rendere meno difficile il passaggio dai kart, che prima i giovani abbandonavano per la forse troppo potente e selettiva F3.
Il suo apprendistato comincia nella stagione inaugurale del campionato tedesco ADAC F4 con il team Van Amersfoort Racing, lottando ancora contro Norris e altri interessanti talenti: vince la sua prima gara ad Oschersleben.
L’anno dopo entra nelle fila di un team italiano tra i più forti, il Prema Powerteam, con il quale dimostra una notevole crescita: conquista il secondo posto sia nella serie italiana (con cinque vittorie) che in quella tedesca (con altre cinque affermazioni) della Formula 4.
Nell’inverno del 2017, Mick parla per la prima volta in pubblico di suo papà, descrivendolo come il suo idolo e modello da seguire. É l’anno del suo esordio in Formula 3, da sempre fucina di grandi talenti. Dopo una prima stagione necessaria per prenderci un po’ le misure, nel 2018 con ben 8 vittorie diventa campione europeo FIA di F3.
Sono tanti i piloti di rilievo che si sono messi in evidenza con le monoposto di Formula 3: senza tornare troppo indietro nel tempo, negli anni in cui era stato sostituito dalla F3 Euro Series ha visto primeggiare piloti del calibro di Lewis Hamilton (che nel 2005 vinse il confronto con Sebastian Vettel) Paul di Resta, Romain Grosjean (che ora conoscono tutti dopo il terribile incidente di pochi giorni fa in Bahrain), Nico Hülkenberg e l’indimenticato Jules Bianchi.
Nel passato più recente tra i campioni dell’Europeo di F3 ci sono Esteban Ocon, Lance Stroll e Lando Norris. Questo rende l’idea del valore del risultato ottenuto dal giovane Mick.
L’anno scorso debutta nell’ancora più difficile Formula 2, conquistando un podio e anche una vittoria all’Hungaroring, ma non senza qualche inevitabile difficoltà nel gestire una monoposto più potente, più impegnativa da portare al limite, e in un campionato molto competitivo.
Quest’anno, confermato nel team italiano Prema Racing, è quello dell’ulteriore svolta: con due vittorie e ben dieci podi si rivela il pilota più costante del campionato, conquista la leadership della classifica piloti e in questo fine settimana in Bahrain si gioca l’ambito titolo della Formula 2.
Ma questo per il giovane Mick è un momento molto delicato da gestire, dove la pressione si fa enorme perché è di pochi giorni fa l’annuncio ufficiale: nel 2021 debutterà in Formula 1 con il team Haas.
Se ne parlava da settimane, ma ora c’è l’ufficialità: sarà in Formula 1, a nove anni dall’ultima apparizione del papà Michael. Il suo debutto al volante di una monoposto di Formula 1 risale all’aprile del 2019 nei test in Bahrain, guidando sia l’Alfa Romeo che la Ferrari. Avrebbe anche già dovuto esordire in un weekend di gara, in occasione delle prove libere del Gran Premio di Germania al Nürburgring con l’Alfa Romeo, ma la nebbia aveva impedito il regolare svolgimento della sessione.
La prossima settimana comincerà la sua nuova avventura, in occasione dell’ultimo weekend del Mondiale di Formula 1 2020 nella prima sessione di prove libere del Gran Premio di Abu Dhabi, al volante della VF20, e poi parteciperà con il team statunitense anche allo Young Driver Test in programma il 15 dicembre sempre sul circuito di Yas Marina.
Ora Mick dovrà crescere, come pilota e come uomo. Chi ha lavorato con lui ne elogia spesso il carattere estremamente competitivo e l’instancabile dedizione al suo lavoro, e in questo ricorda molto il leggendario papà. Come Michael, pare sia sempre molto determinato a raggiungere il massimo.
Il campionato di Formula 1 è il sogno di ogni giovane pilota, ma è anche una prova estremamente impegnativa: in FDA ha già imparato tanto ma ora dovrà abituarsi a lavorare con molte più persone attorno a sé, dovrà migliorare ulteriormente la sua sensibilità di guida, imparare a dare il miglior feedback possibile ai propri ingegneri per contribuire allo sviluppo e al raggiungimento di migliori risultati, e tante altre ancora sono le difficoltà che dovrà affrontare e le prove da superare.
Mick segue così le orme di altri talenti della FDA, come il povero Jules Bianchi e Charles Leclerc, che arrivarono in Formula 1 dalla serie cadetta per fare esperienza in un team cliente della Ferrari.
L’obiettivo di FDA per Mick è quello di permettergli di maturare e crescere in maniera graduale per poter, un giorno, farlo salire su una monoposto della Scuderia del Cavallino Rampante: resta infatti parte di FDA ed è legato alla Ferrari da un contratto a lungo termine.
Nessuno ha dimenticato l’emozione vissuta l’anno scorso ad Hockenheim quando è salito sulla Ferrari F2004, con cui il padre Michael vinse il suo ultimo campionato di Formula 1. Quel brivido l’abbiamo riprovato anche quest’anno in occasione del Gran Premio della Toscana sullo spettacolare circuito del Mugello, quando Mick ha guidato di nuovo per cinque giri la F2004, l’auto più vincente della storia della Scuderia.
Insomma il nome Schumacher torna in Formula 1 e già immagino l’emozione di chi dovrà pronunciarlo in tv fin dal suo primo storico Gran Premio. Non parliamo poi del giorno in cui correrà con una monoposto rossa.
Voglio riconoscere l’amore verso i miei genitori, so che devo loro tutto. Ho sempre creduto che sarei riuscito a realizzare il mio sogno di arrivare in Formula 1 – Mick Schumacher
In bocca al lupo Mick! E anche a papà Michael, che è sempre nel cuore di noi appassionati.