In vista dell’Apocalisse.
Non sono soltanto i singoli programmatori a preoccuparsi di come ricostruire la tecnologia dopo un’eventuale apocalisse (nucleare, climatica, o per qualsiasi altra causa).
Anche grandi aziende come GitHub (da qualche tempo diventata proprietà di Microsoft) ci stanno pensando. Nel caso specifico di GitHub, la preoccupazione è che il codice open source oggi ospitato dalla piattaforma sia ancora disponibile dopo il disastro.
A questo scopo, il CEO Nat Friedman ha dato il via all’inizio di quest’anno al progetto Arctic Code Vault, che ora è in piena attività e utilizza una miniera di carbone abbandonata nelle isole Svalbard, in Norvegia, come luogo sicuro in cui far sopravvivere i software.
La scelta della miniera nordica non è casuale: essa ospita infatti già la Svalbard Global Seed Vault, dove sono custoditi i semi delle coltivazioni più importanti che potranno rivelarsi utili per far ripartire l’agricoltura.
All’interno della cripta di GitHub non ci sono memorie flash o hard disk. I codici sono invece registrati su bobine di microfilm realizzato con una pellicola estremamente resistente, la cui durata è stimata in 750 anni in condizioni normali e addirittura 2.000 anni in una zona fredda e con poco ossigeno quale la miniera norvegese.
Le bobine vengono conservate in 200 container, e ogni container ospita 120 Gbyte di codici open source.
I primi codici che hanno avuto l’onore di essere inseriti nel progetto sono stati il kernel Linux e il sistema operativo Android, ma la lista completa comprende oltre 6.000 progetti a sorgente aperto. L’obiettivo finale è includere tutti i repository attivi su GitHub entro il 2 febbraio 2020.